È come la trama infinita di un film horror, la sceneggiatura di un dramma che continua a ripetersi di settimana in settimana. Le sparatorie non si fermano negli Stati Uniti e ogni giorno si è costretti a fare la conta dei morti.
Solo nello scorso fine settimana, almeno 15 persone sono morte e 60 sono rimaste ferite in una serie di scontri a fuoco in otto Stati diversi.
A Filadelfia, sono stati in tre a cadere vittima dei proiettili, cui si aggiungono 11 feriti. Non è successo nel ghetto o in zone malfamate, ma a South Street, un’elegante area di divertimento notturno con bar e ristoranti.
A Chattanooga, in Tennessee, tre persone sono state uccise e altre 14 ferite vicino a una discoteca. E poi South Carolina, Arizona, Texas, Georgia, Michigan e New York.

Nel Bronx, un uomo di 34 anni è stato ucciso mentre si trovava al volante di un’auto parcheggiata. È stato colpito a sangue freddo, con un proiettile sparato dritto alla testa in quella che è sembrata a tutti gli effetti un’esecuzione. Colpita anche una persona che si trovava accanto, ma che al momento non è un pericolo di vita.
Qualche ora prima, un ragazzo di ventuno anni che si è trovato in mezzo a un rissa scatenata a causa di un incidente in auto è stato colpito da numerosi colpi di pistola al torace e alle gambe.
Un altro ancora, tra Morris Avenue e la 172 street, è stato ferito al petto mentre si trovava nel sedile posteriore di un’auto ferma al semaforo. L’aggressore, a bordo di un suv, è poi scappato facendo perdere le sue tracce.
Casi di cronaca che quasi non fanno più notizia, tanto sono comuni. Nei primi cinque mesi del 2022, da gennaio a fine maggio, gli Stati Uniti hanno visto 8.031 morti per colpi di arma da fuoco, 15.119 feriti, 231 sparatorie di massa, 466 bambini colpiti, 1.924 teenager e 609 sparatorie non intenzionali.
Il presidente Joe Biden, durante il suo discorso alla nazione del 3 giugno, ha esortato il Congresso ad agire immediatamente per approvare nuove leggi sul controllo delle armi. C’è poco, però, che Biden possa fare, se i parlamentari decidono di non collaborare.

Chris Murphy, un senatore democratico eletto in Connecticut che sta partecipando in prima persona ai negoziati bipartisan per la definizione del progetto di riforma sulle armi, ha fatto sapere che la proposta non includerà la messa al bando dei “fucili d’assalto” (le armi semiautomatiche a canna lunga di derivazione militare), né l’introduzione di controlli “globali” dei profili degli acquirenti.
Murphy ha dichiarato che il testo si concentrerà invece sul finanziamento dei programmi per la salute mentale dei cittadini americani, sul rafforzamento delle misure per la sicurezza delle scuole e su “modeste ma significative” proposte di controllo delle armi.
Tutto questo mentre la società civile, comprese le stelle dello sport, chiedono di fare qualcosa. I calciatori della nazionale Usa, nell’amichevole con l’Uruguay pareggiata 0-0, hanno portato al braccio una fascia arancione a sostegno della campagna per un controllo più severo sulla vendita delle armi.
“It’s not only about the mass shootings that you see every day, but it’s about the needless gun violence and the kids, the people that are dying every day.” — Gregg Berhalter on supporting @Everytown by wearing orange today pic.twitter.com/hBeaYSBz8h
— USMNT (@USMNT) June 6, 2022
La presa di posizione è arrivata dopo la lettera inviata al Congresso con la quale hanno chiesto “leggi più forti sulle armi” e per la quale il Commissario Tecnico Gregg Berhalter si è detto “davvero orgoglioso”. Nella lettera, firmata da giocatori e staff, la squadra ha implorato i legislatori di “stare con la maggioranza degli americani”.
Messaggi di questo tipo sino arrivati anche dall’Nba e in particolare dalla Gara-2 delle Finals per il titolo fra Golden State e Boston: i cestisti, prima di iniziare la partita, hanno indossato t-shirt con la scritta “End Gun Violence”.
Gesti che per ora rimangono nell’aria, mentre le sirene della polizia e delle ambulanze continuano a riecheggiare tra le strade degli States.
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