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Discorso al Congresso di Trump vs Trump: ma quanto durerà?

Toni coincilianti da parte del Dr. President Jekyll-Trump ma a tratti rispunta Mr. Donald-Hyde

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Trump
Time: 5 mins read

E’ stato un discorso da Dr. Jekyll and Mr. Hide, ovvero di  Trump contro Trump. Come quando il presidente, davanti al Congresso riunito e alle maggiori cariche dello Stato inclusi i giudici della Corte Suprema, ad un certo punto ha detto: “The time for small thinking is over, the time for trivial fights is behind us. From now on, America will be empowered by our aspirations, not burdened by our fears.” (Il tempo dei pensieri insignificanti è finito, il tempo degli lotte inutili è passato. Da ora in poi, l’America sarà mossa dalle sue aspirazioni, non oppressa dalle nostre paure”). Sessanta minuti in cui Trump è apparso per la prima volta presidenziale da quando si è insediato alla Casa Bianca.

 

Usando un tono di voce diverso da quello del solito Donald furioso e minaccioso,  Trump per sessanta minuti ha invocato il Congresso a rimboccarsi le maniche per trovare insieme una formula che possa garantire una sistema sanitario giusto e sostenibile, per cambiare il sistema fiscale che, secondo lui, tartassa e svantaggia le aziende americane, e per ricostruire le infrastrutture fatiscenti degli Stati Uniti invece di continuare a disperdere “trillions of dollars” di aiuti all’estero. Ad un certo punto ha invocato anche aria e acqua pulita, proprio mentre in un altra parte del discorso osannava l’executive order che fa ripartire i lavori per i contestatissimi oleodotti Keystone e del Dakota Access… Appunto, Dr. Donald and Mr. Trump.

 

Trump ha parlato davanti ad un Congresso mai così diviso (le senatrici e deputate democratiche in solidarietà e contro certe posizioni di Trump erano vestite tutte di bianco)  in cui ogni due tre minuti, si vedevano alzare tutti i repubblicani in piedi ad applaudire mentre i democratici rimanevano seduti e con un atteggiamento piuttosto freddo, seppur le loro espressioni in viso non potevano nascondere la sorpresa per il tono sorprendentemente “soft” e più presidenziale. Almeno all’inizio, Trump ha strappato l’applauso convinto di tutta l’Assemblea quando ha fermamente condannato gli episodi di antisemitismo che si stanno pericolosamente diffondendo in America (come gli atti di vandalismo contro i cimiteri ebraici), così come anche (seppur con grave ritardo!) l’attacco di Kansas City contro due cittadini indiani scambiati per mediorientali da un cittadino americano bianco che ha sparato uccidendo al grido “andate via dal mio paese…”. Trump ha detto: “Siamo una nazione che rimane unita nel condannare sotto ogni forma l’odio e la malvagità”.

 

Un altro passaggio condito da applausi democratici (anche se apparivano mai convinti, come se rimanessero dubbiosi della sincerità di certe affermazioni) è arrivato per Trump quando il presidente ha enfatizzato la proposta, tanto cara alla figlia Ivanka, di assicurare un compenso per le donne che si assentano dal lavoro per la maternità.

 

Sul tema scottante dell’immigrazione il Trump vs Trump si è visto meno, dopo che poche ore prima del discorso si era sparsa la notizia che il Presidente avesse comunicato, durante un incontro off the record con alcuni giornalisti televisivi, la sua intenzione a far passare una legislazione che regolarizzasse gli immigrati illegali che non hanno commesso crimini. Nel discorso di ieri sera non c’è stata traccia di questa proposta che sarebbe infatti “rivoluzionaria” e totalmente aliena non solo al trumpismo ideologico, ma anche alle posizioni sostenute dal Congresso a maggioranza repubblicana. Trump invece ha parlato di cambiare il sistema di ammissione degli immigrati, incentrandolo più sulla “meritocrazia”, che poi non sarebbe altro che selezionare le domande di visto in base alla disponibilità economica di chi li chiede. Un sistema per altro già in vigore, anche se secondo Trump non sarebbe applicato con rigore. Poi, proprio sull’argomento immigrati, ecco sparire Dr. Donald Jekyll e spuntare di nuovo Mr. Hyde-Trump, che ha ripreso le accuse del pericolo criminale rappresentato dagli immigrati illegali guardando verso il pubblico dove aveva invitato i familiari delle loro vittime. Invece le statistiche confermano quanto questi crimini siano insignificanti rispetto al numero di questi immigrati negli USA (secondo alcune stime per difetto sarebbero almeno 10 milioni!).

 

Sulla politica estera Trump nel suo discorso ha confermato quello che avevamo già notato giorni fa: da quando è stato cacciato il consigliere per la sicurezza nazionale filo russo Mike Flynn, sostituito con il solido generale McMaster, la politica estera e strategica della Casa Bianca torna nei solchi tradizionali pro NATO. Il vice presidente Mike Pence, seduto dietro Trump come presidente del Senato, mostrava il ghigno soddisfatto del proprio lavoro ben fatto quando Trump ha ribadito quanto la NATO, che ha “sconfitto il fascismo e il comunismo”, sia ancora fondamentale per gli interessi dell’America. Trump, subito dopo, ma senza dare cifre in merito, ha detto che i soldi dovuti e mancanti dagli alleati alla NATO ci stanno finalmente “piovendo addosso”, prendendosene ovviamente tutti i meriti.

Nel discorso di Trump, sparito ogni riferimento diretto alla Russia e alla Cina. Il nemico immediato da schiacciare allora? ISIS, e quando Trump lo ha indicato si è visto uno dei pochi applausi arrivare anche dalla parte dei democratici.

 

E’ importante notare, almeno per noi, che sparisce dal discorso di Trump ogni riferimento ai giornalisti “nemici del popolo americano” e ogni critica presidenziale alle libertà garantite dal First Amendment. Forse qualcuno si è reso conto alla Casa Bianca che Trump stesse attaccando uno dei principali bastioni della Costituzione e quindi della democrazia americana? Un delitto politico punibile con l’impeachment?

 

Infine, gli oltre due minuti di applausi che hanno avvolto Carryn Owens, moglie del navy seal William “Ryan” Owens ucciso durante una missione in Yemen. Trump ha detto che la memoria del sacrificio del marito “resterà scolpita nella nazione” e quindi il presidente ha iniziato ad applaudire senza fermarsi seguito da tutto il Congresso per oltre due minuti. “Ora lui sorride sapendo che abbiamo battuto il record” ha aggiunto Trump guardando Carryn, che era seduta accanto a Ivanka Trump, in una delle pochissime parole pronunciate fuori dallo scritto preparato del discorso.

 

Può bastare un’ora di “Trump vs Trump” per calmare metà Congresso (inclusi quindi anche i repubblicani come il senatore John McCain) e quel 60% di cittadini americani e quasi tutto il resto del mondo ancora sotto shock invece per quel discorso inaugurale del 20 gennaio, quando il  “Duce-Trump” invocava di essere pronti a sostenere uniti e quindi imbattibili  l”America First”?  Ci basterà aspettare il prossimo twitt presidenziale, per capire quanto conti davvero il discorso al Congresso del Dr. President Jekyll-Trump rispetto a quello inaugurale e terrificante del Mr. President Donald-Hyde.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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