Oltre 670.000 immigrati clandestini – un sesto dei quali impiegati nel settore della ristorazione o in quello edile. È questa la stima degli “irregolari” che compongono l’economia sommersa di New York fornita giovedì dal think tank liberale Fiscal Policy Institute. E che potrebbero perciò finire nel mirino della stretta anti-migranti voluta da Trump.
Lo studio, che prende in esame la popolazione dell’intero Stato (e non solo della Grande Mela) sottolinea che New York conta circa 4 milioni e mezzo di residenti nati all’estero. Tra questi, 1,8 milioni non hanno la cittadinanza americana, una cifra che comprende tanto i legittimi titolari di green card quanto una vasta schiera di immigrati irregolari.
Secondo il rapporto, con 51.200 impiegati stimati, il settore dei servizi alla persona è uno dei più dipendenti dalla forza lavoro irregolare. Tra questi figurano 20.900 colf, 16.800 assistenti sanitari domiciliari e 7.000 babysitter. Nel campo della ristorazione, si contano invece 7.000 chef, 17.000 cuochi e 9.200 camerieri senza documenti regolari (una rilevante porzione dei quali proviene dall’Italia, che è uno dei Paesi occidentali più rappresentati). Nel settore edilizio, risultano clandestini 29.500 manovali, 12.800 carpentieri e 6.200 pittori.
Per loro potrebbero preannunciarsi tempi duri con il gire di vite ai clandestini inaugurato dall’amministrazione Trump, che ha promesso la più grande “espulsione di massa” nella storia degli Stati Uniti. E a rischiare non sono solo i migranti latinoamericani. Questi ultimi, secondo le stime del Migration Policy Institute, rappresentano oltre i due terzi della popolazione complessiva di irregolari a New York (il 36% proviene da Messico e Centro America, il 13% dai Caraibi, e il 18% dal Sud America), seguiti da un 24% di asiatici (soprattutto cinesi), un 6% di europei/canadesi/oceaniani, e infine un 4% di africani.
Il Fiscal Policy Institute avverte che le politiche trumpiane potrebbero provocare uno shock economico significativo per l’Empire State. “Ridurre anche solo del 5-10% il numero di lavoratori immigrati avrebbe conseguenze negative drammatiche”, sostiene il rapporto. Il documento evidenzia inoltre che non solo gli irregolari, ma anche i titolari di visti temporanei, richiedenti asilo e beneficiari del programma DACA si trovano in una posizione precaria.
I sostenitori di politiche più rigide, tuttavia, ritengono che una riduzione della forza lavoro irregolare possa portare diversi benefici. Jason Richwine, analista del Center for Immigration Studies, sostiene che un calo di immigrati potrebbe stimolare l’occupazione tra i cittadini americani e migliorare i salari, oltre a ridurre i costi per programmi federali come Medicaid.
Dall’altro lato, il Fiscal Policy Institute ribatte che gli immigrati, regolari e non, sono soprattutto una grande risorsa economica: nel 2022, i clandestini hanno pagato 3,1 miliardi di dollari di tasse statali e locali. Inoltre, l’afflusso di rifugiati ha rivitalizzato città come Buffalo, Rochester e Syracuse, che sembravano destinate a un inesorabile declino demografico.
Lo Stato di New York ha stanziato miliardi di dollari per sostenere la popolazione migrante. Durante la pandemia, è stato istituito un fondo da 2,1 miliardi di dollari per supportare i lavoratori esclusi dai sussidi di disoccupazione. Dal 2022, inoltre, oltre 200.000 migranti arrivati dal confine meridionale hanno ricevuto assistenza medica e un tetto da New York e Albany.
“Le politiche proposte da Trump rischiano di disgregare le comunità e danneggiare l’economia locale”, afferma David Dyssegaard Kallick, direttore dell’Immigration Research Initiative. “Ogni separazione familiare rappresenta una tragedia, con conseguenze negative per tutti noi.”