C’è chi lo ha chiamato “Il domatore di elettroni”, chi “il mago dell’elettricità”, chi più semplicemente “genio”. Di lui, Nikola Tesla, New York non si è dimenticata. È morto lì, in una fredda giornata di gennaio di 80 anni fa. In uno degli Hotel più iconici e fotografati del mondo, il New Yorker. L’inventore e l’art déco, 10 anni in due stanze, una per ufficio l’altra per il riposo, 3327 e 3328.
L’uomo dai due volti, quello che a Manhattan si è dedicato alla diffusione della conoscenza delle potenzialità dell’elettrificazione, e quello che a Bryant Park dava da mangiare ai piccioni, tanto che proprio lì sorge un corner a suo nome, tra la 40ma e Avenue of the Americas.
Era il 1891 quando il frutto delle ricerche l’inventore serbo-croato furono illustrate, in una sorta di spettacolo, sulla South Fifth Avenue. Lì mostrò a pubblico e giornalisti cosa , a suo avviso, si potesse ottenere con il sistema di corrente elettrica che aveva sviluppato dopo anni di studio a testa china sui libri.

In mezzo, però, ci sono anni di ostinazione, dedizione e, in parte, di lucida follia.
Tesla, poco più che adolescente, vinse una borsa di studio al Politecnico di Graz. L’illuminazione sulla corrente alternata, mai termine fu più appropriatogli arrivò che era ancora un ragazzo, mentre lavorava in una compagnia telefonica di Budapest. Tesla intuì che poteva esserci un modo per trasportarla via cavo per centinaia di chilometri.
Se ne convinse al punto che mollò tutto per andare a New York: voleva convincere il già noto Thomas Alva Edison della bontà della sua scoperta. Riuscì inizialmente a lavorare con lui, apportando modifiche alla sua dinamo. Ma Edison si rifiutò di pagarlo.
Così Tesla si licenziò e fondò, grazie ad alcuni investitori, una sua compagnia. Ma ci vollero ancora altri anni per riuscire ad occuparsi, come avrebbe voluto, di corrente alternata. Fino al 1887, quando grazie all’interesse della Western Union Telegraph Company riuscì ad accelerare la sua ricerca, a depositare brevetti e ad attirare l’attenzione dell’industriale George Westinghouse. Interessato ai brevetti di Tesla, li acquistò con la promessa contrattuale del pagamento un 2 dollari e mezzo per ogni cavallo vapore venduto.
Nacquero così le centrali elettriche americane, una trentina, che fornivano 130 città degli Stati Uniti. Fornivano energia elettrica a prezzi più vantaggiosi rispetto a quella di Edison, ma tra lui e Tesla nacque una spietata guerra basata sulla concorrenza. E mentre Tesla faceva di tutto per dimostrare a stampa e pubblico che le sue idee erano rivoluzionarie, e che si, potevano avere un grande futuro, Westinghouse si rivelò non essere affatto un suo amico.
Lo convinse a stracciare quel contratto in cambio di 216 mila dollari. Un nulla rispetto a quanto gli spettava. Quando accettò quelle misere condizioni, Nikola Tesla avrebbe già dovuto guadagnare 12 milioni e, in futuro, miliardi. Tutti gli altri suoi brevetti non gli fruttarono denaro a sufficienza per un fine vita decoroso. Westinghouse, alla fine, si limitò a pagargli il conto del soggiorno al New Yorker.

Sono trascorsi 80 anni da quando Tesla, oggi riconosciuto universalmente come colui a cui si devono la corrente alternata e i motori a induzione, morì nella sua piccola camera del New Yorker. Lì, a due passi da Penn Station, dal Madison Square Garden, da quella 34 strada che l’inventore percorreva ogni giorno per poi arrivare sulla Quinta e, a salire fino alla Public Library e il vicino Bryant Park, dove nel 1994, ricordando la sua passione per parchi e volatili, gli è stato dedicato un pezzo di strada, il Nikola Tesla Corner.
Si dice che una volta, nonostante fosse caduto in disgrazia, Tesla si adoperò per curare un piccione, che aveva perso un’ala, facendo realizzare per lui una protesi, spendendo duemila dollari.
Ma anche il New Yorker lo ricorda ancora. Nella hall c’è una scala mobile. Scendendo, c’è una piccola esposizione dedicata all’inventore. E’ aperta al pubblico ed è una finestra su un mondo che non esiste più. Tesla ha spento la luce 80 anni fa, ma la sua energia è più viva che mai.
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