La data dell’8 Agosto è passata quasi inosservata. Nessuno dei leader mondiali (tanto premurosi di fare qualcosa per la Terra da farsi riprendere non più tardi di tre mesi fa a New York con in braccio un fanciullo) ha detto una sola parola. Eppure l’8 Agosto è avvenuto qualcosa di importante, qualcosa che inevitabilmente finirà col modificare la vita di tutti gli abitanti del pianeta.
Quel giorno è stato l’Overshoot Day, il giorno che segna l’esaurimento delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare in un anno. In altre parole, secondo quanto risulta dalle ricerche e dagli studi effettuati dal Global Footprint Network, quel giorno la popolazione mondiale ha finito di consumare tutte le risorse terrestri – frutta e verdura, carne e pesce, acqua e legno etc. – disponibili per il 2016 e ha iniziato a sfruttare le risorse future.
Questa data, calcolata dall’organizzazione internazionale che si occupa di contabilità ambientale calcolando l’impronta ecologica, cambia di anno in anno a seconda della rapidità con cui tali risorse vengono sfruttate. I ricercatori confrontano le esigenze dell’umanità, in termini di emissioni di carbonio, terreni coltivati, sfruttamento degli stock ittici, uso delle foreste per il legname, con la capacità del pianeta di rigenerare queste risorse e di assorbire il carbonio emesso. A dicembre dello scorso anno quasi tutti i paesi del mondo avevano promesso che avrebbero fatto qualcosa per ridurre le emissioni di CO2 . La verità è che “emettiamo più anidride carbonica nell’atmosfera di quanto gli oceani e le foreste siano in grado di assorbire e deprediamo le zone di pesca e le foreste più velocemente di quanto possano riprodursi e ricostituirsi”, si legge nel rapporto, per soddisfare la domanda servirebbero 1,6 pianeti. Se tutta la popolazione globale vivesse come gli italiani, ci sarebbe bisogno di 2,7 Terre.
Impietoso il confronto con quasi tutti gli altri paesi sviluppati: sono proprio questi i principali responsabili dell’eccessivo sfruttamento delle risorse terrestri. Per continuare a vivere come oggi, agli Stati Uniti d’America non basterebbero 2,2 Terre, alla Spagna 2,9, alla Cina addirittura 3,6. Se è pur vero che anche nei paesi emergenti il consumo di risorse è aumentato, è vero anche che sono i paesi ricchi a consumare di più. “Il problema principale è che, nonostante l’evidente deficit ambientale, non stiamo prendendo misure per imboccare la giusta direzione” ha dichiarato Mathis Wackernagel, presidente del Gfn.
Una situazione ben nota anche alle Nazioni Unite. Lo conferma il recente rapporto Global material flows and resource productivity pubblicato dell’International resource panel (IRP) sotto il cappello del Programma ONU per l’ambiente (UNEP): i paesi ricchi bruciano (in tutti i sensi) le risorse naturali a disposizione di tutti fino a 10 volte di più dei paesi poveri. Una disuguaglianza insostenibile, in tutti i sensi. Sono loro che strappano via dalla Terra sempre più materie prime: si è passati dalle 22 miliardi di tonnellate/anno del 1970 a 70 miliardi di tonnellate nel 2010. e le previsioni per il 2050, stando così le cose parlano di 180 miliardi di tonnellate di materiale ogni anno per soddisfare la domanda di materie prime, alimenti e energia.
Quasi il triplo della quantità attuale. Un onere insostenibile per il pianeta. È per questo che è importante l’Overshoot day: per far comprendere a tutti (visto che i leader mondiali sembrano fare orecchie da mercante) che circa 25 tonnellate/anno di materie prime ed energetiche a persona sono troppe. E che, nonostante le buone promesse e le foto di rito, ad oggi praticamente non esiste una strategia efficace per l’utilizzo efficiente delle risorse.