NYU Langone, una delle più importanti catene ospedaliere della Grande Mela, avrebbe smesso di programmare interventi chirurgici di cambio del sesso su nuovi pazienti minorenni, bloccando anche la somministrazione di bloccanti della pubertà e terapie ormonali. La decisione arriva dopo che l’amministrazione Trump ha minacciato di tagliare i finanziamenti federali agli ospedali che offrono i trattamenti di cambiamento di sesso ai minori di 19 anni.
Il provvedimento federale firmato da Trump vieta gli interventi di affermazione di genere per i minori e impone al Dipartimento della Salute di sospendere i rimborsi legati ai programmi assicurativi federali Medicare e Medicaid per i trattamenti contestati. Un giro di vite che ha messo le strutture sanitarie in una posizione delicata, divise tra il rischio di perdere fondi e la possibilità di violare le leggi anti-discriminazione dello Stato di New York.
Lunedì sul punto è intervenuta anche la procuratrice generale di New York Letitia James, che ha ribadito che la sospensione delle cure di “gender affirming” costituisce una violazione delle normative statali e ricordato che il taglio dei fondi deciso da Trump mediante ordine esecutivo è attualmente sospeso in attesa che si pronuncia la magistratura federale.
New York e altri 22 Stati hanno infatti avviato un’azione legale contro l’amministrazione Trump per impedire il blocco dei finanziamenti, ottenendo una sospensione temporanea della misura da parte di un giudice federale.
Negli ultimi anni, lo Stato di New York ha rafforzato vigorosamente le tutele per i giovani transgender nel bel mezzo della battaglia repubblicana per limitarle. Nel 2023, la governatrice Kathy Hochul ha firmato una legge che protegge i medici e le famiglie da eventuali procedimenti legali avviati da altri Stati per la somministrazione di cure per la transizione di genere. La norma, tuttavia, non offre riparo dalle pressioni federali.
Attualmente, 26 Stati USA hanno introdotto restrizioni o divieti sulle cure per la transizione di genere ai minori, secondo il Movement Advancement Project. Le principali associazioni mediche, tra cui l’American Medical Association e l’American Psychological Association, hanno criticato duramente i provvedimenti, sottolineando il rischio di gravi conseguenze per la salute mentale e fisica dei giovani a cui vengono negati.
“Privare i ragazzi di questi trattamenti aumenta il rischio di suicidio, depressione e ansia”, ha dichiarato Clark Wolff Hamel, direttore di PFLAG, un’associazione di supporto per famiglie LGBTQ+. Insieme a lui, altre centinaia di persone sono scese in piazza lunedì nel centro di Manhattan per denunciare l’adeguamento dei nosocomi newyorkesi al nuovo corso repubblicano.
La stretta della Casa Bianca ha avuto un impatto anche su altre strutture sanitarie. Il New York-Presbyterian – la più grande struttura ospedaliera dello Stato – ha rimosso dal proprio sito web ogni riferimento ai trattamenti di affermazione di genere per minori. Da qualche giorno, il sito dell’azienda non menziona più le parole “transgender” o “bambini di genere diverso” e ha anche rimosso la soppressione della pubertà e il trattamento ormonale dall’elenco dei servizi disponibili.
Angela Karafazi, portavoce dell’ospedale, si è affrettata a precisare che il programma di supporto ai pazienti transgender rimane attivo. Senza però specificare se le restrizioni imposte dalla Casa Bianca influenzeranno l’erogazione dei trattamenti.
Le associazioni LGBTQ+ e i legali per i diritti civili, intanto, promettono battaglia. “Negare queste cure è un atto crudele e illegale”, ha commentato Erin Harrist, avvocata del Legal Aid Society. “Ora più che mai serve resistenza.”