Dopo averlo ascoltato dentro all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, aspettiamo Giuseppe Conte fuori il Palazzo di Vetro, accanto al giardino delle rose, finalmente assolato, magari anche troppo, dopo giorni continui di pioggia.
Quando arriva, circondato anche da ufficiali in divisa delle forze armate italiane, Conte è al telefono, e lo resta ancora allontanandosi un po’ dalla postazione dei giornalisti. A qualcuno quell’immagine ricorda subito un Silvio Berlusconi premier di non tanti anni fa, quando faceva aspettare la Merkel rimanendo incollato al cellulare. Ma siamo fortunati, l’attesa è solo di una manciata di secondi. Conte si infila nell’arco di giornalisti che, con le grandi telecamere, spingono e sgomitano non poco per puntarlo meglio, a scapito di quelli come noi che invece gli poniamo davanti il nostro i-phone.
A fare la prima domanda è la Rai, che si impone su Mediaset. La tv pubblica invece che di ONU, vuole parlare prima di Wall Street, dove Conte è andato in visita la mattina.
DOMANDA: Incominciamo dalla mattina, lei è stato alla Borsa di New York. Gli investitori che tipo di rassicurazione cercavano? Gli investitori guardano molto ai numeri. L’Italia ha un debito molto pensante…
“Gli investitori sono molto interessati alle potenzialità di sviluppo del nostro paese. Abbiamo parlato molto di riforme. Ovviamente è stata un’occasione per me per anticipare le linee essenziali delle varie riforme strutturali e gli investimenti produttivi che stiamo pianificando per il nostro paese. Ho ovviamente constatato che c’è molta attenzione e c’è consapevolezza che il nostro paese è la seconda industria manifatturiera dell’Europa. Il confronto è anche utile per me per avere conferma che è un paese con grande potenzialità di sviluppo. Dobbiamo quindi continuare a definire, chiudere questa manovra e perseguire questo piano.
Ovviamente vorrei essere chiaro, Incontro gli investitori senza alcuna suggestione, senza alcuno spirito di sudditanza. Ma evidentemente mi interessa come esponente del governo, rappresentate del governo, chiarire quelle che sono le riforme, comunicarle. Quindi il confronto è sempre utile nell’ambito dei rispettivi ambiti. Lo stesso dicasi per quanto riguarda il tempio di Wall Street della finanza internazionale, vale a dire la New York Stock exchange, è stato un confronto, un passaggio utile, anche li ho parlato delle caratteristiche essenziali della manovra e ho voluto anticipare”.
DOMANDA di STEFANO VACCARA: Presidente, andiamo invece al suo discorso dell’ONU. Lei ha parlato di multilateralismo e sovranismo. Ora l’Italia di Conte così accontenta tutti: forse perché nel suo discorso troviamo un po’ di Trump e un po’ di Guterres?
“Sovranismo è nella nostra costituzione, la sovranità appartiene al popolo. Quindi il fatto di pensare di prestare attenzione ai bisogni, alle attese delle persone, cercare di impostare una linea di politica in generale ed economica in particolare cercando di soddisfare quelle che sono le richieste delle persone, se lo volete chiamare sovranismo, chiamiamolo sovranismo, ma è nella nostra costituzione.
Quanto al multilateralismo il discorso è più complesso ed articolato. Lo dicevo anche ieri. Siamo inseriti nell’ambito di organismi internazionali e in qualche modo da tempo che gli Stati sovrani hanno prestato, hanno operato questa scelta di inserirsi nell’ambito di dimensioni sovranazionali, sono per certi versi scelte inevitabili. Noi siamo collocati nell’ambito di queste tradizionali ordinamenti, non li rinneghiamo. Si tratta di perseguire il multilateralismo, ma in termini efficaci come ho detto. Occorre rivedere quello che è stato fatto e cercare di elaborare nuove strategie, più efficaci, al passo con i tempi”.
DOMANDA: “L’Italia ha salvato la dignità dell’Europa”. È una critica alla parole di Macron ieri o è semplicemente un’affermazione fatta dai vertici dell’Unione Europea?
“Ha detto bene. È stata una citazione. Altri esponenti delle istituzioni europee lo hanno detto più volte. non è una critica”.
DOMANDA: Questa mattina ha anche incontrato il Presidente egiziano el-Sisi. Avete affrontato il caso Regeni e che posizioni le ha espresso per quanto riguarda l’Italia e il nuovo governo su questo. Con il presidente iraniano avete parlato di eventuali preoccupazioni per le nuove sanzioni di Trump?
“Con il presidente el-Sisi è stata la prima occasione di incontro. Ovviamente è stata un’occasione per riassumere la posizione del governo italiano, posizione che è già stata anticipata dai miei ministri che hanno viaggiato dal Cairo e l’hanno già incontrato in precedenza. Ho chiesto che ci sia verità e giustizia per il caso di Giulio Regeni, ho chiesto che i colpevoli siano portati davanti a un tribunale. Da questo punto di vista ho avuto l’assicurazione da parte del presidente el-Sisi che farà di tutto, lavorerà lui stesso incessantemente per questo risultato. È chiaro che con l’Egitto abbiamo un’antica tradizione di rapporti culturali ed economici e sarebbe, voglio dire, oggettivamente un peccato compromettere questo cammino che è antico peraltro per una ragione inaccettabile. Per quanto riguarda il Presidente Rohani abbiamo valutato lo stato attuale del contesto internazionale in particolare la posizione dell’Iran. Sapete che c’è evidentemente una posizione da parte degli Stati Uniti molto chiara molto conflittuale sull’accordo sulla non proliferazione. La posizione dell’Italia su questo è in linea con quella dell’Unione Europea, l’accordo è stato fatto, ha avuto una lunga gestazione, non può essere abbandonato, non credo sia utile metterlo da parte. Prevede un’attuazione molto serrata, quindi con report periodici che continuano ad essere sfornati. Se c’è qualcosa da risistemare, una “manutenzione” di quell’accordo, siamo disponibili, però in questo momento non si può accantonare, e anzi l’Italia può contribuire mantenendo questa posizione dialogica a contenere questa crisi geopolitica molto grave che se si dovesse scatenare sarebbe molto grave per gli effetti che produrrebbe in tutto l’asse del Medio Oriente”.
DOMANDA: Avete parlato anche di Libia con il Presidente el-Sisi?
“Sì, certo. Lui ovviamente era già a conoscenza del fatto che l’Italia si è fatta promotrice di questa conferenza sulla Libia internazionale che si svolgerà a novembre. L’Egitto è coinvolto perché e uno stake holder molto importante nell’ambito del quadrante nord africano in particolare per la Libia. Vorrei chiarire a questo riguardo che lo scenario libico, come sapete, si complica, gli attori protagonisti sono in posizione conflittuale in questo momento quindi la stabilizzazione rischia di allontanarsi. A maggior ragione può tornare utile questa conferenza. Una conferenza che è organizzata dall’Italia non in vista della panacea di tutti i problemi; non siamo così ingenui da pensare che una tale conferenza possa risolvere e dirimere tutti i conflitti. Stiamo semplicemente lavorando perché questa costituisca un’occasione, una chance proficua nell’interesse del popolo libico senza nessuna pretesa di soluzioni preconfenzionate.
Nel rispetto della sovranità del popolo libico vogliamo dare un contributo per giungere alla stabilizzazione del paese”.
DOMANDA di STEFANO VACCARA: Nel suo discorso ha parlato di diritti umani. L’Alto Commissario dell’ONU per i diritti umani Michelle Bachelet ha appena detto a noi giornalisti che i problemi dell’Europa sui migranti e i diritti umani si risolveranno a Marrakesch, nel senso che chi partecipa al Global Compact alla fine troverà una soluzione. Lei ci crede?
“Questo è un indovinello, un mistero, un indovinello misterioso. Vedremo. Noi sappiamo che per quanto riguarda i diritti umani (…), credo sia ben chiaro a voi e vorrei che fosse chiaro a tutta l’opinione pubblica italiana e internazionale: la nostra politica sulle immigrazioni al primo posto ha l’obiettivo di tutelare la dignità delle persone e salvare le vite e proteggere i diritti fondamentali delle persone. Chi dà una lettura diversa della nostra politica e del nostro operato dopo quello che abbiamo fatto e continuiamo a fare, non può essere in buona fede; perchè ancora in tutte le crisi emergenziali noi ci siamo sempre premurati di non lasciare nessuno affogare in mare, abbiamo sempre salvato persone, siamo sempre intervenuti con le persone vulnerabili a porle subito in condizioni di salvaguardia, siamo intervenuti a prestare assistenza sanitaria, a prestare vitto, e non abbiamo mai abbandonato qualcuno”.
Il premier sta andando via, ma Vista News lancia un ultima domanda sul reddito di cittadinanza. Conte torna indietro, dice che l’aspettava, e risponde:
“Se avete seguito il mio discorso all’ONU in generale ho espresso quella che è una direzione fondamentale di politica di questo governo, cioè l’attenzione alla giustizia sociale, a rendere condizioni di vita più eque per i cittadini, ad assicurare loro una piena dignità. In questa prospettiva, un capitolo importante è quello che lei ha menzionato, il reddito di cittadinanza. Non potremmo ovviamente perseguire una manovra economica in modo responsabile con 4 milioni e 700 poveri rimanendo assolutamente indifferenti e non adottando misure adeguate che possano recuperare le persone che in questo momento sono drop out, tagliate fuori, emarginate, non recuperarle al circuito del lavoro, al circuito di una vita sociale ed economica piena del paese”.