Dopo due lunghissimi giorni di viaggio, venerdì mattina è arrivata a New York un’altra serie di autobus carichi di immigrati clandestini deportati dal confine meridionale, inviati nella Grande Mela dal governatore repubblicano del Texas Greg Abbott. Salgono così a circa 6.000 i migranti arrivati nella città sull’Hudson dal Lone Star State nelle ultime settimane.
Al momento dello sbarco al terminal degli autobus di Port Authority, si è subito messa in moto la macchina della solidarietà coordinata da City Hall e volontari: ai passeggeri è stata messa a disposizione l’assistenza linguistica degli interpreti, mentre è iniziata al contempo l’ardua ricerca di un tetto per le prossime notti.
Ardua poiché sono già più di 50.000 i senzatetto che, per varie ragioni, passano la notte nei rifugi (shelters) newyorkesi. La capacità è ormai satura, e diventa perciò impossibile fornire alloggio a tutte le persone in difficoltà. Un obbligo di ospitalità che a New York non è solo di natura morale ma soprattutto legale – dato la Grande Mela è l’unica città d’America ad aver sancito il “diritto all’alloggio“, ovverosia il diritto (e il conseguente dovere di City Hall) a fornire un alloggio dignitoso e adeguato entro le 4 del mattino a chiunque sia senza fissa dimora, come sancito nel landmark case del 1981 Callahan vs. Carey.
Gary Jenkins, commissario ai servizi sociali della città di New York, ha dichiarato in un’intervista alla CBS: “Immaginate di andare a New York su un autobus con pochi mezzi e di scendere da quell’autobus senza nulla”. “(I migranti) lasciano l’autobus disidratati e alcuni di loro hanno bisogno di assistenza medica”, ha aggiunto, “abbiamo persino avuto un visitatore che è risultato positivo al test COVID al suo arrivo”, ha dichiarato Jenkins.
A fine luglio, alcune ONG hanno fatto notare che la legge potrebbe essere stata violata in un centro di accoglienza del Bronx, dove alcuni ospiti avrebbero dormito a terra. Circostanza che ha fatto scattare un’indagine proprio contro Jenkins.
“È falso. È un’accusa falsa”, ha detto Jenkins. “Nel giro di un’ora, ho fatto sapere al vicesindaco che avevamo quattro famiglie che non erano state collocate entro le 4 del mattino. La mia personalità e la mia etica lavorativa è quella di non nascondere nulla”, si è difeso.
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