Del Made in Italy è un’ambasciatrice. Lei lo indossa, lo gusta e lo vive, apprezzandone e diffondendone tutte le sfaccettature. Luisa Todini, presidente del Comitato Leonardo, è di fronte alla sede newyorkese dell’Italian Trade Agency durante l’inaugurazione di Italy on Madison, l’iniziativa che per una settimana celebra le eccellenze italiane tra food, moda e design nel cuore di Manhattan.
“È un progetto affascinante – dice Todini – i grandi brand trascinano e fanno filiera per i più piccoli. I marchi che prendono parte a Italy on Madison rappresentano le eccellenze dei tre settori grazie ai quali siamo diventati famosi nel mondo (basti pensare a simboli come Barilla, Armani o Bialetti) e che fanno da risonanza anche ad attività che di solito non vengono immediatamente associate all’Italia”.
L’economia green, ad esempio, con Enel che proprio ieri ha annunciato la costruzione in Oklahoma di una fabbrica che porterà 1.000 nuovi posti di lavoro permanenti e diretti entro il 2025. “Ma anche l’attrezzatura sportiva come Technogym o l’industria farmaceutica”, ricorda Todini.

Una serie di settori che, se messi insieme, conducono a numeri impressionanti. Nel 2022, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti si sono attestate su circa 65 miliardi di euro. A guidare il gruppo i prodotti chimici e farmaceutici con 17 miliardi di euro, seguiti dai macchinari con 15,2 miliardi, gli autoveicoli con 14,6 miliardi, il Food&Beverage con 6,7 miliardi e infine il tessile e i mobili con 6 miliardi a testa.
Un mercato enorme in cui, oltre ai nomi noti, c’è spazio per anche per le piccole imprese. “Le grandi aziende sono state a loro volta piccole aziende – spiega la presidente – cresciute sulla scia di attività che prima di loro avevano avuto successo”. Una possibilità, quelle per le società di nicchia negli Usa, su cui Todini investe anche in prima persona. “Con We are Todini sto riaprendo proprio in questo momento le esportazioni della mia cantina in America e in particolare proprio qui, a New York. Essere piccoli non significa non essere apprezzati, in una città come questa”.
New York ama infatti le realtà di nicchia, sopratutto dove c’è una storia da raccontare. “Tutto il mondo è attratto dal Made in Italy e gli Stati Uniti in particolare sono anche disposti a pagare di più un prodotto che abbia quella certificazione”.
Un esempio concreto Todini lo ha visto proprio camminando per le vie di Manhattan. “Sono passata davanti a un negozio, una sorta di calzolaio ma di alta fattura. Mi ha impressionato il fatto che, per dimostrare la qualità del punto vendita, avesse esposto un cartello che specificava come tutti i prodotti utilizzati venissero dall’Italia. Essendo cresciuti in mezzo alla bellezza, noi spesso non ci rendiamo conto di quanto i nostri brand possano essere accolti con consenso anche soltanto per il fatto di essere italiani”.
Il Comitato Leonardo, nato su iniziativa comune dei senatori Sergio Pininfarina e Gianni Agnelli, di Confindustria e dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero, da ormai 30 anni ha infatti proprio come obiettivo principale la promozione della “Qualità Italia” nel mondo. “I 3 anni di pandemia ci hanno fatto capire quanto il virtuale sia fondamentale per espandere il Made in Italy anche in luoghi dove fisicamente faremmo fatica ad arrivare”.

Un’espansione che però deve tenere conto dei rischi derivati dall’Italian sounding, la pratica molto diffusa della promozione di prodotti Made in Italy che in realtà italiani non sono. “È un problema che affrontiamo da anni – racconta Todini – e che è davvero difficile da arginare. Bisogna distinguere, però, ciò che è imitazione e che provoca danni da ciò che è ispirato al Made in Italy e che quindi, in un certo senso, aiuta il nostro mercato”.
Secondo Todini, dopo i primi 8 mesi di governo, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si sta muovendo bene nella protezione dell’autenticità dei prodotti e delle imprese italiane. “Palazzo Chigi sta per mettere in campo un decreto importante sul Made in Italy. Il liceo del Made in Italy, ad esempio, sarà un percorso che insegnerà ai ragazzi a rendersi conto del substrato di cultura che ci rende unici al mondo, invogliando i giovani a investire su quella che anni fa avrei detto ‘il nostro petrolio’, ma oggi definisco ‘la nostra acqua pura'”.
Il Comitato Leonardo, da parte sua, si impegna a continuare l’attività di certificazione delle attività italiane. “Ogni anni diamo premi, riconoscimenti e borse di studio che spesso si trasformano in opportunità lavorative. Dal 1993 rappresentiamo un ‘bollino di garanzia’ per aziende che rappresentano le eccellenze del nostro paese. Per un cittadino straniero, acquistare un prodotto o un quadro italiano, così come bere un vino italiano, non significa soltanto detenere un oggetto di qualità, ma vivere un pezzo della nostra storia, della nostra cultura e mettere un piede nel nostro territorio. Il futuro del Comitato Leonardo è continuare su questa strada: promuovere l’Italia e attrarre nel nostro mercato sempre più investitori”.