Il Belcanto italiano approda a Manhattan con due concerti della soprano Orietta Manente che si terranno presso la Art Gallery Saphira&Ventura di New York il 4 e l’8 dicembre, in seno all’esposizione di opere d’arte “Contemporanea” organizzata dal MACO Museum di Veroli (Frosinone). La Ciociaria è anche la terra che ha dato i natali alla cantante che, dal piccolo borgo di Arpino, la Città di Cicerone, è assurta alle vette della lirica internazionale intraprendendo, dopo aver vinto il concorso per Soprano dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, una brillante carriera operistica. I recital della soprano, che si distingue anche per aver esplorato anche il repertorio contemporaneo, incidendo prime esecuzioni assolute di Maestri contemporanei come Roman Vlad, Aldo Clementi, Francesco Pennisi, Antonio d’Antò e Ennio Morricone, con cui si è esibita per anni, spazieranno da celebri arie tratte da Opere di Puccini, di cui si è appena celebrato l’anniversario di morte, a omaggi a standard americani come Summertime e New York New York, passando per i classici della canzone napoletana.
Cosa l’ha spinta a volersi esibire negli Stati Uniti?
“Sono stata invitata a cantare nell’ambito di “Contemporanea”, l’esposizione di opere d’arte che si terrà presso la Art gallery Saphira & Ventura dal 4 al 18 dicembre. Per dare più importanza alle esposizioni collaboro con il MACO Museum da qualche anno, ho cantato in altri concerti che ho tenuto nell’ambito di altre esposizioni d’arte.
Cantare a Manhattan comunque per me rappresenta una nuova sfida in cui dovrò trasmettere emozioni ad un pubblico per me nuovo da conquistare e ammaliare. Il consenso, l’applauso e l’affetto del pubblico sono la linfa vitale dell’artista”.
Cosa accomuna lo spirito melodico italiano a quello americano?
“Intanto va ricordato che le melodie sono tutte scritte sul pentagramma qualunque sia la loro nazionalità ed il cantante deve poterle interpretare in modo tale da raggiungere il cuore dell’ascoltatore e la sua intera sfera emotiva. Io riesco ad essere trasversale tra i vari repertori grazie alla duttilità ed alla interpretazione non comuni che mi contraddistinguono maturate con lo studio e l’esperienza”.
Perché le arie italiane continuano ad essere così tanto amate dal pubblico di tutto il mondo?
“L’Opera è nata in Italia! Detto questo, chiunque ha tentato di emulare i nostri Maestri compositori così come avviene per tutto ciò che è made in Italy. Lo stile ed il buon gusto italiano non sono clonabili”.
Individua una linea di continuità fra le ultime generazioni di compositori italiani e la grande tradizione musicale del passato?
“Sì, c’è una continuità. Le Opere del passato restano uniche come i capolavori di Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, ma comunque la vena artistica dei protagonisti ha evidentemente condotto a nuove forme di espressione permeate fisiologicamente dalle influenze delle epoche che si sono avvicendate. Andando a teatro a vedere un’Opera del passato di Puccini, Verdi, Rossini si percepisce la trasposizione in tempi più moderni dovuta alla visione attuale del regista e dello scenografo”.
Lei è anche una docente di canto di grande esperienza. Tiene a sottolineare che i suoiinsegnamenti sono orientati verso uno stile di vita sano che preservi il talento naturale. Quanto conta il talento, e quanto lo studio, per chi ambisce a una brillante carriera musicale come la sua?
“Per costruire una carriera il talento non basta, sono ecessari l’impegno nello studio, la passione che aiuta a superare le fatiche dello studio e migliorarsi sempre giorno dopo giorno alla ricerca di nuovi traguardi in cui credere. Nell’arte non esiste un traguardo da potersi considerare raggiunto”.