Era da tempo che se ne parlava. Da quando Andrew Cuomo è diventato governatore nel 2010, e ancora di più quando i democratici hanno raggiunto la maggioranza al Senato dello Stato nel 2018.
Martedì 6 aprile i legislatori dello Stato hanno raggiunto l’accordo per approvare un budget da 212 miliardi di dollari. Tra le altre previsioni, l’agreement tassa i newyorchesi che guadagnano più di un milione di dollari, con quella che sarà ricordata come l’aliquota d’imposta locale più alta di tutti gli Stati Uniti d’America.
La manovra è necessaria per coprire un buco di bilancio che la pandemia ha contribuito ad allargare. Da una parte sono diminuite le entrate: migliaia di piccole imprese hanno dovuto chiudere i battenti (si stima che quasi un terzo potrebbe non riaprire più). Dall’altra sono aumentate le spese: nel momento più grave della crisi economica che è seguita al lockdown, nello stato si contavano quasi 1 milione e mezzo di disoccupati, che hanno fatto improvvisamente salire alle stelle le spese per i sussidi di disoccupazione.
A gennaio il governatore Andrew Cuomo aveva dichiarato che – benché fosse contrario – avrebbe aumentato le tasse per i più ricchi se Biden non gli avesse trasferito 15 miliardi di dollari per coprire il buco creato dalla pandemia.
“Se Washington non fornirà allo stato di New York la nostra quota di 15 miliardi di dollari – ha dichiarato Cuomo durante la presentazione del budget 2021-2022 – apriremo un contenzioso”.
Per dare un’idea delle sue dimensioni, nel 1995 il budget dello stato di New York ammontava a poco meno di 62 miliardi. Oggi lo stato ne gestisce 194, con una stima per il 2022 in crescita, per un totale di 212 miliardi di dollari. In media, più del 40% delle entrate finanziano il sistema sanitario, mentre le restanti risorse vengono spese per l’istruzione, costi di gestione e trasporti.
Il dibattito sull’aumento delle tasse vedeva battersi due fronti. Da una parte, i gruppi imprenditoriali che sostengono che le tasse sul reddito più alte porteranno ad un esodo dei contribuenti ricchi. Dall’altra, i gruppi progressisti che sostengono che aumentare le tasse sui ricchi è preferibile a qualsiasi taglio di bilancio in un momento di profonda crisi economica.
Fino a ieri, il governatore era contrario ad un aumento delle tasse. Ma la sua popolarità in calo per via di numerosi scandali (molestie sessuali, manipolazione del numero di morti nelle case di riposo, nonché trattamenti privilegiati per lui e i suoi familiari per i Covid test) ha spinto i legislatori democratici a trovare un accordo impopolare prima della fine del mandato.
Nello stato di New York ci sono più di 570.000 famiglie e 113 residenti singoli che con un patrimonio netto che supera il miliardo di dollari. Una classifica a livello globale evidenzia che ci sono più miliardari a New York City che in quasi tutti i paesi del mondo, ad eccezione di Cina e Germania. L’ex sindaco di New York ed candidato alle presidenziali del 2020, Michael Bloomberg, con un patrimonio netto stimato di 60,1 miliardi di dollari, è la persona più ricca della città.
La manovra fiscale permetterà di fare entrare nelle casse dello stato 4,3 miliardi di dollari. Le entrate aggiuntive saranno utilizzate per: aiutare gli inquilini in ritardo con il pagamento dell’affitto (2,3 miliardi), alleviare le piccole imprese con sovvenzioni e crediti d’imposta (1 miliardo), e fornire sussidi a quei lavoratori senza documenti che non erano qualificati a ricevere lo stimulus, cioè gli assegni federali, o l’unemployment, ovvero i sussidi di disoccupazione (2,1 miliardi).
In molti temono un fuggi fuggi generale dei ricchi. “Se aumenti le tasse – ha detto il direttore del bilancio Robert Mujica a gennaio – la gente deciderà di non voler vivere più qui e quei numeri (gli incassi legati alle tasse sul reddito) scenderanno”.