Si è cenato davvero, al Renaissance Chelsea Hotel sulla 25ª strada, e lo si è fatto in compagnia di Bacco.
Da un’idea dell’Italian Trade Agency, in collaborazione con Colangelo&Partners, il format “Dining whit Bacchus” è arrivato a New York per fondere i piaceri della cucina internazionale con la varietà del buon vino italiano.
Dodici assaggi abbinati ad altrettante etichette, che hanno attraversato lo stivale da Nord a Sud. Dall’Isonzo del Friuli abbinato alla Ceasar Salad, passando per il Chianti Classico sposato con i formaggi e il Passito siciliano con bis di cioccolato di Modica.
L’obiettivo, come sottolineato dal Direttore dell’ICE Antonino Laspina, è spiegare ad un pubblico prevalentemente americano come i vini italiani possano adattarsi alla cucina di tutto il mondo. Uno scopo portato avanti da tempo, e che grazie alla collaborazione con Colangelo&Partners trova ora nuova linfa.
Il vino, vero protagonista della serata, ha avuto grande spazio. Ogni etichetta è stata accompagnata da un racconto preciso e una descrizione dettagliata delle caratteristiche del prodotto. Per facilitarne la comprensione anche ad un pubblico non esperto, sono state proiettate slide riassuntive complete di informazioni sulla produzione e sul gusto.

Tutto è iniziato ad esempio dal Prosecco Rosé DOC, creato partendo al 90% da uva Glera e al 10% da Pinot Nero e nato da una macerazione a freddo delle uve, seguita dalla fermentazione primaria a temperatura controllata di 16° C e da una secondaria in vasche pressurizzate di acciaio inox per due mesi. Il risultato è un frizzante fresco con sentori floreali di rosa e di violetta, oltre a note fruttate di lampone che arrivano dal Pinot Nero, e a dettagli di pesca e mela tipici dell’uva Glera. Ottimo se abbinato con una carne bianca e leggera, le Chicken Wings con cui si è aperta la serata newyorkese.
Quando berlo? Il pubblico americano ora sa anche questo. “Perfetto come aperitivo e per animare le feste”.
“Speriamo di aver fornito una migliore conoscenza della biodiversità e dei vini italiani – dichiara Gino Colangelo – sfatando il mito secondo cui ‘ciò che cresce insieme va insieme'”. Lo dimostrano alcuni accoppiamenti come pollo al curry e Greco di Tufo DOCG.
Il sapore forte delle spezie indiane si incastra bene con il profumo intenso e persistente derivato dall’uva campana. Con il Greco nel bicchiere, al naso si avvertono chiare sensazioni di frutta e al palato si percepisce acidità e mineralità tipiche di un vitigno coltivato a Tufo.
C’è un enorme mercato, gli Stati Uniti, dove il vino italiano può inserirsi e crescere. Tutto parte dalla consapevolezza dei consumatori: se i clienti conoscono il prodotto e sanno come utilizzarlo, sapranno anche riconoscerne la qualità e faranno alzare la domanda. Portando il Made in Italy sempre più in alto.