“Famiglia è dove ti vogliono bene”. Mi disse un medico, padre del mio fidanzatino del liceo, quando io, affranta e terrorizzata, gli avevo confidato che mia madre mi avrebbe mandato da un ginecologo a fare il controllo della verginità. Cominciai allora a realizzare che la famiglia è un micro mondo dove ti può succedere di tutto, perché anche tra i propri familiari si mettono in campo tutti i peggiori sentimenti umani. In certe famiglie non c’è ascolto, dialogo, comprensione, ma solo ignoranza perbenista e ambizione smodata. Le proprie aspettative di una famiglia perfetta non vengono esaudite dal destino e allora la frustrazione di certi genitori, mariti, mogli, figli porta alla spietatezza, a vittimizzare psicologicamente e talvolta pure a seviziare fisicamente “i propri cari”. La famiglia in tal caso è una tirannide esercitata entro le mura domestiche. Fuori spesso non trapela nulla: era una persona così gentile, dicono gli estranei del mostro.
Nel 1974 il referendum sul divorzio, permise di sciogliere un’unione matrimoniale che non era più tale. Grazie a Dio, e nonostante l’ipocrisia del Vaticano, il quale, facendosi pagare profumatamente, annullava già il matrimonio attraverso i vizi di nullità previsti dal diritto canonico. Quattro anni dopo passò anche l’aborto, che liberò la donna e il suo diritto a fare l’amore, senza subirlo. Ora sembra che si sia tornati indietro di 50 anni, anzi di 500 anni quando in materia giudicava l’inquisizione. La scorsa settimana Verona, città del suicidio di Romeo e Giulietta a causa dell’odio di due famiglie, ha attualizzato tale invisa vocazione familiare ospitando il Congresso della Famiglia, dove le più becere teste pensanti del Paese hanno avuto la possibilità di mettere in piazza la loro falsa eticità. Perché i politici venuti a difendere il matrimonio erano quasi tutti non sposati o divorziati e, come Salvini, pure con figli di compagne diverse. Quando parla di famiglia, si ha la sensazione che soffra di un deficit, come se volesse avere una famiglia ma non è capace di averla e allora cerca un surrogato: la legge che determina il modo di vivere. La società, ormai priva di valori, non offre strumenti per far cresce rettamente un figlio. Basterebbe riaffidarsi alla cultura che forma la propria interiorità. Ma se non si sa neppure cosa sia…
Quando lo Stato vuole regolamentare i sentimenti, prima o poi fa una brutta fine, perché all’Amore non si comanda. Ma perché questo bisogno di regole? Perché non abbiamo regole dentro di noi, siamo amorali. Nella nostra società prevale l’amore per il corpo, proprio e altrui, ma l’Amore è molto di più. Amore non vede il corpo, vede l’essenza di un essere umano, quando c’è e quando sa vedere. Eros è anche erotico, ma non soltanto erotico.
Gli affetti vanno oltre la famiglia tradizionale e pure la famiglia omosessuale, e possono costruire una famiglia dove i parenti sono semplicemente degli amici che si vogliono bene, perché essi vanno oltre la sessualità come attrazione fisica. La famiglia è casa, se gli abitanti si vogliono bene.
Secondo il filosofo Evola il vero amore è l’amore passione, che abiti o non abiti in famiglia. Nasce sempre dalla passione che coinvolge mente e corpo e rapisce l’anima portandola a fondersi con il suo opposto. E’ la coniunctio oppositorum. Dai tempi più antichi questa è riconosciuto come l’unico amplesso armonioso perché vi si scambiano e bilanciano l’energia maschile e quella femminile che, completandosi nell’unione, danno al mondo un frutto: il figlio, sia esso un essere umano o puro amore spirituale, il frutto interiore: di due si fa uno, il divino, il dio dentro di noi.
Quando invece non si ha il coraggio di affrontare il diverso per trovare un punto di contatto, per unirsi, significa che la propria individualità sessuale non è ben affermata e si cerca piuttosto nel simile quanto ci manca al fine di rafforzare la propria mascolinità o la propria femminilità. La fase adolescenziale dell’amico del cuore non viene superata. E’ lo specchio di Narciso, in cui ci rassicuriamo scoprendoci uguali all’altro, ma non è amore dell’altro da sé.
Amare un essere dello stesso sesso non è omosessualità, ma amare un altro dello stesso sesso diventa patologico quando viene anteposto l’amore del corpo all’Amore. Molte coppie gay fondano la propria famiglia sull’attrazione sessuale e, scusate, ciò è libidine, esattamente come tra un uomo e una donna che non si amano, ma semplicemente si piacciono.