“Siamo incoscienti e siamo in troppi su questa terra” sosteneva, dati alla mano, Giovanni Sartori, finissimo politologo scomparso l’anno scorso, i cui articoli sono attuali più che mai e si possono leggere sul web. Nel suo libro Il paese degli struzzi, su clima, ambiente e sovrappopolazione, prevedeva che “il regno dell’uomo” arriverà a mala pena al 2100.
Ma il governo italiano, non sapendo dove trovare i soldi, sta pensando di ripopolare le campagne assegnando i terreni demaniali a chi fa almeno tre figli. Come fece Tito, il dittatore della Jugoslavia, per ripopolare il Kosovo, regione della Serbia, e ora i kosovari sostengono sia loro. Sono di religione musulmana e hanno dimostrato che la cosa che gli riesce meglio è la guerra del ventre: occupare terre altrui facendo figli.
Gli italiani hanno votato Salvini convinti che li salvasse da una invasione inarrestabile. Speriamo che faccia abortire questa proposta di legge, che permetterebbe soprattutto ai prolifici immigrati di prendersi delle belle fette di suolo italiano, con case e chiese annesse. Il problema è che al governo ci sono troppi in-coscienti da sempre, ma ora più che mai. L’incosciente è colui che agisce senza consapevolezza delle proprie azioni e delle conseguenze; un irresponsabile. Abbiamo affidato a degli irresponsabili la responsabilità di governare. Siamo noi stessi degli incoscienti.
Nel 2050 saremo 12 miliardi su questa terra. E come pensiamo che questi 12 miliardi potranno nutrirsi con le risorse alimentari che sono ben definite? Produrre più prodotti agricoli significa più inquinamento, prosciugare le falde acquifere, consumare più energia. Inoltre: più problemi di carattere sociale né diminuirà lo squilibrio di carattere economico. Bisogna raccomandare di fare figli ma con moderazione. E chi stabilisce il livello di moderazione? Un figlio, due figli o sino a dieci figli? E’ un dilemma di carattere culturale. O piuttosto vietare di fare figli? Fare figli è un fatto naturale, però non farne troppi è certezza di sopravvivenza.
Il problema della sovrappopolazione sarà più grave della mancanza di petrolio, destinato ad esaurirsi in un secolo circa. Si parla tanto di soluzioni alternative, ma qual è la soluzione per evitare un maggior consumo di energia a causa della sovrappopolazione?
Nessuno parla più di sovrappopolazione, perché c’è il timore di toccare le sensibilità di carattere religioso-dogmatico. La Chiesa deve prendere in considerazione che la sovrappopolazione è una condanna dell’uomo sull’uomo nei confronti del suo avvenire. Se per la Chiesa l’uomo è il centro del mondo, non può ignorare il fatto che l’uomo non è fatto soltanto di spirito, ma anche di materia, di cibo. Il messaggio di Cristo è sempre stato chiaro: l’olio, il vino, il pane. E ne avremo a sufficienza per garantire l’esistenza dell’uomo? Non penso.
Perché un africano fa dieci figli, anche quando vive in una società come la nostra? E’ ancestrale: garantire la continuità della propria specie. Anche noi cattolici facevamo tanti figli. Ma gli incentivi a far figli sono la cosa più aberrante che ci sia. Non conta la quantità, ma la qualità.
Ora i nostri governanti ci ammoniscono che, se non facciamo figli, non ci saranno soldi per pagare le pensioni. E’ il cane che si morde la coda. Se è solo un problema economico, bisogna anche capire che, se ci sono più persone, ci saranno più spese. Qui si insinua il concetto di invasione: il predominio di una razza, se non con la forza, con il ventre.
Ergo, non bisogna fare figli, ma non lo puoi vietare. Ma perché dare maggiori diritti a chi fa più figli? Bisognerebbe stabilire che, oltre due figli, la famiglia non riceva incentivi.
C’è un altro aspetto interessante: la difesa razziale. Ci preoccupiamo della difesa del panda, animale in via di estinzione, ma non parliamo della difesa della razza bianca. Prevedendo che sarà una minoranza e che in un sistema democratico la minoranza deve essere tutelata, oggi dobbiamo predisporre soluzioni di tutela. Qualcuno obietterà dicendo che l’economia è detenuta dalla razza bianca. Questo è un dato di fatto, ma cosa vuol dire? Asserire che un ricco non può essere di colore diverso è discriminazione. L’economia è aritmetica, tuttavia i numeri li mette l’uomo, è un prodotto di diversi fattori. Il dilemma non è tra neri e bianchi, ovvio, ma tra culture diverse, di cui i colori della pelle sono il segno di riconoscimento. E allora è meglio fare proprio il pensiero di Ghandi, che oltretutto proprio bianco non era: “Attorno a me possono girare tutte le culture di questo mondo, ma nessuna deve travolgere la mia”. Qual è la miglior posizione? Offesa o difesa? Nessuno in questo momento ha la soluzione.
Sebbene abbiamo superato da un pezzo il medioevo, e non si usino più le spade per farsi strada, l’economia ha un concetto feudale. Il feudo di un economista è ristretto ma astratto, non tutela una nazione, un territorio, un’identità. Il gran errore dei politici e degli elettori è di credere che i poteri forti, economici, parteggino per l’uno o per l’altro partito. Invece gli speculatori non sono ben definiti: non hanno un logo né un genius loci. Per loro stessa natura non provano emozioni se non per l’utile che perseguono: speculano sfruttano le situazioni a proprio vantaggio e a svantaggio altrui. Imperversa questo neo-nichilismo.