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L’ultimo palazzo di Norman Foster a New York

È a Park Avenue, piena Midtown, ed occupa un intero isolato. E c’è già chi ne ha affittato 16 piani alla cifra record di oltre $100 milioni

Maria Teresa ZoncabyMaria Teresa Zonca
L’ultimo palazzo di Norman Foster a New York

Office space at 425 Park Avenue (rendering)

Time: 3 mins read

Il potere a Manhattan si misura anche dalla location in cui si gestiscono gli affari. Ed oggi c’è un nuovo indirizzo nella lista dei palazzi intorno ai quali ruotano business milionari. Siamo al 425 di Park Avenue e il nostro sguardo va su, ai 47 piani di un edificio che occupa un intero isolato, come in quella zona non accadeva da più di 50 anni. È un’imponente riqualificazione di una costruzione degli anni ’50, che di piani ne aveva “soltanto” 32.

L’inaugurazione è di pochi giorni fa e non poteva non essere presente l’uomo che questo palazzo lo ha pensato, l’archistar Norman Foster. La sua società è la stessa che a Varsavia ha realizzato la torre più alta d’Europa, la Verso Tower, 310 metri di altezza. E l’architetto britannico si conferma una delle figure contemporanee più rilevanti. I suoi lavori sono conosciuti in tutto il mondo. La rivista AD ne elenca alcuni tra i più rappresentativi, dal grattacielo conosciuto come “The Gherkin” di Londra all’Apple Park di Cupertino, dal Reichstag Nuovo Parlamento di Berlino agli aeroporti internazionali di Pechino e di Città del Messico, fino al Viadotto di Millau in Francia.

Ma, per citare New York, non possiamo trascurare la “sua” Hearst Tower, a due passi da Columbus Circle. Alta 182 metri, è stata realizzata all’80 per cento con acciaio riciclato.
E allora restiamo qui, a Manhattan, per descrivere meglio l’ultima opera ingegneristica ed architettonica , che ha una lobby a tripla altezza e un attico altissimo, oltre a spazi verdi esterni.

Una curiosità in più? Tra gli studi di architettura che avrebbero voluto aggiudicarsi i lavori di riqualificazione dell’edificio ci fu anche la Zaha Hadid Architets.

425 Park Avenue in Manhattan, New York, seen in November 2021 (Epicgenius, Wikimedia Commons CC BY-SA 4.0)

Intanto vediamo in quale contesto si colloca il palazzo. È a due passi dal Seagram Building, icona che sorge tra la 52ma e la 53ma strada, progettato dall’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe. Qui, se vogliamo respirare un po’ di Italia, si insediarono anche gli uffici americani dell’Olivetti.

Quel tratto di Park Avenue, a ben guardarlo con il naso all’insù, è molto “Gotham City”, con i suoi palazzi dai riflessi verdi e azzurri. E il magico Waldorf Astoria poco distante. Ebbene, lo stesso Lord Norman Foster (ha ottenuto il titolo di barone nel 1999 ndr) dice che “il 425 Park Avenue celebra il suo contesto storico e l’eleganza sobria dei sui vicini punti di riferimento, spingendo allo stesso tempo i confini del design del luogo di lavoro e riflettendo lo spirito contemporaneo della città”. Un open space su Manhattan con un club esclusivo, The Diagrid, ad uso di coloro che nella torre lavorano. Ed anche questo club è un’opera d’arte, realizzata dall’artista giapponese Yayoi Kusama, con stanze private per la meditazione e una serie di servizi dedicati al puro relax. E poi ristoranti ed altri spazi privati ed esclusivi.

425 Park Avenue in February 2022 (Wikimedia Commons)

Ma chi è il primo illustre inquilino di 425 Park Avenue? La Griffin’s Citadel Securities dell’imprenditore americano Kenneth Cordele Griffin, il cui patrimonio supera i 31 miliardi di dollari. Pensate che la Citadel Securities occupa il 48 per cento del palazzo, ovvero 16 piani su 335.400 piedi quadrati, che tradotti sono oltre 31 mila metri quadri. L’affitto? Un record per New York, oltre cento milioni di dollari.

Il palazzo realizzato da Foster, i cui lavori sono cominciati nel 2016, è destinato prevalentemente a spazi di lavoro confortevoli ed a terrazze che si affacciano sulla città e su parte di Central Park. Perché se è vero che il futuro del business è ancora un’incognita, l’idea è che le grandi società, sull’onda di Griffin, torneranno a riportare i lavoratori negli uffici, e lo vorranno fare in un luogo in cui ritrovarsi è gradevole. E come dimostra il contratto multimilionario, le società di servizi finanziari di Manhattan sono quelle che spendono di più per gli affitti dei loro uffici. È a loro, ed ai loro dipendenti , che Foster ha pensato quando con il suo staff ha disegnato spazi aperti e vivibili.

Un pensiero, quello della sostenibilità e della vivibilità, che contraddistingue l’architetto, fondatore della Norman Foster Foundation di Madrid. È un luogo aperto alle idee e che guarda al domani, in cui si promuovono il “pensiero e la ricerca interdisciplinari per aiutare le nuove generazioni di architetti, designer e urbanisti ad anticipare il futuro”.

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Maria Teresa Zonca

Maria Teresa Zonca

Nata ad Aosta, è giornalista professionista e dal 1997 lavora per la Tgr Rai. Ha collaborato con La Stampa, La Repubblica, Il Messaggero, Il Mattino di Napoli, con Radio 105 e Radio Montecarlo. La sua passione è raccontare New York, città in cui si rifugia appena può.

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