In un grazioso appartamento sulla 23ª strada, Riccardo Illy ha presentato a New York il suo nuovo libro The Art of Excellent Products: Enchanting Customers with Premium Brand Experiences. L’evento faceva parte di una nuova intesa tra la NIAF e il Gruppo degli ex Bocconiani che insieme presentano eventi italiani a New York. Intervistato dalla nota storica del cibo, l’autrice Francine Segan, davanti all’imprenditore triestino un pubblico variegato di professionisti italiani e americani.
Chariman del Polo del Gusto (la holding delle attività diverse dal caffè del Gruppo illy) con un passato in politica come sindaco di Trieste e, Presidente del Friuli Venezia Giulia e deputato, Illy ha raccontato e condiviso i principi aziendali che hanno portato al successo internazionale della sua azienda nota in tutto il mondo per il suo marchio di caffé di qualità.
“La nostra convinzione è che ciò che facciamo non sia per noi stessi, ma per persone che non conosceremo mai, tra decenni o secoli o millenni, e questa credo sia la chiave per tutto ciò che riguarda il modo di fare business in Italia”.
Una mentalità che privilegia la qualità, rispetto ai profitti a breve termine e che vede nella sostenibilità ambientale l’unica via per evitare che il mondo nel quale viviamo si degradi in modo irreversibile.
“Durante l’era di Starbucks e Coffee Bean, illy è rimasta ai vertici dell’industria del caffè utilizzando i principi e i valori chiave del business made in Italy”.

Ma che importanza ha il “Made in Italy” nella vendita di prodotti all’estero? Quando lo abbiamo chiesto ad Illy, lui non ha avuto dubbi. La sua famiglia ha origine ungherese e ammette senza problemi che, se lo stesso prodotto messo in commercio oggi fosse distribuito con il marchio “Made in Hungary”, la resa commerciale sarebbe decisamente minore.
Quando gli abbiamo chiesto se illy aggiusti il suo prodotto al gusto internazionale, e se il caffé esportato negli USA abbia un gusto diverso da quello italiano, ci ha detto: “Ma certo, lo facciamo anche in Italia: al Nord piace meno tostato, mentre al Sud deve essere più forte. La miscela, però, rimane sempre la stessa”.
La guerra in Europa: quanto preoccupa un’azienda come illy? “Sicuramente tanto, ma siamo anche preparati a far fronte alle esigenze del momento. Useremo infatti molta più flessibilità negli obiettivi che erano stati programmati per quest’anno”.
Il marchio illy ha l’obiettivo di crescere ancora e proprio in quest’ottica sta portando avanti una serie di investimenti sempre attinenti al mondo del gusto: dal cioccolato Domori, fino ai vini di Mastrojanni.