Il mondo sta raggiungendo un nuovo record da brividi: sono quasi un milione le vittime del COVID-19 secondo l’OMS. I paesi in cui le vittime aumentano più rapidamente rimangono sparsi in tutto il mondo, con nuovi focolai che emergono costantemente. Il numero di vite perse ogni giorno a causa del virus è aumentato per la maggior parte di agosto e settembre, raggiungendo più di 5.000 in una media misurata su sette giorni. Soprattutto, a parere degli esperti, non si vede ancora la luce alla fine del tunnel, ma anzi ci si prepara per una risalita di contagi, di una seconda ondata legata all’arrivo del freddo e dell’influenza, e alla crescente contagiosità del virus, che continua a mutare.
A partire da lunedì mattina, il bilancio globale delle vittime era di 997.300, . Domenica, i contagi in India hanno superato i sei milioni e il paese ha continuato a generare morti quotidiane legate al virus, con circa 7.700 negli ultimi sette giorni. Gli Stati Uniti sono secondi, con più di 5.000, il Brasile al terzo con più di 4.800 e il Messico al quarto con quasi 3.000. Questi quattro paesi rappresentano più della metà delle morti totali nel mondo per il virus, secondo il database del New York Times.

A spaventare è anche l’aumento nella Grande Mela, che in passato è stata l’hotspot del COVID-19 negli Stati Uniti. Con un totale di morti registrate sopra i 24,000, New York City ha passato mesi pervasa da puro terrore: la città è infatti ancora schiava delle ripercussioni del virus, in particolare la riapertura delle scuole. E pare sia proprio la riapertura di alcune scuole private nei quartieri di Brooklyn e Queens ad aver causato un aumento nel numero dei positivi. La stato ha registrato 1,000 nuovi casi in un giorno, vedendo un aumento del 24% rispetto ai precedenti 14 giorni, mentre la città ha raggiunto i 500 nuovi casi. Nè il sindaco né il governatore Cuomo si sono espressi riguardo l’ultima risalita dei contagi.

Forse perchè, mentre la maggior parte delle attività a New York City, da ristoranti a bar e palestre restano sostanzialmente chiuse, o aperte a capacità limitata, il sindaco Bill de Blasio e il governatore Andrew Cuomo le scuole le vogliono riaprire. New York City è l’unico grande distretto scolastico in America che vuole riavviare le lezioni di persona questo mese, ma questo compito erculeo non si è svolto del tutto come previsto. Il sindaco Bill de Blasio ha ritardato due volte l’inizio delle lezioni di persona per la maggior parte degli studenti. E domenica, il sindacato che rappresenta i presidi della città ha invitato lo Stato a subentrare all’opera di riapertura al posto di de Blasio.

Secondo l’ultimo piano di riapertura, alcuni bambini piccoli e studenti con disabilità avanzate sono tornati a scuola la scorsa settimana e questa settimana le aule saranno aperte per il resto del sistema. Quasi nessuno studente frequenterà la scuola cinque giorni a settimana. Invece, i bambini che optano per lezioni di persona si presenteranno alle aule da uno a tre giorni alla settimana e impareranno da casa per il resto del tempo. Molti dei circa 1.400 edifici scolastici di New York hanno circa un secolo e la città ha dovuto darsi da fare per migliorare la ventilazione negli edifici che avevano già urgente bisogno di riparazioni. E, soprattutto, è possibile che tutti gli studenti possano essere rimandati a casa in qualsiasi momento, se ci sono piccoli focolai nelle aule o negli edifici scolastici, o se il tasso medio di positività ai test della città sale al 3%, dall’1% circa di adesso.

Molti dei quartieri con il maggior numero di casi pro capite sono aree con i redditi medi più bassi e la dimensione media della famiglia più elevata. I focolai più grandi includono le comunità nel South Bronx, nel Queens nord e sud-est e in gran parte di Staten Island. Per esempio, nel Queens hanno già messo in quarantena varie scuole, come la Queens High School for Information, Research, and Technology a Far Rockaway, o la PS 143 Louis Armstrong School.
Da mesi infatti la città fa i conti con le disparità sociali, razziali, ed economiche che il COVID-19 ha reso ancora più apparenti. Le comunità sudamericane e di colore, infatti, hanno registrato un numero considerevolmente più alto di morti rispetto alle comunità bianche. Hanno lavori meno retribuenti, sono più esposti al virus, hanno meno accesso alla sanità, e così via.
I numeri a New York rimangono, almeno per ora, abbastanza bassi, ma a preoccupare è l’aumento dei casi nel paese, insieme all’arrivo dell’autunno e alla riapertura delle scuole. In Italia come nel mondo, infatti, la riapertura delle scuole fa tremare tutti. E’ necessario riaprile, ma sarà una conseguenza necessaria anche l’impennata dei nuovi casi positivi. Specialmente a New York City, dove quasi nulla ha riaperto di persona al chiuso, la riapertura delle scuole potrebbe avere effetti catastrofici. E ci siamo quasi: le scuole dovrebbero riaprire a inizio Ottobre.
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