Non ci sarebbero Russia, Cina, Cuba o altre potenze rivali degli Stati Uniti dietro la misteriosa serie di disturbi che da almeno 6 anni colpiscono diplomatici e funzionari di intelligence americani all’estero, un fenomeno comunemente noto come “sindrome dell’Avana” (Havana syndrome).
Secondo la CIA, il malessere riportato da un migliaio di rappresentanti Usa in giro per il globo sarebbe più banalmente dovuto a fattori ambientali, patologie pregresse o stress – almeno a giudicare dai risultati provvisori di uno studio approfondito condotto dagli esperti di Langley.
La sindrome dell’Avana deve il suo nome al primo cluster della presunta malattia, ovverosia l’ambasciata statunitense nella capitale cubana, dove nel 2016 diversi funzionari della CIA riferirono di aver sentito strani suoni metallici solitamente seguiti da un’intensa pressione sul cranio o da vampate di calore, con sensazioni di nausea, forti mal di testa, sangue dal naso e una perdurante sensazione di stanchezza.
Inizialmente si pensò a un caso isolato o a una suggestione collettiva, ma col passare dei mesi casi del genere si sono moltiplicati in numerose rappresentanze statunitensi all’estero: dalla Cina alla Russia, dal Vietnam all’Austria, passando per l’India. Circa 1.000 casi totali sono stati contati dalla CIA, che ci ha voluto vedere chiaro per scongiurare il rischio di un attacco non convenzionale allo staff Usa all’estero.
Un primo responso ufficiale è arrivato nel 2020 da parte delle Accademie nazionali di scienze, ingegneria e medicina, che hanno identificato il potenziale colpevole in un’arma a microonde, capace di utilizzare energia altamente focalizzata che, da una certa intensità in poi (circa 200 decibel), è in grado di provocare danni a cervello, polmoni e fegato.

Identificata l’arma del delitto, però, restava da comprendere chi ne fosse il mandante e/o l’esecutore. L’ipotesi che va per la maggiore al Dipartimento della Difesa è che quella delle armi a microonde sia un tipo di attacco non convenzionale da parte della Russia, che sicuramente è uno degli Stati che dispongono della tecnologia per sviluppare tali dispositivi.
Il capo della CIA, William J. Burns, non ha mai direttamente puntato il dito contro il Cremlino, ma durante una visita a Mosca ha avvertito che qualora Langley trovasse una prova decisiva sull’utilizzo da parte dei russi di armi a microonde contro gli americani, ci saranno conseguenze.
L’ultimo report di Langley sembra non solo rinnegare la tesi russa, ma più in generale l’esistenza scientifica della sindrome. Una conclusione che ha fatto storcere il naso a moltissimi funzionari ed ex pubblici ufficiali che ritengono di essere stati colpiti dalla sindrome dell’Avana, ai quali nel 2021 il Congresso ha inoltre riconosciuto la possibilità di un indennizzo dopo aver contratto la malattia.
Burns si è difeso dalle accuse sostenendo che lo studio sia stato improntato al massimo “rigore analitico, sana tecnica e compassione”, e che sia comunque ancora in una fase preliminare.
Peraltro, non tutti i casi di sindrome dell’Avana sono stati derubricati a patologie casuali dal report: almeno una ventina di episodi rimangono senza spiegazione, e sono perciò sotto la lente d’ingrandimento degli esperti di Langley per vederci definitivamente chiaro.
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