Oltre ai camioncini di gelato che tintinnano e i bambini che ridono mentre corrono attraverso un idrante aperto, il raschiare delle ruote contro l’asfalto degli skate, quest’anno è tra gli inconfondibili suoni dell’estate di New York. Durante la quarantena nella città, poche attività sono esplose in popolarità come lo skateboard, forse secondo solo alla cottura del pane a lievitazione naturale. Gli acquisti delle attrezzature per praticarlo sono quasi raddoppiati da febbraio a giugno dell’anno scorso. Andare in giro all’aperto su una tavola a quattro ruote, volare e cadere a terra, è stata l’attività di isolamento perfetta.

Numerosi sono gli skatepark che nasconde la città e molti di questi si possono scoprire seguendo l’account Instagram di Lanna Apisukh, la famosa fotografa, che dal 2018 cattura gli skateboarder della metropoli. Uno sport a lungo rinnegato e dominato prevalentemente dagli uomini, (spesso perché più pagati delle donne) negli ultimi anni è diventato sempre più alla moda e inclusivo. “La Comunità degli skater della città è ricca, ci sono pattinatrici asiatiche, latine, nere, queer”, ha dichiarato di recente Lanna al New York Times.
Chi fa skateboard è spesso costretto a “inventarsi” delle piste dove potersi allenare, sia per la mancanza di strutture che per il bisogno di molti di evitare le infrastrutture che interferiscono con il loro senso di libertà. Per questa esigenza, il numero di skatepark è in aumento tanto da caratterizzare il paesaggio urbano della Grande Mela. Se prima gli skateborder erano costretti a relegarsi in luoghi desolati, oggi i funzionari hanno inaugurato due nuovi parchi a Brooklyn, uno a Manhattan e un altro nel Queens. Sono in totale 39 gli skatepark gestiti dal dipartimento dove è possibile dar prova delle proprie spericolate abilità.
Per la prima volta, incluso anche tra i nuovi sport delle olimpiadi di Tokyo, si è trasformato nell’indiscusso protagonista della scena internazionale. Momiji Nishiya e Sakura Yosozumi, entrambe giapponesi, sono le prime donne al mondo a vincere una medaglia d’oro olimpica nello skateboard. Alexis Sablone la skateboarder americana, ha detto ai microfoni che “questi prodigiosi risultati femminili possono finalmente inspirare le ragazze di tutto il mondo a prendere uno skate”. “Siamo senza dubbio in una fase di boom”, ha invece affermato Ian Clarke, fondatore del N.Y.C. Skateboard Coalition.
Ancor prima di essere uno sport, lo skateboard è stato (e per molti continua a essere) una controcultura e un insieme di convinzioni, approcci e atteggiamenti. “Puoi essere della Palestina, del Giappone, del Cile – il fatto che tutti noi skateiamo è qualcosa che ci connette oltre il linguaggio. È uno strumento che da sempre crea comunità”, ha dichiarato la skater Jada. Ci sono poi organizzazioni come Quell, Late Skate, Sk8 Babes e Skate Like a Girl che tengono eventi con l’obiettivo di creare uno spazio di connessione, per offrire l’opportunità di imparare nuove tecniche e scambiare gli attrezzi.

Un dipendenza all’adrenalina quindi che regala una sensazione di spensieratezza e libertà anche se gli incidenti non mancano.
Lo skateboard è uno sport che ha bisogno di molto allenamento e pratica. Si impara soprattutto attraverso gli errori, e sono proprio i più piccoli che fin da subito riescono ad ascoltare il loro corpo e i loro movimenti fino a trovare la giusta coordinazione. Insomma, negli skatepark si cade spesso, questo perché in parte rappresentano quei paesaggi sociali che insegnano i valori della fiducia, dell’indipendenza e della tenacia; tutti quei dolori e quelle gioie che allenano alla vita.