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Accusato di rubare libri inediti fingendosi editore: Filippo Bernardini preso dall’FBI

Per anni l'italiano, dipendente della Simon&Schuster, avrebbe contattato celebrità e autori emergenti per sottrarne volumi: non chiaro il motivo dei furti

Nicola CorradibyNicola Corradi
Accusato di rubare libri inediti fingendosi editore: Filippo Bernardini preso dall’FBI

Simon&Schuster headquarters in New York (Flickr/Mike Steele)

Time: 3 mins read

L’FBI ha seguito a lungo una pista che lasciava tutti perplessi. Non c’erano moventi, né guadagni stellari, né tantomeno la certezza di un colpevole da catturare. Una sola cosa era appurata: qualcuno stava rubando manoscritti inediti.

I furti avvenivano principalmente tramite e-mail, da parte di un ladro che si spacciava per un professionista dell’editoria e prendeva di mira autori, editori, agenti e talent scouts letterari, che nel loro computer custodivano bozze di romanzi e volumi mai pubblicati.

Il mistero ora potrebbe essere risolto. Il Federal Bureau of Investigation ha arrestato Filippo Bernardini con l’accusa di aver “frodato o tentato di frodare centinaia di persone” in più di cinque anni, ottenendo un ingente numero libri che ancora non avevano visto la luce. Bernardini è stato fermato dopo l’atterraggio all’aeroporto internazionale John F. Kennedy, e dovrà comparire davanti al giudice del tribunale degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York.

FBI – ANSA/EPA/BRENDAN DAVIS

Un portavoce della Simon&Schuster, una delle più grandi case editrici degli Stati Uniti in cui Bernardini lavora, ha dichiarato di essere rimasto “scioccato e inorridito” dalle accuse rivolte al suo dipendente, che è stato sospeso fino a quando non si avranno ulteriori informazioni sul caso.

La Simon&Schuster, pur non essendo coinvolta in nessuna delle imputazioni, ha tenuto a chiarire come “la custodia della proprietà intellettuale dei nostri autori è di primaria importanza per noi e per tutti l’industria editoriale. Siamo grati all’FBI per aver indagato su questo incidente e denunciato il presunto autore”.

Filippo Bernardini – Twitter

Bernardini procedeva in modo schematico: trovata la vittima, la contattava via e-mail con messaggi in cui fingeva di essere una personalità di spicco dell’industria editoriale attraverso indirizzi falsi. Un esempio? Spacciandosi per la Penguin Random House, altra casa editrice di prestigio, utilizzava il dominio “penguinrandornhouse.com” invece di “penguinrandomhouse.com”, mettendo “rn” al posto di “m”. Difficile da notare, per i “fortunati” che ricevevano la proposta.

Bernardini si è mosso così con oltre 160 domini Internet, prendendo di mira, tra l’altro, una società di scouting letterario con sede a New York. Ha creato finte pagine di accesso che hanno spinto le vittime a inserire i loro nomi utente e password, dandogli così ampio accesso al database della società.

Trovarlo online è stato quasi impossibile. Bernardini ha creato account social omettendo il suo cognome, lasciando però intendere un’ossessione per la scrittura e le lingue. Dal suo profilo LinkedIn, dice di aver conseguito la laurea in lingua cinese alla Cattolica di Milano e di aver lavorato come traduttore italiano per il libro di memorie dell’autore di fumetti cinese Rao Pingru. Ha anche conseguito un master in editoria all’University College di Londra e si è dato come missione quella di garantire che i libri “possano essere letti e apprezzati in tutto il mondo e in più lingue”.

Molti degli editori che hanno ricevuto le sue proposte hanno notato subito che, chiunque le avesse scritte, dovesse conoscere con cura il settore. Bernardini usava termini e abbreviazioni tipiche degli addetti ai lavori. Scriveva “ms” per indicare un manoscritto e capiva perfettamente tutti i passaggi necessari prima della pubblicazione di un libro. Un numero enorme di truffe, portate avanti negli Stati Uniti, in Svezia e persino a Taiwan.

Non solo pesci piccoli, nella sua rete. Sono state prese di mira anche opere di scrittori di alto profilo e celebrità come Margaret Atwood ed Ethan Hawke.

Margaret Atwood – ANSA

Rimane però una questione irrisolta: i manoscritti rubati non sono mai finiti sul dark web. A quanto sembra, nessuno ha mai chiesto un riscatto. L’accusa descrive dettagliatamente come abbia fatto Bernardini a sottrarre centinaia di opere, ma non riesce a spiegarsene il motivo.

Forse per conoscere in anticipo informazioni sui romanzi non ancora in circolazione e dimostrare così il proprio valore? Ancora non è dato saperlo. L’unica certezza è che, nonostante la carcerazione, ora Bernardini si trovi in libertà condizionale per il pagamento di una cauzione di 300 mila dollari e sia ospite presso l’abitazione di un’amica nel West Village di Manhattan.

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Nicola Corradi

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