A due settimane dell’insediamento, non tendono a placarsi le proteste contro il neo-presidente Donald Trump. Sabato la comunità LGBTQ (sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender; a cui si aggiunge il termine Queer per indicare chi rifiuta le tradizionali etichette di genere) di New York è scesa in piazza per manifestare la sua netta opposizione alle affermazioni e agli atteggiamenti sessisti e razzisti di Trump e in particolare del suo vice Mike Pence, fortemente contrario ai diritti LGBT e sostenitore della teoria pseudo-scientifica del Disegno Intelligente.
Questo l’invito diffuso sui social: “Join us in front of the Stonewall Inn as we stand in solidarity with every immigrant, asylum seeker, refugee and every person impacted by Donald Trump’s illegal, immoral, unconstitutional and un-American executive orders. We will also speak out against Trump’s selection of the most anti-LGBT nominees and appointees in modern history“. [Unitevi a noi davanti alla Stonewall Inn per dimostrare solidarietà nei confronti di ogni immigrato, richiedente asilo politico o rifugiato e di chiunque sia stato colpito dall’immorale, illegale, incostituzionale e anti-americano ordine esecutivo di Donald Trump. Non resteremo in silenzio davanti alla scelta da parte di Trump di rappresentanti tra i più anti-LGBT della storia moderna].
Bandiere arcobaleno, cartelli e slogan taglienti hanno riempito la Stonewall Inn nel Greenwich Village a pochi passi da Washington Square Park. La piazza era gremita ma i numeri non sono stati certo quelli delle manifestazioni dei giorni scorsi.
Nonostante Trump abbia citato espressamente la comunità LGBT nel suo ultimo discorso a Cleveland, durante la Convention repubblicana (primo presidente repubblicano a farlo), e nonostante non sia stato firmato per il momento nessun provvedimento su questi temi, dopo il decreto esecutivo che ha colpito i cittadini di 7 Paesi a maggioranza musulmana, il cosiddetto Muslim ban, la paura c’è. Il timore è che si possa fare un passo indietro rispetto alle conquiste dei diritti gay avvenute durante la scorsa presidenza. Nel 2013 infatti la Corte Suprema ha dichiarato incostituzionale il “Defence of Marriage Act”, la legge firmata da Bill Clinton che negava la parità di benefici federali alle coppie sposate – negli Stati dove era legale il matrimonio gay – dello stesso sesso; nel 2014 lo stesso Obama ha emanato un decreto contro le discriminazioni nei confronti della comunità LGBT; infine nel 2015 la Corte Suprema ha stabilito che il matrimonio è un diritto garantito dalla Costituzione anche alle coppie omosessuali.
Nel frattempo sono previste nuove manifestazioni per le prossime settimane e uno sciopero generale il 17 febbraio.