Più passa il tempo, più le cose per Rex Heuermann si mettono male.
L’architetto 59enne, sospettato a luglio di essere il volto dietro al temuto killer di Gilgo Beach, è ora accusato di aver ucciso una quarta donna dopo le tre già ricollegate a lui ad inizio estate.
Un profilo insospettabile, il suo. Padre di due figli, ex compagno di classe dell’attore hollywoodiano Billy Baldwin e fondatore dello studio di architettura RH Consultants and Associates a Midtown, Heuermann aveva tra i suoi clienti grandi nomi come Catholic Charities, NYC-DEP Sewerage Treatment e American Airlines.
Un uomo rispettato e di certo non timido nei confronti dei riflettori, come dimostra una lunga intervista pubblicata un anno fa su YouTube dal canale Bonjour Reality. “Sono nato e cresciuto a Long Island – racconta nel video su Youtube – e lavoro a Manhattan dal 1987”.
Eppure, l’identikit di una madre del Connecticut scomparsa nel 2007 e trovata tre anni dopo fatta a pezzi lungo una strada costiera a New York si aggiunge alla serie di omicidi di cui Heuermann sarebbe responsabile, inchiodato anche dai capelli della moglie trovati sulle scene del crimine sopra sacchi di iuta e nastro adesivo.
Lui, ancora una volta, si è dichiarato non colpevole, gelido e impassibile proprio come era già stato a luglio, quando tutte le prove lo avevano incastrato e dipinto come un killer abile e calcolatore. Stavolta, in tribunale, non ha proferito parola davanti al procuratore della contea di Suffolk Ray Tierney, nominato nel suo ruolo appena 16 mesi prima che il caso di Gilgo Beach diventasse di respiro mondiale e che già a fine luglio in un’intervista a La Voce di New York si era detto sicuro del risultato delle indagini: “Se non confessa proveremo in tribunale che è stato lui a uccidere… e renderemo pubbliche le sue incredibili perversioni”.

Questa nuova accusa lo lega dunque al nome di Brainard-Barnes, una 25enne impiegata come croupier al Foxwoods Resort Casino che come ultimo gesto di una vita stroncata nel fiore degli anni lasciò Norwich la mattina del 9 luglio 2007 per dirigersi a Manhattan. Non tornò mai più a casa e, secondo l’accusa, l’ultima persona a vederla viva fu proprio Heuermann.
Brainard-Barnes fu la prima delle quattro donne coinvolte nel caso a sparire. A legare i destini delle loro morti furono i resti, trovati lungo lo stesso tratto nella zona di Gilgo Beach nel 2010.
Quando la scorsa estate gli investigatori fecero irruzione nell’appartamento di Heuermann, i vicini rimasero spiazzati. “Sembrava una persona normale”, fu il commento di Barry Auslander, un 72enne che viveva nella sua stessa strada. “Credevo fosse semplicemente un uomo d’affari con una bella famiglia”.
Prima della sua apparizione davanti al giudice, le autorità hanno reso noti alcuni dettagli che lasciano poco spazio ai dubbi. Dalle fatture collegate a Heuermann, gli inquirenti hanno scoperto come abbia usato un telefono usa e getta per incontrare tre delle sue vittime. C’è poi la coincidenza degli spostamenti della moglie, sempre fuori dallo Stato al momento degli omicidi di Barthelemy, Megan Waterman e Amber Lynn Costello.
Anche le attività sull’app di incontri Tinder sono un’aggravante. Heuermann ha creato un account fittizio con il nome di “Andrew Roberts” utilizzando un’e-mail a cui ha avuto accesso anche dal suo cellulare personale. Indirizzo usato anche per guardare migliaia di contenuti relativi a prostitute, pornografia infantile e atti sessuali sadici. Alcune delle ricerche? “Ragazza che implora di essere stuprata”, “bella ragazza con il viso livido legata e stuprata”.
C’è poi, come in molti casi di serial killer, una questione di ego. Sono migliaia le volte in cui, dai suoi tanti telefoni, Heuermann ha letto articoli e cercato informazioni sugli omicidi Gilgo Beach, tornando più volte su contenuti come “perché il serial killer di Long Island non è stato catturato” o “perché le forze dell’ordine non sono riuscite a rintracciare le chiamate effettuate dal serial killer di Long Island”.
L’arresto è stato possibile anche grazie alla creazione da parte del commissario di polizia della Contea di Suffolk di una task force speciale per portare avanti le indagini. Un gruppo di agenti che negli ultimi mesi ha ricevuto assistenza anche dalla polizia statale, dagli sceriffi locali, dall’ufficio del procuratore della Contea e dall’FBI.