Joe Biden è appena atterrato in Corea del Sud, dove ad attenderlo c’è l’omologo Yoon Suk-yeol insediatosi il 10 maggio.
Arriva da un paese, gli Stati Uniti, dove l’allarme Covid sta lentamente crescendo e l’utilizzo della mascherina, per ora raccomandato e non ancora obbligatorio, si fa sempre più strada.
Anche a pochi chilometri da Seoul, quando si oltrepassa il confine con la Corea del Nord, il coronavirus spaventa l’Organizzazione Mondiale della sanità, che ha stimato non 184 contagi ufficiali, ma un focolaio da 1,4 milioni di casi sospetti.
Nessun problema, però, per il leader supremo Kim Jong-un, che dopo aver attentamente ascoltato i consigli di un medico di corte, ha “ordinato” ai cittadini contagiati un metodo curioso per guarire dalla malattia: i gargarismi con l’acqua salata e infusi di zenzero.
Una terapia che potrebbe essere stata ispirata dal fantasioso Donald Tump, quando suggeriva dal podio della Casa Bianca di iniettare dosi di disinfettante nei pazienti per uccidere il nemico invisibile e ripulire i polmoni dal virus.
Era questa la cura ipotizzata dal presidente Usa nell’aprile del 2020, comunicata in conferenza stampa di fronte a un gruppo di giornalisti con gli occhi sbarrati. “Una dose di Lysoform o prodotti simili potrebbe curare o prevenire il contagio – diceva – e potrebbe spegnere il virus in un minuto”.
All’epoca, bastarono poche parole per accendere una campagna di polemiche e proteste, definite poi “sarcastiche” dal miliardario.
“Uno dei suggerimenti più pericolosi e idioti fatti finora su come si potrebbe effettivamente curare il COVID- 19 – commentava Paul Hunter, della British University of East Anglia – perchè un’iniezione di disinfettante probabilmente ucciderebbe chiunque la provasse.”
Con il sale di Kim Jong-un non dovrebbe esserci pericolo di morte, ma l’efficacia è tutta da dimostrare.
Intanto, il dittatore ha puntato il dito contro i funzionari della sanità pubblica per l’aumento incontrollato dei contagi: “Non si sono rimboccati le maniche, non riconoscendo adeguatamente la crisi”. Sarebbero loro, dunque, i responsabili della risposta inadeguata all’emergenza sanitaria.

Il sistema sanitario nordcoreano è infatti tra i peggiori al mondo: ospedali non attrezzati, poche terapie intensive, nessun farmaco per il trattamento del Covid né possibilità di tamponi. Pyongyang ha rifiutato le forniture di vaccini offerte dalla Cina e dal programma Covax per l’accesso equo dell’Organizzazione mondiale della sanità. Persino la proposta arrivata qualche giorno fa dalla Corea del Sud – il presidente Yoon Suk-yeol ha offerto allo storico nemico l’invio di vaccini – è rimasta inascoltata.
Kim Jong-un ha la testa altrove: come sempre sulle armi. La Corea del Nord, data la visita di Biden ai vicini, sta valutando i tempi del suo settimo test nucleare e del lancio di un missile balistico intercontinentale.
“Una provocazione”, come l’ha definita il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan, assicurando che gli Stati Uniti sono pronti a rispondere in modo deciso a ogni minaccia.
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