Ha parlato a lungo, in un discorso franco e senza troppi giri di parole. Alla Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University, Giovanni Bazoli, rinomato banchiere italiano e presidente emerito di Intesa Sanpaolo, ha condiviso il suo punto di vista su questioni globali, dalla vittoria di Trump alla necessità di un ordine mondiale più regolamentato.
Nato nel 1932, Bazoli in tanti anni di carriera è diventato uno dei protagonisti del panorama finanziario italiano. A New York ha iniziato parlando di Trump e delle prospettive che attendono gli Stati Uniti dopo il 2024. “Se dovesse vincere le elezioni – ha detto – potrebbero esserci conseguenze preoccupanti”. Una prospettiva possibile, dopo che i sondaggi del New York Times hanno rivelato il vantaggio del repubblicano su Biden in Nevada, Georgia, Arizona, Michigan e Pennsylvania.
Ma più che di politica americana, Bazoli ha ragionato di passato. “Un momento decisivo nella storia è stata la fine della guerra fredda. Un’occasione che l’Occidente non è riuscito a sfruttare. Io ho conosciuto Gorbaciov durante una sua vita a Venezia, abbiamo passato una giornata insieme, era una persona molto perbene che è uscita male dalla storia, nonostante il mondo occidentale lo adorasse. Me lo ricordo per le strade della laguna mentre la gente lo fermava e lo ringraziava”.
Erano anni in cui la Russia, dopo la dissoluzione dell’URSS, era orientata verso prospettive più democratiche. Un momento in cuigli Stati Uniti, il Paese egemone, avrebbero avuto spazio per un intervento che avrebbe portato a una forma di globalizzazione regolamentata.

Un’occasione sfumata, secondo Bazoli, e non più raggiungibile a oltre trent’anni dalla fine del conflitto tra i due blocchi. “Chi ha deciso come muoversi in quei mesi non è stato tanto il governo di Washington, quanto più le grandi corporation economiche. L’apertura al mercato e al commercio avvenuta negli anni successivi è stata un errore madornale, giustificata dall’idea che il mercato portasse la democrazia come logica conseguenza. Io credo invece che sia stato ipocrita portare avanti questa tesi, perché così facendo si sono invece aperte le porte a una concorrenza cinese che, date le regole interne di Pechino, risulta sempre vincente se paragonata a quella occidentale”.
Oggi, mentre gli Stati Uniti hanno perso il ruolo di potenza egemone e oltre alla Cina si sviluppano altri grandi poteri economici, per Bazoli il mondo deve accontentarsi di un “ordine globale non regolamentato”, che cresce e si evolve solo attraverso “accordi minimi limitati a certi beni pubblici”. “Siamo nella condizione in cui dobbiamo considerare realisticamente l’impossibilità di fare oggi nelle relazioni internazionali ciò che si sarebbe potuto fare anni fa, cioè gli accordi globali”.
Un cambiamento di scenario in cui un grande ruolo lo ha avuto anche la tecnologia, che con l’intelligenza artificiale sarà sempre più protagonista nelle vite politiche degli Stati. “Passando per il Bronx e vedendo alcuni bambini giocare nelle spiaggette – ha concluso – mentre sullo sfondo dominano i grattacieli di Manhattan, ho pensato a quanto i prodigi della tecnologia abbiano tolto spazi alla natura. Stiamo attendi all’intelligenza artificiale, perché quella toglierà spazi all’umanità”.