A Palermo l’argomento del giorno è il Tram in tutte le salse. Noi ce ne siamo occupati la scorsa estate, quando migliaia di cittadini si sono infuriati per il taglio degli alberi della Piazza centrale della città che i palermitani chiamano Piazza Politeama, in onore del Teatro progettato da Giuseppe Damiani Almeyda, con l’ingresso costituito da un arco di trionfo sormontato da una quadriga di bronzo scolpita da Mario Rutelli. Ai quattro cavalli si affiancano altri due cavalli scolpiti da Benedetto Civiletti. Da sempre, quando una tv nazionale o internazionale piomba a Palermo (di solito per fatti non edificanti), non manca mai un’inquadratura di Piazza Politeama, con Teatro e cavalli. Un simbolo di Palermo – Piazza Politeama – oggi sventrato da opere ferroviarie folli.
In realtà, mezza città è sotto ‘assedio’ da parte di chi effettua scavi per piazzare strade ferrate. Si scava tra le strade e sotto terra. Si scava, si scava, si scava. Le opere (e gli appalti a colpi di centinaia di milioni di Euro) si fondono, si confondono, si intersecano, vanno, vengono. Sono lavori pubblici per circa un miliardo e 200 milioni di Euro. Una cifra colossale. Ma per fare che cosa?
Le opere sono tre. Si comincia con il passante ferroviario. Che dovrebbe attraversare la città da nord a sud: dall’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ fino alla Stazione centrale. Il treno, una volta giunto alla Stazione Notarbartolo, va in galleria. E qui sono cominciati i dolori, perché durante i lavori è stata intercettata una falda. Risultato: problemi per alcuni palazzi: e soprattutto per le famiglie che vivevano in queste abitazioni. Tutte sfollate. Drammi e polemiche.

L’ex sindaco di Palermo, Diego Cammarata
Problemi a parte, forse è l’opera pubblica con meno ombre. Il costo è notevole: circa 800 milioni di Euro. Però bisogna considerare che il tragitto è lungo e in parte, come già ricordato, va in galleria. E quando si va in galleria, si sa, i costi crescono.
La chiusura dell’anello ferroviario (dizione impropria, perché non si tratta di un anello, ma di un semicerchio) è un punto interrogativo. Alla fine è un chilometro circa di strada ferrata che sta costando un ‘botto’ di soldi: 80 milioni di Euro! Anche in questo caso c’è la scusa della galleria. I lavori vanno un po’ a rilento perché l’impresa che li sta realizzando – la Tecnis – è coinvolta in una vicenda giudiziaria legata ad appalti e presunte tangenti. In questo momento è impossibile dire come finirà con l’anello ferroviario. Si sa che debbono scavare sotto la via Emerico Amari. Strada centralissima di Palermo, a due passi dal Porto, che dovrebbe restare chiusa al traffico non si sa per quanto tempo. Ammesso che i lavori riprendano. Si vedrà.
Ma l’opera incredibile, sotto tutti gli aspetti, che in questi giorni è al centro del dibattito politico cittadino è rappresentata da tre linee di Tram. Nel complesso, saranno, sì e no, 15 chilometri di strada ferrata che collega alcune delle periferie con la città. Di questi lavori, che come ora proveremo a illustrare sono costati veramente troppo, non c’è una sola cosa priva di ombre. Cominciamo col dire che è un’opera che ha visto in azione, in una prima fase, l’Amministrazione comunale di Palermo di centrodestra, retta dal berlusconiano Diego Cammarata dal 2001 al 2011. Nel 2012 è subentrata la Giunta comunale di centrosinistra con Leoluca Orlando sindaco. Ed è iniziato il secondo ‘ciclo’ di appalti.
Di questa storia noi ricordiamo l’acquisto dei Tram con notevole anticipo. Di solito, prima si costruisce la strada ferrata e poi, a lavori ultimati, si acquistano i Tram. A Palermo, invece, prima hanno acquistato i Tram – Amministrazione Cammarata – e in questi ultimi giorni dell’anno hanno completato in frett’e furia i lavori di queste tre linee di Tram.

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando
Il costo di 15 chilometri di tragitto, lo ribadiamo, è stato astronomico: 320 milioni di Euro. Oltre 20 milioni di Euro a chilometro. Una follia! Se nella Prima Repubblica avessero solo proposto di realizzare un chilometro di strada ferrata in città, senza entrare in galleria, spendendo 40 miliardi di vecchie lire li avrebbero rinchiusi in manicomio. Invece con 20 milioni di Euro a chilometro sta funzionando… Potenza dell’Unione Europea dell’Euro che, come racconteremo, ci sta mettendo i soldi (o quasi…).

Raffaele Cantone, presidente dell’autorit? nazionale Anticorruzione
Nell’autunno dello scorso anno è intervenuta l’Anticorruzione. Com’è avvenuto con il Cara di Mineo – il centro di appalti a ruota libera, pardon, di accoglienza di migranti – ad indagare sono arrivati da Roma. Sul Cara è arrivata la ‘coda’ dell’inchiesta romana su Mafia Capitale. Sulle tre miliardarie linee del Tram di Palermo, nell’autunno del 2014, è piombata nel capoluogo dell’Isola l’Anticorruzione nazionale, retta dal magistrato Raffaele Cantone. L’Anticorruzione ha messo il naso dentro questa indescrivibile girandola di appalti. E ha stilato una relazione durissima. Mettendo sotto accusa i passaggi più importanti di una gestione molto ‘allegra’. Cantone ha chiamato in causa l’AMAT, la società per il trasporto pubblico controllata dal Comune di Palermo che è il fulcro di questa storia di ferro e di milioni di Euro in caduta libera.
L’AMAT è una società da sempre nell’occhio del ciclone. Chi scrive, alla fine negli anni ’90 del secolo passato, ricorda un’inchiesta giornalistica dalla quale veniva fuori di tutto e di più. Manutenzione affidata a ditte esterne, pur in presenza di un’officina interna, pochi autobus per le strade, servizi scadenti e – questa era proprio bella – autobus che giravano a vuoto di notte per raggiungere il chilometraggio per riuscire ad arraffare i fondi regionali.
E oggi? I dati di bilancio sono disponibili (una rarità nel Comune di Palermo, che da tre anni, come ha denunciato la vice presidente vicaria del Consiglio comunale, Nadia Spallitta, non rende noti ai cittadini i dati di bilancio delle altre società controllate dallo stesso Comune: per un’amministrazione comunale che si definisce di sinistra e ‘trasparente’ non c’è male, no?). L’AMAT perde da 7 a 8 milioni di Euro all’anno. Se negli anni ’90 del secolo passato i ‘capi’ di tale società comunale avessero presentato perdite per 15-16 miliardi di vecchie lire, beh, sarebbe scoppiato un pandemonio: oggi, con l’Euro, tutto passa in cavalleria.
Da dove spunta questo ‘buco’? Al solito: gestione delle manutenzioni degli autobus affidate a ditte esterne, consulenti e altri ‘magheggi’. Il risultato è un servizio di trasporto pubblico che fa acqua da tutti i lati, con i cittadini che aspettano tempi lunghissimi per prendere un autobus. All’AMAT, neanche a dirlo, hanno affidato la gestione degli appalti per le tre linee di Tram. Ed è sempre all’AMAT – e questa è la storia ancora più incredibile – che è stata assegnata dal Comune di Palermo la gestione delle tre linee di Tram. Ma andiamo per ordine.
Dopo la relazione dell’Anticorruzione nazionale ci si sarebbe aspettati un intervento deciso da parte delle ‘autorità’ sicule per fare chiarezza. Invece, silenzio per oltre un anno. Qui è opportuna una digressione, anche per illustrare ai lettori americani cosa riescono a combinare in Sicilia quelli che lo scrittore Leonardo Sciascia definiva “I professionisti dell’Antimafia”. In Sicilia, e segnatamente a Palermo, esiste ed opera un’antimafia che copre un’infinità di affari. E’ un’antimafia nella quale, politicamente parlando, centrodestra e centrosinistra si danno la mano. E l’abbiamo già descritto con i due tempi nella gestione degli appalti per le tre linee di Tram: primo ‘tempo’ al centrodestra, secondo ‘tempo’ al centrosinistra, come in una partita di calcio…
Di questo mondo di antimafia tra ombre (tante) e luci (poche) è stata espressione, per molti versi, anche la gestione quasi trentennale della Sezione per le misure di prevenzione del Tribunale di Palermo: quella, per capirci, che ha gestito e gestisce i beni sequestrati e confiscati alla mafia. Dove, con la vecchia gestione, oggi smantellata, ne hanno combinate di tutti i colori (a differenza della politica siciliana, che è irredimibile, come dimostra, ancora una volta, la vicenda ‘appaltizia’ e gestionale delle tre linee di Tram di Palermo, la Giustizia ha dentro di sé gli anticorpi per reagire: e al Tribunale di Palermo, bene o male, lo stanno dimostrando, se è vero che la vecchia Sezione per le misure di prevenzione è stata smantellata). Il nostro giornale ha più volte intervistato il direttore di TeleJato, Pino Maniaci, un giornalista tutto d’un pezzo, che non guarda in faccia nessuno e che ha denunciato magagne incredibili proprio nella gestione dei beni sequestrati alla mafia.

Il presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante
Un altro ‘colosso’ di una certa Antimafia militante è stato rappresentato, per lunghi anni, da Confindustria Sicilia retta da Antonello Montante, con accanto Ivan Lo Bello e Giuseppe Catanzaro. Oggi Confindustria Sicilia è un po’ ‘struppiata’, come si usa dire a Palermo, cioè un po’ ‘ammaccata’, se è vero che il suo presidente, il già citato Montante, è finito sotto accusa per mafia. Quest’organizzazione è ancora potente, anche se il suo presidente – inquisito, ma ancora in sella – non è riuscito ad entrare nel grande giro della gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia.
Un'altra vicenda incredibile ve l’abbiamo raccontata nei giorni scorsi: è la storia del percolato della discarica di Bellolampo, a Palermo. Storia emblematica di una Sicilia condannata ancora oggi da una politica fallimentare a smaltire i rifiuti in discariche che sono quasi tutte fuori legge. Insomma, a parte l’assurdità, nel 2015, di vedere un’Isola ricca di beni culturali e ambientali come la Sicilia sfregiata da discariche, con una politica corrotta e ladra, incapace di organizzare, come si fa nei Paesi civili, la raccolta differenziata dei rifiuti, c’è anche il problema che queste discariche sono anche, come già ricordato, fuori legge. Producono più percolato (liquido altamente tossico) di quanto ne dovrebbero produrre. Ed è stato pure organizzato un business truffaldino per lucrare sul percolato!
Abbiamo già descritto il caso di Bellolampo a Palermo, dove il Comune, per smaltire il percolato, avrebbe potuto spendere 20 milioni di Euro in cinque anni e invece ha speso 35 milioni in tre anni. Il tutto in una discarica che era già in emergenza nel 1986 ed è ancora aperta. Una vergogna! Anche questa storia, e figuriamoci!, è stata avvolta dalla solita antimafia di facciata. Ma ora il gioco potrebbe finire, perché l’assessore regionale con delega per la gestione dei rifiuti, Vania Contraffatto (che nella vita fa il magistrato), ha deciso di vedere chiaro in questa storia dello smaltimento del percolato in tutte le discariche siciliane. Anche su questo fronte potrebbero venire fuori sorprese.
Pure gli appalti milionari-ferroviari di Palermo, soprattutto dopo che è stato avviato il già citato ‘ciclo’ del centrosinistra al governo del Comune, hanno goduto, fino ad oggi, dell’ala protettiva dei ‘Professionisti dell’Antimafia’. Ma da qualche tempo – e precisamente da quando al vertice della Procura della Repubblica di Palermo è arrivato Franco Lo Voi – le cose sono cambiate. Lo stesso discorso è avvenuto negli uffici della Procura della Repubblica di Caltanissetta, quella che ha messo sotto accusa il già citato Montante.

Il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, Francesco Lo Voi
Non è un caso se lo scandalo che ha investito la Sezione di misure di prevenzione del Tribunale di Palermo sia scoppiato dopo che la Procura di Caltanissetta ha messo sotto inchiesta certi personaggi molto potenti. E dopo che a Palermo, al vertice della Procura, è arrivato Lo Voi. E’ la Procura di Lo Voi – per citare un altro esempio – che ha fatto scoppiare i ‘bubbone’ Gesap, la società pubblica che gestisce i servizi a terra presso l’aeroporto di Palermo. Nel caso della Gesap il suo vice presidente, Roberto Helg (che era pure presidente di Confcommercio Palermo), personaggio che presenziava a tante iniziative antimafia in favore della ‘legalità’, è stato ‘beccato’ con una tangente in tasca e arrestato (anche la Gesap, per la cronaca, rientrava nel ‘circuito’ di una certa antimafia dove centrodestra e centrosinistra operavano insieme).
Ed è stata sempre la Procura di Palermo, e sempre qualche giorno fa, a riprendere tra le mani gli appalti per le tre discusse linee di Tram di Palermo. La Guardia di Finanza, su delega dei magistrati, si è catapultata negli uffici dell’AMAT. Per sequestrare documenti. In queste ore, a Palermo, tanti personaggi che hanno fatto il bello e il cattivo tempo (soprattutto il cattivo, perché di cose belle, in queste tre linee di Tram, non c’è proprio nulla). La sensazione che si avverte è che questa storia potrebbe non finire a tarallucci e vino. E forse è anche per questo che, a Dicembre – e siamo arrivati ai nostri giorni – l’Amministrazione comunale ha dato un colpo di acceleratore a questa storia appalti zia ormai quasi ventennale. Provate a immaginare la musica di Gioacchino Rossini: per la precisione, il crescendo rossiniano. In questo ultimo scorcio di Dicembre il sindaco Orlando in persona si è presentato in Consiglio comunale, cosa che non fa mai. E, al ritmo di un crescendo rossiniano, ha presentato una delibera con il contratto tra Comune e AMAT per la gestione delle tre linee di Tram, completate nel frattempo in tempi record. ‘Casualmente’ hanno scoperto che le tre linee di Tram perderanno da 13 a 15 milioni di Euro all’anno (secondo noi le perdite saranno maggiori, perché gli abitanti dei quartieri popolari non dovrebbero essere felici di pagare un biglietto che si annuncia ‘salato’).
Così Orlando e l’assessore comunale alla Mobilità urbana, Giusto Catania, di Rifondazione comunista, per finanziare il Tram (e per coprire il ‘buco’ di 7-8 milioni all’anno dell’AMAT) si sono inventati le ZTL pro Tram. Le ZTL, per definizione, sono porzioni limitate di città che vengono interdette al traffico automobilistico per ridurre l’inquinamento. Se vuoi entrare con un’automobile in tali zone, paghi una cifra elevata: cosa che scoraggia i cittadini. Orlando e l’assessore Catania, con le ZTL, vogliono invece finanziare il Tram. E l’hanno pure detto! Così hanno preparato una mega ZTL (una parte enorme della città!) per un costo annuo di 120 Euro per automobile che poi, bontà loro, hanno ridotto a 100 Euro. Insomma, Palermo è la prima città al mondo dove si istituisce una ZTL da 100 Euro ad automobile per dare ai cittadini la facoltà di inquinare, consentendo al Comune di fare ‘cassa’. Un’assurdità! Ma il bello, lo ribadiamo, è che l’hanno teorizzato e spiegato!
Così si potrebbe verificare il paradosso: se i palermitani decidessero di non ‘inquinare’, non pagando il pass da 100 Euro all’anno, la grande area a ZTL verrebbe liberata dallo smog, ma l’AMAT fallirebbe e le tre linee di Tram andrebbero a farsi benedire! In realtà, questa è una ZTL finta: di fatto, è una tassa di circolazione che tantissimi cittadini saranno costretti a pagare. I residenti, ad esempio, che sono tantissimi, dovrebbero pagare pure (anche se nelle ultime ore sembra che gli amministratori comunali si sarebbero accorti dell’assurdità: vedremo).
La delibera, per essere valida, deve essere approvata dal Consiglio comunale. Ma la Giunta Orlando, in Consiglio comunale, è in minoranza: può contare su 20 consiglieri comunali su 50. E’ evidente che la delibera, che è stata approvata nei giorni scorsi dal Consiglio comunale, è stata per l’appunto approvata con il concorso delle opposizioni. A velocità supersonica, ovviamente: al ritmo del già citato crescendo rossiniano. Prima del dibattito in Aula, il sindaco Orlando ha incontrato il nuovo coordinatore-commissario di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè (che poi è il vecchio coordinatore ripescato da Berlusconi). E Forza Italia (i gestori del primi ciclo di appalti con il già citato ex sindaco Cammarata) si sono ‘ammorbiditi’. Altri tre consiglieri comunali li hanno pescati da uno schieramento ondivago che va un po’ di qua e un po’ di là (in Sicilia il trasformismo politico è la regola). Insomma, tra assenti e nuovi ‘arrivati’ la delibera è stata approvata con 24 voti contro 16 no (il PD ha fatto opposizione e annuncia un referendum contro la delibera).
Ora un paio di ‘chicche’. In una città ‘normale’ sarebbe anche logico sapere chi sono questi 24 ‘scienziati’ di consiglieri comunali che hanno votato a favore dell’istituzione di una mega ZTL che, lungi dal liberare una grande parte della città dallo smog, deve invogliare i cittadini a pagare 100 Euro, a entrare con le auto, a inquinare per consentire all’AMAT di fare ‘cassa’ e al Tram di funzionare. Con molta probabilità, i lettori americani si staranno mettendo a ridere. Gli amanti del Teatro penseranno a Pirandello: e in effetti questa delibera di Orlando e dell’assessore Catania è pirandelliana a tutti gli effetti. Però ai 24 consiglieri comunali in cerca d’autore, quelli che hanno votato la delibera ‘intelligente’, l’idea di comunicare ai cittadini, magari ai propri elettori: “Ragazzi, abbiamo votato questa delibera pirandelliana” non gli è piaciuta. Avrebbero preferito “l’operoso silenzio al buio”, tipico dei regimi dittatoriali. Cosa non si inventano, questi della sinistra di Palermo, quando vengono pescati con il sorcio in bocca…
Un secondo aspetto divertente di questa storia è il cambio di opinione dell’assessore Catania e del vice sindaco, Emilio Arcuri. Due personaggi. Dovete sapere che, tra il 2007 e il 2008, anche l’allora sindaco di Palermo, Cammarata, tentò, con un’ordinanza, di introdurre le ZTL per fare ‘cassa’. Cammarata non aveva il problema del Tram: aveva il problema dei precari da pagare. Così si era inventato una ZTL ancora più estesa di quella che oggi propongono Orlando e Catania. L’ex sindaco si accontentava di poco: 15 Euro circa all’anno. Allora ci fu una sollevazione popolare. Con un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), l’annullamento dell’ordinanza e la restituzione dei soldi ai cittadini. Tra quelli che guidavano la rivolta contro “l’ingiusto balzello” c’erano Arcuri e Catania: sì, proprio loro, l’attuale vice sindaco e l’attuale assessore che, oggi, trovano giusto il balzello da 100 Euro! Due politici tutto d’un pezzo, Arcuri e Catania: coerenti, seri, con idee chiare: idee che, forse, con il passare del tempo si appesantiscono un po’, diventando fardelli: così Arcuri e Catania le cambiano con idee più ‘leggere’… Soprattutto se, con l’occasione, si conservano le poltrone. Insomma, ieri le ZTL per fare ‘cassa’ non andavano bene? Oggi che a me convengono vanno bene. Tutto è relativo: bene, male e ZTL per fare ‘cassa’.
Ah, dimenticavamo: per convincere il Consiglio comunale di Palermo a votare a tamburo battente la delibera pirandelliana hanno messo in giro la voce che c’era il rischio di perdere i 320 milioni di Euro. I soldi, come abbiamo anticipato, sono stati caricati sul groppone dell’Unione Europea. Dovrebbero arrivare dal Fondo Europeo Regionale di Sviluppo (FERS). Tecnicamente, questi 320 milioni di Euro – a parte qualche anticipazione – dovrebbero essere stati anticipati dalle amministrazioni locali. Bruxelles interviene ad opera completata e paga a rendiconto. Così funziona il FERS.
Il problema è che la voce che hanno messo in giro non è proprio esatta. Perché Bruxelles paga, attraverso le risorse del FERS, solo dopo che le Regioni che sono state inserite in questo Programma hanno rendicontato le somme spese. A noi risulta che la Regione siciliana stia rischiando, tra FERS e FSE (Fondo Sociale Europeo), di perdere un miliardo e 200 milioni di Euro circa per mancata rendicontazione di questi fondi entro il 31 Dicembre 2015. Si badi, stiamo parlando della Programmazione comunitaria 2007-2014: Regione siciliana e Comune di Palermo hanno avuto a disposizione due anni di proroga per completare i lavori (che nel caso dei 320 milioni del Tram di Palermo,come già ricordato, sono stati completati in questi giorni a ritmi rossiniani…) e per rendicontare. Ma ci sono ritardi. Morale: il rischio che l’Unione Europea revochi tutto o una parte di questo miliardo e 200 milioni di Euro è ancora in piedi. Tra qualche mese avremo il responso. In questi casi i tempi sono celeri. Perché con i soldi che i signori dell’Europa dell’Euro risparmiano con le Regioni inadempienti ci pagano le Regioni virtuose. In pratica, i soldi che non vengono erogati a chi non ha rispettato i tempi di rendicontazione vengono utilizzati in parte per premiare le Regioni che hanno fatto tutto rispettando i tempi. Sono le premialità delle quali la Regione siciliana ha usufruito quando, tra il 2000 e il 2008, ha utilizzato tutt’e 9 i miliardi di Euro della vecchia Programmazione. Insomma, ieri a Bruxelles hanno premiato noi, oggi con il miliardo e 200 milioni di Euro non rendicontato dalla Sicilia potrebbero premiare altre Regioni europee. Così funzionano i fondi strutturali dell’Unione Europea. In questo folle gioco liberista ci sono anche i 320 milioni di Euro delle tre linee di Tram di Palermo. Anche in questo caso tra qualche mese vi racconteremo come finirà (male, secondo noi).
I lettori, a questo punto, potrebbero chiedersi: ma perché invece di queste ZTL pirandelliane il Comune di Palermo non ha pensato a una tassa di scopo: una tassa per far partire il Tram e basta. Il tema è interessante ed è stato poco sviscerato. Sia Cammarata, sia Orlando sono stati molto intelligenti. Con la tassa di scopo ex sindaco e sindaco avrebbero ‘tosato’ solo i cittadini di Palermo. Con la ZTL per fare ‘cassa’, invece, si ‘toseranno’ tutti gli automobilisti che passeranno da Palermo e che, magari per lavoro o per bisogno, saranno costretti ad entrare in questo immenso rettangolo della città. Pensiamo alle migliaia di esercizi commerciali: chi dovrà portate le forniture agli esercizi commerciali dovrà pagare le ZTL. Pensate ai pendolari che vanno e vengono da Palermo dai centri vicini: parliamo di migliaia di persone ogni giorno.
Il Comune di Palermo avrà buon gioco a dire: ma noi abbiamo messo il Tram proprio per questo! Peccato che a funzionare saranno solo le tre linee di Tram. Questo sistema ferroviario che passa dentro la città – in parte tra le strade, in parte interrato – avrebbe un po’ di senso (non troppo, ma un po’ sì) se passante ferroviario, anello ferroviario e tre linee di Tram dovessero entrare in funzione simultaneamente. Ma in funzione entreranno solo le tre linee del Tram collegate, come già accennato, con alcune periferie. Per la stragrande maggioranza dei cittadini di Palermo, per i pendolari, per chi rifornisce gli esercizi commerciali della città le tre linee di Tram non servono a un tubo.
Di fatto, le ZTL per fare ‘cassa’ che si stanno sperimentando a Palermo si configurano come una macchina infernale per spillare soldi dalle tasche dei cittadini. Il Comune conta di incassare 30 milioni di Euro all’anno solo dai cittadini palermitani. Nei documenti non si parla dei disgraziati che arriveranno dai centri vicini e che saranno costretti a pagare una ZTL per consentire al Comune di fare ‘cassa’. Insomma, il Comune di Palermo, che ha ‘buchi’ di Bilancio nascosti (abbiamo già detto delle società collegate allo stesso Comune con i bilanci occultati), potrebbe aver trovato il modo di sanare i propri ‘buchi’ sulla pelle dei cittadini: dei palermitani, dei pendolari e di chi, arrivando in città, sarà costretto a fare i conti con questa invenzione infernali (i primi a pagare saranno gli esercizi commerciali, soprattutto dei piccoli commercianti, ancora una volta tartassati).
Domanda: ma non è che, per caso, con le ZTL pirandelliane i cittadini diventeranno più poveri? Ragazzi, non scherziamo: questo non può essere un problema di Orlando, di Forza Italia, dell’assessore di Rifondazione comunista Catania e dei 24 consiglieri comunali in cerca d’autore. I nuovi ‘artisti’ della nuova pubblica amministrazione sicula guardano oltre, non certo tra le miserie!
La ZTL per fare ‘cassa’ inventata dal Comune di Palermo con l’appoggio di Forza Italia e di Rifondazione comunista realizza il sogno dell’Unione Europea dell’Euro: far pagare a tutti i cittadini i debiti altrui, senza distinguere tra i titolari dei redditi, secondo uno schema ultraliberista. I 100 Euro di Orlando, Forza Italia e Rifondazione comunista, infatti, colpiscono, in egual misura, la famiglia monoreddito con figli carico, che magari non arriva alla fine del mese, e il cittadino ricco. Un’auto sgangherata pagherà quanto un Suv. Signori: questa è la sinistra che oggi amministra Palermo. Venite a vederla in azione se non ci credete.
Ci sono anche i risvolti. Su queste ZTL pirandelliane per fare ‘cassa’ stanno per piovere ricorsi al TAR. Ma se il principio dovesse passare, se le ZTL per fare ‘cassa’ dovessero resistere ai ricorsi, tutti i Comuni siciliani, oggi muru cu muru cu ‘u ‘spitali (muro con muro con l’ospedale: cioè tutti con i bilanci in rosso fisso, a causa dei tagli del governo Renzi e della Regione siciliana) avrebbero trovato il modo per ripianare i ‘buchi’ dei propri bilanci. Prendiamo l’esempio di Catania, città dal bilancio disastrato. Se dovesse passare il principio che le ZTL non servono per impedire l’inquinamento, ma per fare ‘cassa’ sulle pelle dei cittadini, chi potrebbe impedire al Comune di Catania di creare una bella ZTL pirandelliana da Porta Uzeda a Tondo Gioieni? Magari con un bel rettangolo che inglobi pure l’area portuale. Tanto, se il problema è un colpo di matita e i cittadini debbono solo metter mano alla tasca e pagare, beh, che problema c’è? Ammettiamolo: Diego Cammarata e Leoluca Orlando sono due geni.
E Messina no? Il Comune della Città dello Stretto ha un bilancio pieno di ‘buchi’. Messina è il porto. Una bella ZTL pirandelliana nell’area portuale e, oplà!, in tre anni – accettiamo scommesse – Messina risana i propri conti. E Siracusa no? Una bella ZTL pirandelliana a Ortigia. E una ZTL nel resto della città. Così quando in primavera arrivano migliaia di persone per assistere alle rappresentazioni classiche, olè!, gli scippi una ventina di Euro a testa e il gioco è fatto. Geniale.
E Enna no? Una ZTL pirandelliana per Enna bassa e una per Enna alta: democrazia. E Ragusa no? Già immaginiamo la scena: vuoi vedere Ibla? ZTL pirandelliana: sorridi e paga. Anche a Marsala l’idea funzionerebbe se fatta bene: una ZTL pirandelliana nel centro città, un’altra per lo Stagnone e tante ZTL per le contrade: pagare tutti, prego, senza fretta. E Trapani no? Pure: tutta via Fardella e zone limitrofe che diventano una mega ZTL pirandelliana. Non ce la sentiamo di lasciare fuori Mazara del Vallo con il suo Porto canale, i suoi palazzi, le sue chiese e la sua Casbah: ma sì, ZTL pirandelliane anche a Mazara del Vallo. Anche Sciacca, volendo, potrebbe usufruire dell’idea: ZTL da San Michele fino alla marina. E poi Selinunte, Segesta, Morgantina, Aidone, Eraclea Minoa: sì, ‘Zetatelliamo’ tutte le aree archeologiche della Sicilia. E magari il barocco di Noto. E Modica. Caltanissetta, senza offesa per nessuno, la esentiamo perché è al centro della Sicilia. Almeno ne lasciamo una non ‘zetatellata’…
Ora gli agrigentini si risentiranno: ma come, Pirandello è cosa nostra e voi ci lasciate senza ZTL pirandelliane solo perché la Palermo di Orlando e del rifondarolo Catania è arrivata prima? Avanti, una ZTL pirandelliana pure per Agrigento, dall’Addolorata al cimitero di Bonamorone, includendo ovviamente via Atenea, tagliando per l’area archeologica, fino ad arrivare al prossimo rigassificatore di Porto Empedocle. Così quando l’impianto di rigassificazione entrerà in funzione, se non salterà in aria prima, si potranno fare pagare le ZTL pirandelliane anche alle navi gasiere…
p.s.
Ah, ci stavamo dimenticando di dirvi che, da una settimana circa, i Tram girano vuoti per la città. Sono bianchi. Sembrano fantasmi muti. Girano in attesa che il Comune restrelli i soldi con le ZTL. Negli anni '90 erano gli asutobus dell'AMAT che giravano a vuoto di notte. I Tram girano a vuoto di giorno. Alla luce del sole.