Nella giornata di ieri, lo stato del Missouri ha messo in atto la prima esecuzione dell’anno, somministrando la pena di morte ad Ernest Lee Johnson. L’uomo, colpevole dell’omicidio di tre persone nel 1994, aveva 61 anni e aveva importanti disabilità intellettive. Le tre vittime, impiegate in un piccolo negozio della città di Columbia, sono state uccise a martellate durante una rapina, messa in atto da Johnson per pagare il suo spacciatore.

Diverse personalità di rilievo sono entrate in gioco per cercare di evitare che Johnson venisse giustiziato, proprio perché, secondo il suo avvocato, la disabilità intellettuale avrebbe reso la pena di morte al di fuori degli interessi dello stato. Non solo politici americani sono intervenuti per proteggere Johnson, tra cui i parlamentari democratici del Missouri Cori Bush e Emanuel Cleaver II, ma perfino Papa Francesco.
La Corte Suprema ha respinto proprio in questi giorni l’ultimo appello degli avvocati di Johnson, che chiedevano che la pena di morte fosse considerata incostituzionale negli individui con disabilità. Era già la seconda volta quest’anno che la più alta corte del paese decideva di contrastare la richiesta di Johnson e dei suoi avvocati: la prima volta, a maggio, la avevano proposto di usare un metodo diverso dalla tipica iniezione per portare avanti la condanna, in quanto il medicinale usato solitamente avrebbe potuto causare ore di dolorose convulsioni in Johnson, che soffriva di crisi epilettiche per via di un vecchio tumore al cervello. La Corte Suprema aveva negato l’appello.
Johnson era nato con la Sindrome Alcolica Fetale, per via delle dipendenze della madre, e aveva sempre ricevuto punteggi estremamente bassi nei test del quoziente intellettivo. Nel 2008, inoltre, aveva ricevuto un’operazione volta a rimuovere un tumore al cervello, che lo aveva portato a perdere il 20 percento del tessuto cerebrale.

Durante la sua ultima dichiarazione, scritta su un foglio di carta con una grafia estremamente infantile, Johnson ha espresso rimorso per le sue azioni, ringraziando familiari, amici e avvocati per il loro affetto durante i 25 anni passati in prigione. Nelle ultime righe, inoltre, Johnson ha parlato della sua fede, dicendosi convinto del suo futuro in paradiso per aver chiesto perdono a Dio.
L’appello dell’avvocato di Johnson perché l’uomo non venisse giustiziato è stato negato da sei corti, incluse la corte suprema del Missouri e quella federale, che raramente assolve i criminali condannati alla pena di morte. Anche il governatore dello stato, il repubblicano Mike Parson, ha rifiutato la grazia ad Ernest L. Johnson, dichiarando questo lunedì: “Lo stato è pronto a garantire la giustizia e portare avanti la sentenza legittima ricevuta dal signor Johnson in conformità con l’ordine della Corte Suprema del Missouri”.