Senza clamori, quattro conducenti di auto a noleggio (Ncc) sono partiti da Roma il 28 febbraio, e stanno ora rientrando nella capitale italiana. Hanno portato a Leopoli e Ternopil, nell’Ucraina occidentale, quattro veicoli van colmi di medicinali, articoli sanitari, cibo, coperte, vestiario. Nel rientro in Italia hanno caricato 23 ucraine, 16 donne, 6 bambine e Raichel, splendida labrador di dieci mesi, salvandole dai rischi della guerra. Quattro passeggere sono già a a destinazione in Polonia, 2 si fermeranno a Verona, 8 saranno accompagnate a Cattolica, le altre proseguiranno tutte per Roma.
La missione umanitaria è completamente autofinanziata, e realizzata con i van che i conducenti utilizzano professionalmente ogni giorno in Italia per trasportare i clienti. I quattro imprenditori del trasporto sostenibile, hanno offerto alla causa della pace e della solidarietà umana, anche i mancati guadagni dei giorni impiegati a soccorrere gente sconosciuta e lontana.
Tanto di cappello ad Alfonso, Alex, Nazare, Alexey, e ad Aims – l’Associazione Imprenditori per la mobilità sostenibile – che ha patrocinato la missione umanitaria!
La Voce è venuta a conoscenza della spedizione attraverso il sito di Aims e il suo Facebook che, senza enfasi, ma in piena trasparenza ha dato conto del viaggio dei 4 Ncc italiani, pubblicandone foto e filmati. Alfonso, il romano del gruppo, al telefono ci ha parlato della situazione al confine ucraino di Shehyni. Lunghissime code, tanta gente a piedi, in attesa di mostrare i documenti per prendere i pullman che li attendono dalla parte polacca per accompagnarli nei centri di smistamento. Ci ha raccontato della grande compostezza, della capacità di stare in fila senza protestare, della povertà oggettiva dei tanti che sono dovuti partire all’improvviso, senza poter portare via quasi niente.

Gli abbiamo chiesto della bella fotografia con don Vladimir, vista sul sito Aims, e se – con una battuta che usiamo spesso tra italiani – approfittando dell’occasione, si fosse fatto ribenedire. Mi ha risposto che curiosamente la parrocchia dove ha incontrato il sacerdote era intitolata a sant’Alfonso Maria de’ Liguori, suo santo protettore. Non si è fatto sfuggire la battuta: “Tutta ‘sta strada dovevo fare per finire in una chiesa a lui dedicata!”.
Il presidente di Aims, Paolo De Santis è giustamente orgoglioso dei suoi ragazzi: “Mi hanno raccontato di un momento significativo. All’ultimo check-point di militari ucraini prima di Leopoli, sono stati circondati da una ventina di militari con fare inquisitivo. Quando hanno capito di cosa si trattava si sono sciolti in un sorriso e con gli occhi commossi hanno detto di non poter immaginare che degli italiani potessero spontaneamente attraversare mezz’Europa per portare aiuti. Hanno augurato ogni bene, dando consigli sul percorso. Aggiungo, ad onore di quei militi, che non hanno chiesto nulla, proprio nulla del ben di Dio che veniva trasportato, un comportamento che non tutti gli eserciti avrebbero adottato in simili circostanze”.
De Santis ci dice anche che Aims immagina di far partire un altro convoglio umanitario la prossima settimana, sempre che le circostanze lo consentano.
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