Dopo mesi di dibattito interno, l’amministrazione Biden ha offerto di scambiare Viktor Bout, un trafficante d’armi russo condannato a 25 anni di carcere negli Stati Uniti, con Brittney Griner e Paul Whelan, detenuti a Mosca.
L’appoggio del presidente alla trattativa scavalca l’opposizione del Dipartimento di Giustizia, generalmente contrario a questo tipo di accordi.
“Bisogna essere in due per ballare il tango – ha detto un alto funzionario della Casa Bianca – Tutti i negoziati per riportare a casa gli americani tenuti in ostaggio o detenuti ingiustamente iniziano con un cattivo dall’altra parte. C’è sempre qualcuno che prende un americano e lo tratta come merce di scambio”.
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov si è perciò dichiarato pronto ad ascoltare la proposta del segretario di Stato Antony Blinken. “Se stiamo parlando dello scambio di prigionieri – ha detto Lavrov – allora abbiamo già commentato a nome del ministero degli Esteri che questo tema è stato discusso più di un anno fa all’incontro di Ginevra del giugno 2021 tra i presidenti Putin e Biden. Lì hanno concordato di autorizzare i funzionari competenti ad affrontare questi problemi. Il ministero degli Esteri non è uno di questi. Tuttavia, ascolterò quello che ha da dire”.
“Siamo stati costretti”, dicono da Washington, giustificando così una trattativa che, se portasse il risultato sperato, darebbe a Biden una spinta politica fondamentale in vista delle elezioni di midterm di novembre.

Nelle scorse settimane sia la famiglia di Whelan, detenuto dalla Russia per presunto spionaggio dal 2018, che quella della stella WNBA Griner, imprigionata a Mosca per possesso di droga da febbraio, hanno sollecitato la Casa Bianca a garantirne il rilascio.
La loro continua pressione alla fine ha funzionato.
Brittney Griner si è dichiarata colpevole all’inizio di luglio, dichiarando però di aver portato involontariamente la cannabis in Russia: un reato per il quale rischia fino a 10 anni di carcere.
Per riavere i suoi due cittadini, gli Stati Uniti dovranno cedere Bout, ex ufficiale militare sovietico sospettato di traffico d’armi. Il governo degli Stati Uniti si è a lungo opposto allo scambio di prigionieri, sostenendo che questi siano da incentivo per gli Paesi a detenere gli americani e usarli come merce di pressione, ma alla fine ha prevalso la voglia di riportarli a casa.
Tra gli alti funzionari dell’amministrazione Biden, l’idea dello scambio di prigionieri ha acquisito nuovo slancio all’inizio dell’anno dopo il successo del rilascio di Trevor Reed, un ex marine tenuto prigioniero in Russia per oltre due anni e scambiato con Konstantin Yaroshenko, pilota russo che stava scontando una condanna a 20 anni di carcere federale per associazione a delinquere finalizzata al contrabbando di cocaina.

Biden temeva che la decisione di barattare Reed con Yaroshenko venisse criticata dai repubblicani. Invece ha ottenuto un plauso bipartisan, anche da parte di una manciata di repubblicani che normalmente sono molto duri con l’amministrazione. Potrebbe essere questo il motivo che ha convinto Biden e i suoi a valutare la stessa alternativa per far rientrare Whelan e Griner in territorio americano.
“A prescindere dall’indegnità morale di incarcerare persone innocenti e di cercare di strapparci qualcuno come Bout – hanno fatto sapere dalla Casa Bianca – rinnoviamo il nostro impegno nel riportare nel loro paese gli americani. Per fare ciò, in alcune circostanze, saremo dunque costretti a fare questo tipo di compromesso”.