Un uomo è ricercato per aver sparato a sei persone, tre a Washington DC e tre a New York, nelle ultime settimane. Due di questi, uno per ogni città, sono morti in seguito all’attacco subito. Sembrerebbe che tutte e sei le vittime non avessero fissa dimora e, a detta dei due dipartimenti di polizia, il collegamento tra gli attacchi sarebbe chiaro per via delle azioni compiute dal criminale nei due casi, delle similarità nel profilo delle vittime, e di alcuni indizi trovati sulle scene del crimine.

Il primo attacco è avvenuto il 3 marzo, alle 4 del mattino, quando le autorità hanno portato un uomo in ospedale con ferite da arma da fuoco non mortali. Poi l’8 marzo, all’1.20 di notte, un’altra vittima è stata trovata nelle stesse condizioni. Il giorno successivo, però, un’agente di polizia ha assistito ad un incendio e, dopo che i pompieri sono riusciti ad estinguerlo, il corpo senza vita di un uomo è emerso dalle ceneri. L’autopsia ha mostrato che anche questa vittima aveva una ferita da arma da fuoco, ed una dovuta ad una pugnalata. I nomi delle tre vittime della capitale non sono stati rilasciati.
Questo sabato, poi, l’aggressore si sarebbe spostato a New York dove ha sparato a due homeless nella parte Sud di Manhattan, ad un’ora di distanza l’uno dall’altro. Il primo, 38 anni, è stato ricoverato in condizioni stabili. Il secondo, un 43enne, è stato trovato morto nel quartiere di Tribeca. L’NYPD ha ottenuto un video di sorveglianza che mostra brevemente il sospettato.
Il sindaco Eric Adams ha commentato l’accaduto, definendolo “raccapricciante”. “Le due persone alle quali hanno sparato dormivano per strada. Non stavano commettendo un crimine, stavano solo dormendo, – ha detto durante una conferenza stampa. – Dobbiamo trovare questa persona e ci serve l’aiuto dei newyorkesi”.

I sindaci delle due città, Adams e Muriel E. Bower, hanno poi pubblicato una dichiarazione congiunta in relazione ai crimini.
“L’aumento della violenza armata ci ha sconvolti tutti ed è orribile sapere che c’è qualcuno, là fuori, che cerca deliberatamente di ferire i gruppi che sono già più vulnerabili. Mentre le forze dell’ordine lavorano velocemente per individuare il sospettato, spingiamo tutti i residenti senzatetto a cercare un rifugio… Ci spezza il cuore ed è tragico pensare che oltre a tutti i pericoli che vivono i senzatetto, si aggiunga un assassino a sangue freddo. Siamo sicuri che troveremo il sospettato e la polizia lo terrà in custodia”.

Purtrpoppo però, non tutti gli homeless decidono di recarsi nei rifugi. Alcuni perché temono i soprusi, altri perché soffrondo di problemi di salute mentale. Proprio in queste settimane la California, stato dove risiede il 20% di tutti i senzatetto del paese, sta spingendo un programma che fornirebbe assistenza psichiatrica, medicinali e terapisti a questa comunità. Si calcola, infatti, che la salute mentale sia tra i principali motivi che porta le persone a rimanere per strada e a non trovare un’abitazione adeguata.
“Non c’è compassione nello scavalcare le persone nelle strade e sui marciapiedi, – ha detto il governatore della California Gavin Newsom. – Potremmo tenerci per mano, fare una fiaccolata, parlare di come dovrebbe essere questo mondo, o possiamo prendere la responsabilità nelle nostre mani ed implementare le nostre idee, che è quello che scegliamo di fare qui”.