Davanti alla filiale della Signature Bank sulla 39ª strada è una mattinata caotica. I clienti entrano ed escono di continuo, gli sportelli sono sempre pieni e i dipendenti dietro il bancone hanno sul viso un sorriso forzato.
Poche ore fa l’istituto finanziario, specializzato nel settore delle criptovalute, è stato chiuso dalle autorità di regolamentazione statale a causa di quella che è stata definita “eccezione di rischio sistemico”. La paura di un effetto domino, tradotto in parole semplici, dopo che due giorni fa in California è crollata la Silicon Valley Bank.
“Tutti i depositanti della Signature Bank saranno risarciti” scrivono in una nota congiunta il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, la Federal Reserve e la Federal Deposit Insurance Corporation, ma i correntisti non sono convinti. Incontriamo Matthew, 47 anni, appena uscito da un breve colloquio allo sportello. “Ci hanno assicurato che non avremo problemi, che i nostri soldi sono al sicuro e che siamo garantiti, ma io non sono tranquillo. Mi ricordo nel 2008, dicevano tutti la stessa cosa e invece poi sappiamo com’è andata a finire”.
Matthew, che lavora in consulenza, dice di essersi svegliato inquieto per la prima volta da molti anni. “Sono fortunato, non ho problemi economici, eppure questa mattina quando ho aperto gli occhi mi sono preoccupato. La ragazza con cui ho parlato allo sportello è stata molto gentile, ha cercato di rassicurarmi. Anche per loro deve essere una giornata difficile”.
The American people and American businesses can have confidence that their bank deposits will be there when they need them.
— President Biden (@POTUS) March 13, 2023
Fondata nel 2001, la Signature ha sede nello Stato di New York con un patrimonio di 110 miliardi di dollari e depositi totali per circa 88,59 miliardi.
“Il sistema bancario statunitense è ancora resistente e poggia su solide fondamenta – continua la nota del Dipartimento del Tesoro – in gran parte grazie alle riforme attuate dopo la crisi finanziaria, che hanno garantito una maggiore tutela del settore bancario. Queste riforme, combinate con le azioni odierne, dimostrano il nostro impegno ad adottare le misure necessarie per garantire che i risparmi dei depositanti rimangano al sicuro”.
Joe Biden nel frattempo è intervenuto per rassicurare a sua volta gli americani sul fatto che i sistemi finanziari della nazione siano al sicuro, cercando di trasmettere calma dopo il rapido crollo delle due banche che fa temere a molti uno sconvolgimento più ampio. “I vostri depositi saranno lì quando ne avrete bisogno”.
Al momento Wall Street sembra resistere, con i listini americani che oscillano intorno alla parità: il Dow Jones perde lo 0,01% e il Nasdaq avanza dello 0,09%, mentre lo S&P 500 cede lo 0,13%. Discorso diverso, però, per le banche. First Republic perde il 77%, Western Alliance l’83%, Charles Schwab il 19,51%, PNC Financial l’8,67% e Us Bancorp il 10,40%. In calo anche i grandi istituti. JPMorgan va in negativo dello 0,61%, Bank of America del 3,06% e Citigroup del 5,61%.
Nel caos del momento è stata avviata anche la prima azione legale, con la società di consulenza e revisione KPMG finita nel mirino per aver promosso SVB e Signature Bank nelle settimane precedenti alla loro chiusura.