Dopo la storica e controversa decisione della Corte Suprema USA di ribaltare la sentenza Roe vs. Wade in materia di diritto all’aborto, alcuni utenti dei social media stanno consigliando alle donne americane di disinstallare tutte le app di monitoraggio del ciclo mestruale.
La motivazione è che, dopo la sentenza dei Justices di Washington, in molti Stati sono state adottate “trigger laws” che rendono di fatto illegale la maggior parte degli aborti. Da qui il timore che i tribunali degli Stati pro-vita in questione possano richiedere a società tech come Flo le informazioni sanitarie private delle utenti come prova di essersi sottoposte a interruzioni di gravidanza, da usare in futuri procedimenti penali.
Flo – principale app del settore – ha cercato di rassicurare il pubblico americano annunciando il lancio della “Modalità anonima”, che impedirebbe l’identificazione delle giovani utenti. Tuttavia, nei 16 Stati che hanno messo fuori legge l’interruzione di gravidanza (in Louisiana viene equiparata all’omicidio) a finire sotto il controllo degli inquirenti anti-aborto potrebbero essere anche le conversazioni private, le ricerche su Internet e gli spostamenti.
Il diritto all’aborto non è più tutelato dalla Costituzione a seguito della sentenza della Corte Suprema nella causa Dobbs vs. Jackson Women’s Health Organization, cosicché è venuta meno la protezione federale e ciascuno Stato è libero di approvare la sua normativa in materia. Non è ancora chiaro se gli Stati approveranno leggi che vedranno, oltre ai medici, anche le donne criminalizzate per l’interruzione di gravidanza.