“New York è una città diversa da tutte le altre. In questa atmosfera vengono fuori tante idee: il nostro è un lavoro molto tecnico, ma anche creativo. L’Italia è conosciuta ovunque nel mondo e gli Stati Uniti non fanno certo eccezione, ma è importante parlarne in modo diverso, facendo percepire la creatività e la capacità tutta italiana di trovare soluzioni in situazioni di emergenza”.
Erica Di Giovancarlo è arrivata a New York da poco più di un mese, ma è già stata inglobata dalla frenesia della città. Negli uffici dell’ICE, dove ha preso il posto di Antonino Laspina come direttrice, ha cambiato la disposizione di qualche scrivania, ma non la volontà di portare sempre più Italia in America.
“Questa sede non era nei miei programmi – racconta – però si è presentata l’opportunità e mi sono detta ‘perché no?’. L’ufficio di New York è il più importante della nostra rete estera ed è il coronamento di una carriera. Sono onorata che l’amministrazione abbia deciso di assegnarmi questo incarico”.
La nuova direttrice parla di un sogno, quello appena iniziato a Manhattan, a cui però vuole affiancare tanta concretezza. Lei, che di parole non ne spende mai troppe, ha già chiaro quale sia il suo compito nei quattro anni di mandato che la aspettano: “Mi auguro di vivere questa esperienza molto intensamente, cercando di prendere ciò che la città può dare in termini di energia e opportunità: tutto questo fermento credo possa essere uno stimolo fortissimo per l’Italia e per noi dell’ICE, che siamo così sempre portati a proporre qualcosa di nuovo”.

Ad esempio?
“Ci sono settori classici in cui l’Italia è da anni protagonista negli Stati Uniti. La meccanica è la prima voce di importazioni, poi la moda, la chimica, la farmaceutica e l’agroalimentare. Ma ci sono anche frangenti meno conosciuti che però credo abbiano tanto potenziale. Stiamo riscontrando nelle nuove generazioni un’attenzione sempre maggiore al benessere fisico e alla salute, motivo per il quale le innovazione della life science italiana possono avere una grande rilevanza negli Stati Uniti nei prossimi anni. Ci tengo a parlare di Stati Uniti in senso generale perché credo sia importante capire, per gli imprenditori italiani, che in questo enorme Paese non esistano solo i grandi poli, ma una confederazione di Stati che viaggiano tutti insieme”.
È proprio per questo che, nel suo mandato, Di Giovancarlo punta a rafforzare la cooperazione tra gli uffici dell’ICE in Nord America. Da New York, lei ha infatti il compito di coordinare le sedi di Chicago, Houston, Los Angeles e Miami, divise non per competenze territoriali, ma per settori.
Nello specifico, cosa è in grado di offrire ICE a un’azienda italiana che mira agli Stati Uniti dal punto di vista di supporto legale, consulenza finanziaria o networking?
“Ciò che noi facciamo quando una nuova impresa decide di affrontare il mercato è innanzitutto capire la struttura dell’azienda in questione. In Italia abbiamo tantissime realtà molto valide: non tutte, però, hanno esperienza di commercio estero e quindi il primo passo da fare è raccogliere le informazioni per entrare negli USA con il piede giusto. Va poi fatta una valutazione dei possibili ostacoli che la società si troverà ad affrontare: non parlo soltanto di problemi doganali o fiscali, ma anche di barriere culturali. Questa è una cosa a cui molti non pensano, ma se si vuole iniziare un’attività negli Stati Unti non basta comprendere le procedure con le quali le operazioni devono essere fatte, ma anche il modo in cui portare avanti una trattativa, cioè come relazionarsi con i partner americani. Infine, noi consigliamo sempre anche un’assistenza legale: è veramente necessaria, perché negli Stati Uniti c’è un sistema differente da quello italiano e spesso i singoli imprenditori non possono conoscere tutti i cavilli della legge americana”.
Un percorso che richiede tempo, ma che può portare a grandi risultati, come dimostrato dalle tante realtà italiane che hanno fatto successo a New York. “Se parliamo di obiettivi a lungo termine – continua Di Giovancarlo – mi piacerebbe riuscire ad aumentare le partnership con le Università. Far venire studenti italiani negli USA e far andare studenti americani in Italia è un modo incredibile per allargare lo sguardo di chi in futuro si troverà a ricoprire posizioni di prestigio e avrà la possibilità di prendere decisioni di peso. Sono progetti che danno risultati dopo anni, ma che credo siano fondamentali”.

Ci sono altri indicatori di successo che si propone di raggiungere per valutare l’impatto delle iniziative di ICE New York nel potenziare la presenza economica italiana negli Stati Uniti?
“Sono appena arrivata, quindi al momento dò grande peso all’ufficio e a come i colleghi reagiscono alle mie proposte. Ho un ottimo team ed essendo presenti persone che lavorano qui da tanto tempo, avere feedback da loro mi consente di avere indicazioni importanti. Io faccio anche molto caso all’esperienza empirica. Quando cammino per le strade, viaggio o ascolto ciò di cui parlano le persone, sto attenta a quanto spesso e in che modo l’Italia venga menzionata”.
Nel 2024 quali saranno gli eventi cruciali per la vostra rete?
“Chiaramente porto avanti la programmazione già impostata, che rispetterà tutti i classici appuntamenti di cui ICE si è fatto promotore negli anni. Lavoreremo tanto sui settori tradizionali, perché alla fine sono quelli che richiamano l’attenzione del mercato americano, ma ci impegneremo per mettere un pizzico di creatività in più. Sarò sopratutto molto attenta, nella progettazione, a creare eventi che coinvolgano più settori contemporaneamente, così da far comprendere a chi ci osserva l’interezza del sistema Italia e la sua modernità”.