Imcompetenti, superficiali, pericolosi. I dirigenti del Board of Elections di New York dopo l’errore clamoroso che hanno compiuto nel riconteggio delle primarie democratiche lasciando nella tabulazione automatica oltre 130.000 schede campione che adesso devono essere tolte, non hanno giustificazione. Devono chiedere scusa a tutti gli elettori della città e sparire per sempre. Dopo un errore così grave e in un momento così particolare non c’è appello. Il sindaco Bill de Blasio e il governatore Andrew Cuomo dovranno trovare un rimedio per le elezioni di novembre ma soprattutto per quelle di medio termine del 2022. Se non ci riescono allora servirà un garante. La gente è incredula sta perdendo la fiducia.
Uomini e donne che fanno parte di questo board non sono difendibili e si dovrebbero dimettere in massa non appena il conteggio delle primarie sarà ultimato col meccanismo della Raking Choice. La scelta tecnica di aggiungere le preferenze espresse anche per il secondo o terzo posto allo scopo di avere un unico vincitore senza arrivare al ballottaggio, è giusta ma non è mai stata tentata per una città dalle proporzioni di New York.

Se al primo scrutinio Eric Adams aveva un vantaggio di oltre 10 punti su Maya Wiley e oltre 12 punti su Kathryn Garcia mentre nel secondo riconteggio con l’aggiunta delle 130.000 schede campione che adesso vanno tolte, Adams è rimasto comunque in vantaggio anche se con un margine molto più ridotto sulla Garcia che nel frattempo ha superato la Wiley, l’indicazione più scontata è che Adams l’ex poliziotto diventato presidente del Borough di Brooklyn, rimane quello con le maggiori possibilità di tagliare il traguardo del vincitore. Anche perché le circa 125.000 buste postali o “absentee Ballots” che non sono ancora state aperte provengono dai grandi quartieri che hanno dato la maggioranza a Adams e il suo vittorioso trend potrebbe proseguire. Il catastrofico errore della commissione elettorale, oltre al Caos e alla confusione ha però creato un danno maggiore.
Quello della credibilità. Non importa se nel board of elections ci sono persone piazzate da entrambi i partiti. Vuol dire soltanto che a New York, in questo settore così delicato e fragile come la macchina elettorale l’incompetenza l’ignoranza e la stupidità sono bipartisan.
Se dopo l’esame delle ultime schede emergesse che Adams non è più al primo posto, Garcia al secondo e Wiley al terzo pronta per essere eliminata ciascuno avrebbe il diritto di sentirsi oltraggiato o di immaginare che gli errori non sono finiti. A quel punto la parola potrebbe passare alla magistratura.
Quello che è successo martedì nel centro di riconteggio delle schede, non è stato solo un “grave errore strutturale” come ha detto de Blasio, ma si potrebbe addirittura figurare come un atto di incosciente sabotaggio perché non giova a nessuno dei candidati democratici.
Il loro si profila come un serrato testa a testa e qualcuno potrebbe sempre chiedere il riconteggio di tutti i voti e di tutte le attribuzioni successive.
C’è tuttavia un forte elemento che non aiuta il sabotaggio. E’ la lunga scheda di carta, anzi le due enormi schede che ciascun elettore registrato democratico ha ricevuto e infilato pazientemente nella macchinetta perché venissero scannerizzate con l’orologio che dice “hai votato” .
Pensare che quella semplice operazione causa la dabbenaggine dei responsabili del board of elections si sia potuta ripetere 130.000 volte con le schede campione è come entrare nel paranormale. In un mondo di fantasia demenziale.
Ma cosa succede adesso? Se Eric Adams riesce a superare ancora la soglia del 50% con tutti i resti, allora la nomination, piaccia o meno, è sua e non succede proprio niente. Solo lunghe code polemiche sul sistema.
Se invece fosse la Garcia ad imporsi dopo aver ottenuto la maggioranza dei suffragi solo a Manhattan mentre non è andata altrettanto bene nel Bronx nel Queens o a Brooklyn come invece ha fatto Adams, allora potrebbe esplodere una vera “guerra civile” all’interno del partito democratico di New York che anticipa già le crepe che si stanno allargando anche a livello nazionale fra moderati e liberal come la Alexandra Ocasio Cortes che ha appoggiato la Wiley.
Da decenni comunque non si era mai vista una corsa a sindaco così incerta e così costosa che ha visto bruciati decine di milioni di dollari in poche settimane e in appoggio alle ricette più diverse per la città. Bill de Blasio la lascia più sporca, con più crimine e con una fortissima crisi economica, appesantita dalla fuga dei ricchi che con la pandemia sono fuggiti agli Hamptons o in campagna. E non aiuta Manhattan pensare che con la sconfitta di Trump anche gli arabi, i russi, i cinesi e gli indiani rimangono per ora a casa loro.