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Dramma e crimine d’inizio novecento negli Hotel Chatwal e Evelyn di New York

Un viaggio tra alcuni boutique hotel del centro città tra omicidi, sesso, arte e la ricerca del lusso di attori, artisti e businessmen famosi

Renato GrussubyRenato Grussu
Dramma e crimine d’inizio novecento negli Hotel Chatwal e Evelyn di New York

The Evelyn Hotel today, on 27th Street. (Photo: Hotel's website)

Time: 6 mins read

Il detective privato della pulp fiction Nick Carter sarebbe stato euforico nell’indagare su quello che fu ribattezzato come il processo del secolo. Un intrigante triangolo tra una giovane e bellissima modella, un milionario folle e sadico e un famosissimo architetto snob, che fu ucciso nel 1905 nel magnifico Madison Square Garden da lui stesso progettato. Aggiungiamo poi nel mix alcuni suicidi ed ecco la storia avvincente di due splendidi ma poco conosciuti boutique hotel di New York: il Chatwal e l’Evelyn.

La facciata del Chatwal Hotel di New York
Copertina di un fumetto sul detective provato Nick Carter.

Evelyn Nesbit era una giovane e bellissima modella della Pennsylvania,  corista e attrice di Broadway, che durante il primo decennio del 1900 era considerata una delle celebrità più affascinanti che Gotham avesse mai visto. Era apparsa su Vanity Fair e Cosmopolitan e aveva posato per campagne pubblicitarie di Prudential Life Insurance e Coca Cola ma, all’età di sedici anni, non era né cosmopolita né tantomeno prudente e stava innocentemente suscitando l’ammirazione dei suoi spettatori oltre che attirare la pericolosa l’attenzione di ricchi predatori. Tra i suoi primi e irrefrenabili ammiratori vi era Stanford White che, a quel tempo, aveva ben tre volte la sua età.

Fotografia della giovane modella Evelyn Nesbit a inizio ‘900.

L’ intoccabile privilegio dei bianchi.

Stanford White era il sofisticato architetto nonché archistar dello studio architettonico McKim, Mead e White che aveva progettato per l’establishment di New York molti edifici importanti, tra i quali il Washington Square Park Arch, la Pennsylvania Station, la New York Public Library e la Columbia University. White era anche noto per la sua morbosa attrazione nei confronti di ragazze minorenni. Evelyn venne attirata da Stanford White nel suo appartamento, e mentre si dondolava sensualmente da una famosa altalena di velluto fu drogata e abusata sessualmente. Sebbene Evelyn non fosse stata l’unica ragazza di cui Stanford aveva abusato, fu certamente quella che lo fece sapere al mondo intero.

Il triangolo amoroso: Evelyn Nesbit, Harry Kendall Thaw e Stanford White.

Evelyn ebbe una relazione di circa due anni con Stanford finche non incontrò il sadico e squilibrato milionario Harry Kendall Thaw. Nella sua mente contorta, Thaw odiava Stanford White perché lo riteneva responsabile per la sua esclusione dall’élite di New York. Entrambi gli uomini intrattennero una relazione parallela con Evelyn fino a quando Thaw riuscì a convincerla a sposarlo nel 1905, anno in cui Stanford stava costruendo il Lambs Club. Nel 1906, durante un evento sul rooftop del magnifico Madison Square Garden, all’angolo di Madison Square, Thaw si avvicinò a Stanford e gli sparò in pubblico. Tuttavia, durante quello che fu definito il primo “processo del secolo”, Thaw fu dichiarato non colpevole per infermità mentale.

L’articolo di giornale del 1906 che parla dell’assassinio di Stanford White.

Stanford White aveva il suo ufficio all’interno del Lambs Club, il club considerato da attori e intrattenitori come la propria casa. Si trattava di un elegante edificio posizionato tra 129-130 West 44th Street e Times Square che Stanford aveva progettato in stile neo-georgiano con mattoni, marmo, terracotta e decorato con una fila di teste di ariete bianche e raffinate colonne di marmo. Durante un certo periodo storico New York contava tre diversi club di attori: il Lambs Club, il Friars Club e il Players. È stato George S. Kaufman che, cercando di chiarire la situazione, avrebbe detto: “I Players sono dei gentiluomini che cercano di essere attori, i Lambs sono attori che provano ad essere dei gentiluomini e i Friars non sono né gentiluomini né attori ma cercano di essere entrambi”.

L’ingresso del Lambs Club, costruito da Stanford White nel 1906.

Quando fu trasformato in albergo, il Lambs Club aveva probabilmente già ospitato tra le sue mura molti più ospiti famosi di quanto non avessero fatto la maggior parte degli hotel della zona e, sebbene i membri fossero chiamati “agnelli”, c’era più di un “Re Leone” tra gli attori del club, considerando che Charlie Chaplin, Irvin Berlin, John Wayne, Fred Astaire e Spencer Tracy ne erano membri. È curioso, tuttavia, che in un club pieno di attori di talento il ruolo principale nella storia venne alla fine interpretato dal suo architetto.

La maledizione continua. Nel 2010, il Lambs Club fu trasformato nel Chatwal Hotel e, mentre l’elegante facciata è stata lasciata intatta, l’interno del club è stato svuotato e successivamente rinnovato in uno stile Art-Deco contemporaneo, con un’ampia profusione di mobili progettati su misura in ogni stanza, pareti coperte in pelle scamosciata e armadi rivestiti in pelle.

Connessioni politiche e contributi illegali, insieme ad accuse di droga legate al jet-set, alimentarono gli scandali che coinvolsero i proprietari dell’hotel Chatwal, Sant Chatwal e suo figlio Vikram Chatwal. A loro erano legati famosi politici come i Clinton, così come la top model Kate Moss e l’attrice Lindsay Lohan che si diceva fosse la fidanzata di Vikram. Ma Vikram non era Stanford e Lindsay non era Evelyn, quindi alla fine, anche se la temperatura era piuttosto alta, nessuno venne ucciso.

Gotham avrebbe dimenticato il nome di Evelyn se non fosse stato per un particolare hotel vicino a Madison Square che venne ribattezzato Evelyn Hotel in suo onore. Quando fu costruito, l’Evelyn si chiamava l’Argyle Hotel ma quel nome non durò a lungo, e all’inaugurazione ufficiale nel 1905 l’hotel fu chiamato il Broztell hotel.

L’ingresso originale del Broztell hotel a Manhattan.

Il Lambs Club e il Broztell avevano una cosa in comune: entrambi si rivolgevano ad una clientela del mondo dell’arte e dello spettacolo, che a quei tempi era considerata particolarmente spregevole dalla pretenziosa alta società di New York.

Il New York Times riferì come nel 1906 Daniel Ritchey rischiò addirittura di perdere l’hotel quando, dopo essere stato arrestato per una scazzottata con un altro broker avvenuta sulla strada di fronte al Waldorf Astoria Hotel sulla 34a, fu costretto a darlo in cauzione.

Fotografia di una parte della lobby dell’Evelyn Hotel, prima chiamato Broztell Hotel.

Nel 1912, il detective Nick Carter sarebbe stato allettato all’idea di indagare sul suicidio della signora Blanche Carson, una donna di una famiglia molto nota di Los Angeles che si era appena registrata al Broztell Hotel di ritorno da un giro per il mondo. La stessa era anche appena stata accusata di contrabbando, per avere illegalmente importato negli Stati Uniti perle e gioielli per un valore di $ 20.000 e poco dopo il check-in fu ritrovata impiccata e penzolante dalla finestra della sua camera d’albergo che si affacciava sulla strada principale.

Nel frattempo i casi interessanti che avrebbero potuto attirare l’attenzione del detective Carter continuavano ad accumularsi. Nel 1920 una segretaria del consolato svedese si suicidò con un’overdose di morfina e nel 1921, come riportato dal New York Herald, un altro ospite del Broztell, Robert Rosenfeld, fu trovato morto dopo aver bevuto da un bicchiere contenente cianuro di potassio.

The bar at the Evelyn Hotel in Manhattan.

Il Broztell attraversò un periodo difficile durante il proibizionismo, tanto che secondo quanto riportato dal Times nel corso di una retata si scoprì che l’hotel era il centro nevralgico del contrabbando di liquori, una circostanza particolarmente audace se si considera che il quartier generale per l’applicazione del proibizionismo si trovava a soli due isolati di distanza sulla 27a strada.

In un inaspettato colpo di scena, il detective Nick Carter sarebbe rimasto scosso da quella che sarebbe stata la sua ultima indagine sul suicidio del romanziere americano Frederick Van Rensselaer, il quale si sparò nella sua camera al Broztell hotel. Il suo suicidio infatti minacciò di porre fine alla lunga e fortunata carriera di Carter, dal momento che Van Rensselaer era di fatto l’autore delle circa 40 milioni di parole narranti le avventure romanzesche dello stesso Nick Carter.

Copertina di un fumetto di Nick Carter, all’epoca in vendita al prezzo di 10 centesimi.

E l’arte iniziò a sbocciare dopo un periodo lungo e buio. Con il detective Carter fuori dai giochi, New York iniziò un rapido declino tra un aumento record di omicidi e una crescente epidemia di crack mentre il Broztell Hotel divenne un hotel per i senzatetto. All’inizio degli anni ’90, il Broztell fu ribattezzato Gershwin Hotel e fu trasformato in un hotel-ostello intriso in un’intensa atmosfera artistico-culturale, che attirò artisti da tutto il mondo. Ogni piano dell’hotel ospitava una mostra d’arte permanente e l’artista finlandese Stefan Lindfors  “incendiò” la facciata dell’hotel con grandi fiamme di plastica che si riversavano sulla strada.

L’esterno dell’hotel, ribattezzato “Gershwin Hotel” negli anni ’90.

Artisti danesi e finlandesi si unirono all’“Englishman a New York”. Quentin Crisp, che fu rappresentato nella famosa canzone di Sting “An Englishman in New York”, era tra gli artisti che frequentavano l’hotel Gershwin, cosi come l’artista danese Jacob Fuglsang Mikkelsen, il quale si stabilì al Gershwin e immortalò scene di vita notturna della New York anni ’90 in una serie chiamata “Catcher in the Eye”. L’hotel divenne rapidamente  un luogo d’avanguardia per scrittori e artisti come Marcia Resnick, Paul Morrissey e Ultra Violet, una delle “ragazze” favorite di Andy Warhol. L’hotel diventò anche il cuore delle feste newyorchesi con il famoso DJ Junior Vasquez e ospiti come Sophia Lamar e Amanda Lepore.

La facciata in mattoni rossi del Gershwin Hotel, ricoperta da fiammate in plastica dall’artista danese Stefan Lindfors.

Il Gerswin Hotel, un bellissimo edificio in stile Beaux-Arts con i suoi mattoni rossi e i suoi grandi ed eleganti archi in pietra calcarea, venne finalmente restaurato e riportato al suo antico splendore nel 2017, ribattezzato poi Evelyn Hotel è oggi un elegante boutique hotel d’inizio secolo con sofisticati interni ispirati all’Art Déco.

“Il silenzio degli agnelli”. Con Stanford morto, Thaw rinchiuso in un manicomio e persino Carter sostituito prima da Mason e poi da Colombo, fu solo Evelyn che sopravvisse a tutti fino al 1967, anno della sua morte. Per una volta, invece di essere demoliti, sia The Chatwal che l’Evelyn Hotel furono restaurati e preservati. Il Chatwal è attualmente chiuso e gli “agnelli” sono stati messi a tacere, ma l’Evelyn Hotel è aperto e vivo. Lo spirito di  Evelyn che sopportò di tutto nella vita, che lottò per sopravvivere e non permise mai a nessuno di metterla a tacere, rappresenta il vero spirito di New York che durerà per sempre.

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Renato Grussu

Renato Grussu

Renato Grussu ha lavorato per 20 anni come executive manager per alcune importanti catene alberghiere a New York e nel 2008 ha aperto la sua agenzia di viaggi "Arriva Travel", specializzata nell’assistere aziende Italiane, delegazioni governative e viaggiatori individuali, nei loro soggiorni a NYC e negli USA. Tra i clienti si annoverano importanti aziende della moda e agroalimentare. Negli ultimi 10 anni ha personalmente assistito alla logistica alberghiera delle delegazioni dei Primi ministri Italiani e del Presidente della Repubblica in visita ufficiale negli US. Renato Grussu, owner of New York based "Arriva Travel", has worked for 20 years in Italy and in New York, as an executive manager for major International hotel chains. In 2008 he opened his boutique Travel Agency. Among his esteemed clients there are many known names of Italian Fashion and Food Industry. For the past 10 years he has also personally assisted in the hotel logistic of Italian Prime Ministers and President.

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Tags: Evelyn HotelEvelyn NesbitGershwin HotelHarry Kendall ThawLambs ClubNew York CityNick CarterProibizionismoStanford White
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