L’Istituto Italiano di Cultura a New York ricomincia il suo programma del 2025 con una mostra eccezionale perché è la prima esposizione di Lorenzo Puglisi nella Grande Mela e perché i quadri sono stati realizzati negli ultimi dieci giorni. “È un vero e proprio Vernissage – ha commentato il direttore Fabio Finotti all’inaugurazione –, quando i pittori invitavano gli ospiti ad ammirare il lavoro appena finita la verniciatura”.
Puglisi è stato invitato dal direttore Finotti lo scorso ottobre e nell’ultima settimana ha lavorato ininterrottamente nel nuovo studio intitolato a Peccioli all’ultimo piano del palazzo su Park Avenue. Non era la prima volta che gli capitava di dipingere i quadri di una mostra in procinto dell’inaugurazione della stessa: “Quest’estate a Lecce, in Puglia, ho vissuto la stessa esperienza”.

La sua ispirazione non viene dalla città, ma dai quadri che hanno fatto la storia e che Puglisi riproduce con il suo stile inconfondibile. Gli bastano tre colori: il nero, quello più dominante perché fa da sfondo, il bianco e il rosso che danno dimensione a volti, mani e piedi. Con la pittura a olio dà forma a ritratti essenziali iconografici, dove la luce è la protagonista. “Se e quando qualche cosa appare c’è la possibilità di mantenerlo, eventualmente di renderlo più energetico, più naturale. Ma io guardo, mentre manipolo, quello che c’è in me. È una ricerca dell’essenziale della rappresentazione. Insisto su certi soggetti, una decina, che per me sono inesauribili e che sono rubati da grandi capolavori del passato che mi hanno più toccato. Io ritento e ogni volta succede qualcosa e la cosa diventa più profonda man a mano che riprovo”. Centrando l’obiettivo finale: che le persone si fermino, vengano provocate a chiedersi il “perché dell’esistenza”.

Ci sono, fra gli altri, un Crocifisso di Michelangelo, il Cenacolo di Leonardo, la Natività di Caravaggio, che l’artista ha realizzato per l’occasione, ma che ha già esposto a mo’ di provocazione di fronte agli originali. “Questo percorso viene da lontano”. Puglisi ha confessato di aver cominciato a dipingere i primi ritratti più di vent’anni fa “e non ho venduto un quadro per oltre quindici anni”. Poi l’opportunità: l’ex direttore degli Uffizi di Firenze decide di aprire una decina di nuove sale e dedicarle solo ai ritratti. Fra questi viene scelta anche un’opera di Puglisi e da allora ha esposto anche alla Basilica di Santo Spirito e al Museo Marino Marini, per poi sbarcare a Napoli, Palermo, Milano, Londra e finalmente anche a New York, che, a differenza delle altre, lo libera. “È così estrema – ha commentato l’artista. – Posso andare a vedere una proiezione, parlare con un barbone, camminare nella sabbia o girare per locali. È energia. E questo estremismo mi appartiene, mi contraddistingue come individuo”.
La mostra Paiting in New York, curata dal critico d’arte Guicciardo Sassoli De Bianchi, è aperta fino al 17 febbraio.