Dopo il massacro di Uvalde, in Texas, dove sono stati uccisi 19 studenti e due insegnanti alla Robb Elementary School, i funzionari di New York stanno valutando la possibilità di chiudere le porte principali delle scuole pubbliche, attualmente tenute aperte in caso di emergenza.
A dichiararlo, in una conferenza stampa con il sindaco Eric Adams, è stato lo Schools Chancellor David Banks. “Sentiamo tutti la necessità di fare di più in questo momento ed è per questo che stiamo valutando la chiusura delle porte quando i nostri studenti sono in classe, oltre all’obbligo di identificazione dei visitatori che vogliono entrare a scuola”.
Jenna Lyle, portavoce del dipartimento dell’istruzione della città, ha reso noto l’avvio dei lavori in collaborazione con la FDNY e la NYPD “per esplorare tutte le opzioni possibili e assicurarsi che le nostre scuole rimangano il più sicure possibile”.
Nonostante questo, alcuni genitori pensano che chiudere gli ingressi non sia una soluzione efficace. “Credo che il problema sia che ogni volta che parliamo di come rendere sicuri i nostri figli, cerchiamo di creare una fortezza – ha detto Anne Miller, genitore della PS 107 di Brooklyn – La domanda non dovrebbe essere se chiudiamo o meno una porta, ma se stiamo costruendo una società che sia sicura per loro”.

Christine Ramirez, genitore del Bronx, ha detto di essere combattuta, in bilico tra il mondo in cui teme che i suoi figli vivano e quello che vorrebbe avessero. “Non voglio che debbano chiudere la porta a chiave, è molto frustrante e triste per me”.
Anche perchè, fanno sapere i diretti interessati, chiudere le porte non è così semplice. Un preside di Brooklyn fa notare come i genitori lascino spesso i bambini in ritardo o li vadano a prendere in anticipo, dando vita a un flusso costante di persone che entrano ed escono dagli edifici. “Per ognuna di queste cose, il campanello suonerebbe e qualcuno dovrebbe andare ad aprire”.
Un’assistente del preside di una scuola media del Bronx ha detto invece che, secondo lei, bloccare le porte d’ingresso manderebbe un messaggio sbagliato agli studenti e alla comunità. “Stiamo escludendo persone che non sono il problema, e ancora una volta gli studenti di colore sono sottoposti a maggiori restrizioni”.
Secondo la donna, il vero problema rimane la sicurezza degli studenti fuori dalla scuola. “Ho paura che i miei figli vengano colpiti per strada da proiettili vaganti? Sì. Ma cosa stiamo facendo a questo proposito?”.
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