Sarà la Corte Suprema a decidere se i programmi di ammissione “race-conscious” ad Harvard e all’Università della Carolina del Nord siano legali.
L’iniziativa portata avanti dalle Università segue il principio dell’affirmative action e mira a promuovere la partecipazione di persone con certe identità etniche, di genere, sessuali e sociali in contesti in cui sono minoritarie o sottorappresentate.
La Corte, in passato, di programmi del genere ne ha sostenuti parecchi. Ma i recenti cambiamenti al suo interno l’hanno resa più conservatrice e i programmi contestati sono dunque quasi certi di incontrare scetticismo.
Nel caso della Carolina del Nord, l’accusa ha sostenuto che l’università abbia discriminato i candidati bianchi e asiatici, dando la preferenza a quelli neri, ispanici e nativi americani. L’università ha risposto che sì, in effetti le sue politiche di ammissione promuovevano la diversità educativa, ma erano del tutto legali e in linea con le decisioni della Corte Suprema, per ottenere “i benefici educativi che derivano dalla diversità del corpo studentesco. Le università possono considerare la razza come un fattore tra i tanti nella loro valutazione”.

Per Harvard, invece, ad essere discriminati sarebbero stati gli studenti asiatico-americani, utilizzando uno standard soggettivo per valutare tratti come simpatia, coraggio e gentilezza. Accuse prontamente rispedite al mittente dagli avvocati dell’istituto.
Entrambi i casi sono stati promossi da Students for Fair Admissions, un gruppo fondato da Edward Blum, imprenditore che di azioni legali contro le politiche “race-conscious” se ne intende.
Per ora le università hanno vinto nei rispettivi tribunali federali e la decisione a favore di Harvard è stata confermata anche da una corte d’appello federale.

La decisione della Corte Suprema, però, potrebbe essere influenzata dai diversi regimi legali che si applicano alle due scuole. Harvard, un ente privato, deve rispettare uno statuto federale che vieta la discriminazione razziale come condizione per ricevere denaro federale e l’Università della Carolina del Nord, che è pubblica, deve soddisfare la clausola di pari protezione dei suoi studenti.
Nel 2016 la Corte Suprema si è già espressa su una questione simile, approvando un programma di ammissione presso l’Università del Texas ad Austin che prevede che i funzionari possano considerare la razza come un fattore importante nella scelta dei candidati per garantire un corpo studentesco diversificato.