3,5 milioni di dollari: è questa la sostanziosa somma di fondi statali che sarebbe stata in parte utilizzata da Cindy Tappe, ex direttrice finanziaria della New York University, per spese personali – tra cui la costruzione di una piscina da 80.000 dollari nel giardino di casa sua.
La 57enne è ora formalmente accusata dalla procura distrettuale di Manhattan di aver sottratto denaro dalle sovvenzioni del Dipartimento dell’Istruzione dello Stato di New York per un periodo lungo ben sei anni. Uno scandalo venuta a galla solo nel 2018, quando Tappe ha lasciato la NYU per trasferirsi alla Scuola di Medicina di Yale.
Secondo gli inquirenti non tutto il denaro sarebbe stato utilizzato indebitamente: alcuni dei fondi ‘rubati’ sarebbero stati in realtà usati per i costi relativi alle sovvenzioni e per rimborsi vari erogati al personale universitario. Ma all’appello mancano comunque quasi 660.000 dollari, che sarebbero invece finiti direttamente nel maxi-portafoglio di Tappe – che in quel periodo ha ristrutturato la sua casa di Westport, nel Connecticut, costruendovi una grande piscina.
La maxi-frode sarebbe iniziata con una sovvenzione di 23 milioni di dollari concessa dal Governo federale al Metropolitan Center for Research on Equity and Transformation della New York University – dove lavorava all’epoca Tappe. Il denaro, destinato a finanziare iniziative a favore degli studenti di inglese e i bambini con difficoltà di apprendimento, sarebbe stato parzialmente incanalato a diversi subappaltatori – tre dei quali avrebbero ricevuto circa 3,5 milioni di dollari in sovvenzioni grazie all’intermediazione di Tappe.
Secondo l’ufficio del procuratore, Tappe avrebbe poi preparato fatture fittizie su carta intestata per ciascuno dei tre subappaltatori, utilizzando infine due società di comodo per appropriarsi di gran parte del denaro.
Lunedì, presso la Corte Suprema di Manhattan, Tappe si è dichiarata non colpevole di una pletora di capi d’accusa, tra cui riciclaggio di denaro, furto aggravato, falso in atto pubblico e falsificazione di documenti aziendali. La donna attualmente non si trova in carcere ed è stata rilasciata senza cauzione. Massimo silenzio da parte della sua avvocata, Deborah Colson, che finora non ha rilasciato dichiarazioni.
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