Il giudice ha deciso: Michael Avenatti, l’avvocato che nel 2017 aveva difeso con successo la pornostar Stormy Daniels contro Donald Trump, è colpevole di aver sottratto alla sua assistita 300 mila dollari dai guadagni per la vendita delle sue memorie.
L’accusa è ben precisa: frode telematica e furto di identità aggravato, per aver inviato una lettera falsa all’agente letterario della signora Daniels, con cui lo ha convinto a inviargli quasi $300.000 destinati all’assistita. “Sono molto deluso dal verdetto della giuria – ha detto Avenatti mentre lasciava il tribunale – e attendo con ansia che si arrivi all’appello”.
Ora rischia una pena detentiva massima di 20 anni per frode telematica e di due anni per furto d’identità aggravato. La condanna è il colpo di grazia per l’avvocato, diventato famoso apparendo regolarmente in televisione e rivolgendo ogni tipo di insulti a Trump su Twitter. C’è stato un momento in cui si è addirittura pensato che il duo Avenatti-Daniels potesse far cadere la presidenza del leader GOP, che comunque ha sempre negato le accuse.

Approfittando della sua crescente fama mediatica, Stormy ha firmato un contratto da $800.000 per scrivere un libro, Full Disclosure, per la St. Martin’s Press. Durante la discussione conclusiva in tribunale, Avenatti, che si è difeso da solo al processo, ha detto alla giuria che non c’erano prove sufficienti per dimostrare la sua intenzione di “frodare” o “fare del male” alla signora Daniels.
“È un onere del governo, e un loro obbligo, dimostrare le mie intenzioni fraudolente e la mancanza di buona fede, ma nessuno è riuscito a farlo”. Poi, una battuta conclusiva: “Signore e signori, il caso con cui il governo sta tentando di darvi da mangiare ha uno scarafaggio gigante nel mezzo del piatto. Mangereste quel piatto o lo rispedireste indietro?”.
Durante il processo, i pubblici ministeri hanno presentato le prove che Avenatti avesse inviato tramite e-mail una missiva recante quella che si presume essere la firma della signora Daniels alla sua agenzia letteraria, Janklow & Nesbit Associates, ordinando che i pagamenti da St. Martin’s fossero accreditati su un conto bancario gestito da Avenatti.
I soldi sarebbero stati utilizzati per il libro paga del suo studio legale, biglietti aerei, ristoranti e il canone mensile di circa $3.900 per una Ferrari.