I casi di poliomielite che continuano a essere segnalati iniziano a preoccupare gli abitanti di New York. Secondo le autorità sanitarie locali “potrebbero esserci centinaia o addirittura migliaia di casi non diagnosticati”.
Infezioni sommerse, come le chiama Patricia Schnabel Ruppert, commissaria alla Salute della contea di Rockland, dove il mese scorso è stato segnalato il caso di un uomo non vaccinato che ha riportato una paralisi da polio.
Per la donna, la comparsa della polio è stato uno shock. Mai si sarebbe assettata di vederla negli Stati Uniti, e la sua ansia è accentuata dal fatto che, come racconta, “se si osserva un caso di paralisi da polio significa che non c’è una sola infezione”, perché “l’incidenza della forma di poliomielite che dà paralisi è inferiore all’1%”, mentre “la maggior parte dei casi sono asintomatici o lievemente sintomatici, e questi sintomi spesso vengono ignorati”.
Da qui la facile conclusione: per poter osservare una paralisi devono esserci centinaia, o anche migliaia di casi in città. Gli scienziati, aggiunge la commissaria, sono al lavoro per cercare “un collegamento” tra il caso di New York e le tracce di poliovirus trovate nelle fogne di Londra e Gerusalemme, dopo che il sequenziamento del genoma virale è stato condotto su campioni provenienti dalle tre località ed è emersa una correlazione.
“Non si tratta solo di New York – avverte Ruppert – Questo è un problema molto serio per il nostro mondo globalizzato e dobbiamo tutti assicurarci che le nostre popolazioni siano adeguatamente vaccinate”.
Il virus è pericoloso, perché è in grado di attaccare i nervi della colonna vertebrale e della base del cervello, eventualità che, come nel caso riscontrato a 50 chilometri a nord di Manhattan, può provocare paralisi.
Squadre sul campo sono state inviate in queste zone per incoraggiare all’immunizzazione anti-polio, in particolare per quanto riguarda i bambini.