Anche se molti non assocerebbero immediatamente New York alla fauna selvatica o al birdwatching, i parchi, gli spazi verdi e i tratti di lungomare della Grande Mela – 578 miglia – sono tra i migliori luoghi al mondo per osservare gli uccelli. Basta che i newyorkesi salgano in autobus, metropolitana o traghetto per raggiungere luoghi di birdwatching di prim’ordine in tutti e cinque i boroughs: Central Park, a Manhattan; il Jamaica Bay Wildlife Refuge, nel Queens; Pelham Bay, nel Bronx; Prospect Park, a Brooklyn; e la Mount Loretto Unique Area, a Staten Island. Centinaia di specie di volatili possono essere scorte nelle suddette aree e in molte altre sparse per la città, e le varietà cambiano costantemente durante tutto l’anno.
La straordinarietà del birdwatching, a New York, è dovuta a una combinazione geografica, topografica e di diversità di habitat unica al mondo: la Grande Mela è uno dei luoghi in cui si concentra la rotta migratoria degli uccelli dell’Atlantic Flyway, mentre la variegata ecologia del porto fornisce l’ambiente ideale per la nidificazione di un’ampia gamma di uccelli canori, acquatici e rapaci. “Nel caso dei falchi pellegrini, sono le sporgenze degli alti edifici che fungono da scogliere, dove essi possono nidificare in maniera protetta”, racconta Pat Leonard, portavoce del Cornell Lab of Ornithology di New York. Lo stesso vale per altre specie di uccelli che vivono in città, in quanto i grattacieli offrono riparo dai predatori, aggiunge l’esperto.

Per decine di migliaia di anni, dalla fine dell’ultima era glaciale, gli uccelli sono migrati verso e attraverso l’area metropolitana di New York. Risultato: oggi si contano, nei cinque distretti, più di 495 specie diverse. Si tratta di un ecosistema elaborato, e la complessità ecologica smentisce la reputazione cittadina di “giungla di cemento”. Central Park, in particolare, è considerato uno dei migliori punti di birdwatching nell’emisfero settentrionale: più di 200 specie di uccelli visitano l’immenso parco ogni anno, e sfruttano lo spazio verde in mezzo ai fitti edifici cittadini. Gli appassionati si dirigono verso la Ramble – un’area densamente boscosa con sentieri erranti – per proseguire fino a North Woods. Ma anche Brooklyn è fiorente dal punto di vista ornitologico: nel cimitero di Green-Wood, – riporta Annie Novak – “quando si entra dal cancello principale, l’arco in stile neogotico è punto di nidificazione per i rauchi parrocchetti monaci” (una specie argentina introdotta accidentalmente a New York negli anni ’60).
I birdwatchers di tutto il mondo – anche se negli ultimi due anni le visite straniere sono diminuite – si affollano per assistere alle migrazioni primaverili e autunnali. Ma osservare gli uccelli è anche in inverno, tra i rami spogli, un’attività assai amata in città: le anatre, come lo smergo incappucciato, compaiono proprio perché i corsi d’acqua di New York di solito non si congelano. Kellye Rosenheim – educatrice del New York City Audubon – racconta che “d’inverno le varietà acquatiche sono imperdibili, così come gli uccelli residenti, oltre a quelli che non migrano”. Quest’anno alle specie urbane comuni – il passero domestico, il piccione selvatico, lo storno europeo, il Blue Jay, il Northern Cardinal, l’American Robin e il Mourning Dove – “si sono aggiunte due specie rare: la civetta delle nevi, a Central Park, e il Western Tanager, al Carl Schurz Park” (si ipotizza infatti che, a causa di una tempesta, il Tanager non sia volato a sud, verso il Messico, e abbia invece virato a est).

Il birdwatching nasce più di un secolo fa, alla fine dell’Ottocento, e gli unici strumenti davvero essenziali per praticarlo sono un binocolo, una guida per il riconoscimento delle specie e tanta pazienza. Fatta eccezione per il suono di sottofondo, identificarli dai loro canti è sempre stato difficile: ogni specie di uccello ha una gamma di vocalizzazioni, che possono avere inflessioni regionali, proprio come le persone parlano con accenti e intercalari differenti. L’app Merlin Bird ID – sviluppata dal Cornell Lab of Ornithology, leader mondiale nello studio dei volatili – consente agli utenti di identificare gli uccelli tramite il canto. Molto utilizzata in città, è stata creata proprio per imparare tale abilità. “Non c’è nessun altro dispositivo in grado di identificare il suono frettoloso di un Marsh Wren da quello tranquillo dei passeri, in modo così accurato”, riporta Pat Leonard.

Sia i principianti che gli esperti lo ritengono uno strumento molto utile, e anche se “non esiste un modo giusto per godersi le melodie degli uccelli che sia efficiente per tutti – sostiene l’educatrice al canto Lily Lasovick, di Audubon –, a New York è molto divertente: nei parchi è impossibile non imbattersi in altri birdwatchers, amichevoli e disposti a condividere le conoscenze”. Un’attività perciò benefica per la salute umana, così come un indicatore importante della salute cittadina. L’eccellenza scientifica e l’innovazione tecnologica sono strumenti indispensabili per far progredire la comprensione della natura: “Quello che accade agli uccelli accade anche agli umani; sono tra i migliori rilevatori della salute ambientale”.
Negli ultimi anni, a causa delle forti piogge, un gran numero di specie è stato costretto ad atterrare bruscamente in città – un fenomeno noto come “fall out“. Se ciò, da un lato, ha permesso di fruire di esperienze di birdwatching uniche (osservare e studiare diversi generi, tutti in una volta), dall’altro è segno di come i cambiamenti climatici influiscano sulle migrazioni. New York è una sosta sicura per le lunghe traversate compiute dai volatili migratori, lungo i corridoi aerei che collegano i continenti, ed è necessario salvaguardare questa preziosa attività, per il monitoraggio in città della biodiversità. E per la salute di tutti noi.