Raccontare “Bearing Witness” significa ripercorrere alcuni tratti salienti della mia vita professionale. Il primo risale a due decenni fa quando il passaggio a Guantanamo per raccontare il carcere militare dove venivano rinchiusi i “nemici combattenti” di Al Qaeda mi lancia in una dimensione totalmente nuova, quella della guerra al terrorismo e quindi dei conflitti. Il secondo rimanda invece a dieci anni fa quando nel lontano Kazakistan, incontro per la prima volta Fausto Biloslavo.
Con lui ci eravamo sentiti spesso per mail e telefono, già da tempo era conosciuto come una specie di personaggio epico del giornalismo di guerra, un punto di riferimento. La sua prima missione risale al 1981 in Libano, quando fotografò Yasser Arafat venendo quasi investito dalla vettura del leader palestinese in fuga verso il porto di Beirut. Il suo scatto finì sulla copertina del Time Magazine.
Quel giorno ad Almaty è nato un sodalizio sul “fil rouge” della guerra che dopo poco tempo ci vedeva assieme sugli altopiani di Sinjar, nell’Iraq più estremo, a raccontare il genocidio degli Yazidi compiuto dallo Stato islamico di Abu Bakr al Baghdadi. Da allora non ci siamo più fermati. Libia, Iraq, Siria, Afghanistan e in ultimo Ucraina sono tra i tanti fronti condivisi con una produzione immensa di testimonianze che in parte prende forma proprio in “Bearing Witness”.

Quaranta anni di conflitti in presa diretta raccontati dalle prime linee delle prime linee di tutto il Pianeta toccando sempre con mano la disperazione degli ultimi. È questa l’essenza più intima della mostra fotografica che mette assieme gli scatti di Biloslavo e, per la parte più recente, quelli di chi vi scrive. Dall’Africa insanguinata dal post colonialismo e dalle faide intestine, al crocevia dell’Asia al Medio Oriente dannato, per poi fare ritorno in Europa con i conflitti nei Balcani e in Ucraina.
“Gli occhi della guerra siamo anche noi, giornalisti, fotografi, videomaker fatalmente attratti da conflitti di ogni sorta, dimenticati o alle porte di casa. Non possiamo starne lontani, perché i reportage e le guerre non sono solo una professione, ma la nostra passione e in qualche modo anche il nostro modo di vivere la vita”, spiega Biloslavo. “Bearing Witness” è un modo per ripercorrere i tratti salienti degli ultimi quaranta anni di storia divisi con lo spartiacque dell’11 settembre 2001.
Io quegli attacchi all’America li ho visiti con i miei occhi e da reporter ho raccontato come quella tragedia sia entrata a spinta nella storia dei conflitti del Nuovo Secolo, con la guerra al terrorismo, le primavere arabe e l’epopea dell’Isis.

“Bearing Witness”, curata da Giorgia Rivera, sarà in mostra presso l’Istituto Italiano di Cultura, diretto dal professor Fabio Finotti, dal 25 maggio al 23 giugno con una esposizione multimediale che oltre agli scatti di Biloslavo e miei vedrà la proiezione di video sulle nostre missioni di guerra.
Saranno inoltre esposti i nostro libri per conferire una aspetto di multimedialità a tutto tondo alla mostra. “Siamo orgogliosi di ospitare all’Istituto Italiano di Cultura di NY le fotografie di reporter coraggiosi che hanno testimoniato la tragedia della guerra mettendo in gioco se stessi”, spiega Finotti che presiederà l’inaugurazione prevista per giovedì 25 maggio alle ore 17.30 (le 23.30 in Italia) presso la sala ricevimenti dell’Istituto Italiano di Cultura di New York.