Nella città che contiene il mondo, rimbomba quello accade altrove. Le ripercussioni degli scontri in Medio Oriente si sono fatte sentire anche a New York.
Nella giornata di martedì 11 maggio, centinaia di manifestanti pro-Palestina sono scesi nelle strade di Manhattan per raggiungere la sede dell’ambasciata israeliana sulla 42sima strada est. Si sono dati appuntamento per chiedere la fine degli attacchi israeliani a Gaza, Gerusalemme, West Bank, 48 e tutta la Palestina.
È dal 2015 che “Within Our Lifetime” (WOL) – l’organizzazione che ha indetto l’evento – si batte per la liberazione della Palestina da New York. “Sosteniamo il diritto di tutti i rifugiati palestinesi a ritornare nella loro patria in tutta la Palestina, dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo”, affermano nel loro sito.
“Se volete la pace, lasciate stare Al Aqsa. Lasciate stare Gaza. Lasciate stare la West Bank. Lasciate stare i palestinesi. Lasciate stare il Medio Oriente”, grida un manifestante in favore dei palestinesi.
I manifestanti pro-Palestinesi non erano gli unici in strada. Di fronte all’ambasciata israeliana si trovavano anche alcuni manifestanti pro-Israele. Secondo The Indypendent, alcuni di questi urlavano “Israele vi spazzerà via tutti. Non fate parte del Medio Oriente”.
Itay Milner, un portavoce del consolato israeliano a New York – intervistato da Gothamist – ha detto che l’edificio dell’ambasciata israeliana è stato evacuato prima della protesta, che ha descritto come “inquietante” e “alimentata dalla disinformazione” sul governo israeliano.
Il conflitto mediorientale è uno dei più lunghi e sanguinosi della storia recente. B’Tselem – l’associazione non governativa che documenta la violazione dei diritti umani nei territori occupati – raccoglie i dati dei morti (palestinesi, israeliani e cittadini stranieri) nel conflitto tra Israele e i palestinesi dallo scoppio della Seconda Intifada nel settembre 2000. Secondo i loro dati, i palestinesi uccisi dalle forze di sicurezza israeliane sono 9,849, mentre gli israeliani uccisi dalle forze di sicurezza palestinese sono 828.
L’occupazione israeliana non si racconta soltanto con il numero dei morti, ma anche con quello delle demolizioni punitive condotte dal governo israeliano nel passato. Sono state 1,115 le case palestinesi demolite dal 1987 al 2004 come forma di punizione collettiva, pratica poi abbandonata dal governo israeliano nel 2005.
“Siamo anti-sionisti”, spiega l’associazione WOL sul proprio sito. “Il sionismo è un’ideologia di supremazia bianca coloniale costruita sul genocidio e l’espropriazione del popolo palestinese”.
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