Diventerebbe una piccola nave ancorata nel Golfo del Messico. Una struttura extraterritoriale dove le leggi degli Stati non hanno più valore. Una soluzione che molti giudicano pienamente legale a livello federale e sostenuta anche dalla Casa Bianca.
Sono queste le basi su cui una dottoressa californiana, Meg Autry, ha proposto di costruire una clinica abortiva galleggiante per garantire l’accesso all’interruzione di gravidanza a tutte quelle persone il cui Stato ne ha sancito il divieto.
“L’idea è di fornire una struttura a bordo di una nave in acque federali che offra aborti chirurgici del primo trimestre, contraccezione e altre cure – ha detto la dottoressa Autry, ostetrica, ginecologa e docente presso l’Università della California a San Francisco – Nel nostro Paese c’è stato un assalto ai diritti delle donne e io sono da sempre una sostenitrice della salute e della scelta riproduttiva”.

Anche se il progetto è ancora in fase embrionale – la Autry sta infatti raccogliendo fondi attraverso l’associazione no-profit “PRROWESS”, acronimo di “Protecting Reproductive Rights Of Women Endangered by State Statutes” – le idee sono già molto chiare.
Il team di avvocati dietro questa iniziativa ritiene che esista una fascia d’acqua federale in cui i partner autorizzati potrebbero praticare aborti in modo sicuro e legale. Per le donne degli Stati meridionali in cui vige il divieto di aborto, andare sulla costa e imbarcarsi può essere il modo più semplice per sottrarsi alla legge e ai divieti.
“Si tratta di un accesso vicino e rapido per alcune persone – ha confermato Autry – in particolare per i lavoratori che vivono nella parte meridionale di questi Stati”. Il lavoro da fare è ancora molto e i dettagli da stabilire tanti, come ad esempio il luogo di partenza della nave e il modo in cui le donne possono raggiungerla.
Per Stacy Cross, presidente della Planned Parenthood Mar Monte, non è sorprendente che i fornitori di servizi sanitari si uniscano per offrire servizi in mare. È da tempo, infatti, che la comunità si sta preparando alla possibilità di un mondo post-Roe, forse sentendo nell’aria che una Corte Suprema a guida conservatrice avrebbe prima o poi cambiato le carte in tavola.
“È davvero orribile dover pensare a queste cose negli Stati Uniti – ha detto Cross – e a come tenere le persone al sicuro. La gente inizierà ad essere creativa: quelli che hanno i fondi saliranno sugli aerei e partiranno, gli altri verranno qui in macchina”.

La proposta, destinata a far discutere, arriva mentre l’accesso all’aborto negli Stati Uniti meridionali è stato rapidamente ridotto dopo che la Corte Suprema ha rimesso la questione ai singoli Stati.
In Alabama, Mississippi, Louisiana e Texas sono entrati in vigore divieti sull’aborto. Una legge della Florida, approvata dopo un tira e molla legale, proibisce gli aborti dopo le 15 settimane, con eccezioni se la procedura è necessaria per salvare una vita, prevenire gravi lesioni o se il feto presenta un’anomalia che potrebbe risultare fatale.
Per rispondere alle pressioni sociali, Joe Biden pochi giorni fa ha firmato un ordine esecutivo per garantire il diritto all’interruzione di gravidanza negli Stati Uniti, sottolineando che “la decisione della Corte Suprema è stata terribile e totalmente sbagliata, non guidata dalla Costituzione né dalla storia”.
Ha poi invitato gli americani a “continuare a manifestare”, ringraziando e applaudendo le migliaia di persone che hanno organizzato un sit-in fuori dalla Casa Bianca.
Parlando con i giornalisti durante la sua visita in bicicletta nel Delaware, il presidente ha ribadito che l’unico modo per cambiare la situazione sia trasformare in legge la Roe vs. Wade. “Ma io non posso farlo – ha ricordato – è compito del Congresso e quando sarà fatta io la firmerò”. Quanto alla possibilità di dichiarare l’emergenza nazionale, come chiesto anche dai manifestanti, Biden ha risposto di “non essere sicuro di averne i poteri”.