Durante le ore finali di un 2020 straziante per New York, la città si è trovata di nuovo in una posizione preoccupante per quanto riguarda i contagi di COVID-19. I ricoveri in ospedale aumentano per il quarto mese consecutivo, il tasso di positività in alcune aree è raddoppiato e le vaccinazioni, che avrebbero dovuto iniziare a riportare la città ad un po’ di normalità, proseguono molto lentamente.
La seconda ondata della pandemia sta colpendo tutta la città, dove il tasso di positività ha raggiunto una media dell’8,87% . A Sunset Park, Brooklyn, la percentuale ha addirittura raggiunto il 14,71%; mentre una sezione di Ozone Park nel Queens registra il 15,61%. Soffrono ancora il Bronx con una percentuale del 9,56%, e Staten Island con il 10,34%. In tutto, 49 codici postali in città hanno rilevato un un rapporto fra tamponi amministrati e positivi uguale al 10% negli ultimi sette giorni, e la città ha registrato una media di quasi 4.000 casi e circa 40 morti al giorno. Per non parlare del record di contagi raggiunto il 30 Dicembre, con quasi 14.000 casi.
Finora la seconda ondata non è arrivata neanche lontanamente i numeri della disastrosa prima ondata di New York in primavera, quando sono morte più di 20.000 persone, ma gli esperti dicono che c’è urgente bisogno di accelerare la somministrazione del vaccino, prima che gli ospedali di New York vengano nuovamente sopraffatti e la nuova e più contagiosa variante del virus faccia breccia.
La variante, identificata per la prima volta nel Regno Unito e recentemente rilevata in Colorado e California, non è ancora apparsa nello Stato di New York, secondo quanto ha dichiarato mercoledì il governatore Andrew Cuomo.
Il dottor Ronald Scott Braithwaite, professore alla N.Y.U. Grossman School of Medicine, che ha creato modelli sull’andamento dell’epidemia a New York City ed è un consulente della città, ha detto che l’analisi del suo team ha suggerito che una volta vaccinato il 10-20% della città, il numero di nuovi casi inizierebbe a diminuire – se si continuano a rispettare i distanziamenti sociali e il corretto uso delle mascherine.
“Se la nuova variante sostituisce la variante esistente e non vacciniamo rapidamente, la seconda ondata inizierà di nuovo a crescere e raggiungerà un picco molto alto” ha detto il dottor Braithwaite al New York Times. Ma raggiungere il 10-20% dei vaccinati della città è ancora un obiettivo molto lontano. Nei primi 17 giorni dal lancio della vaccinazione, circa 88.140 persone hanno ricevuto la prima di due dosi, l’equivalente di circa l’1% della popolazione della città. Quelli vaccinati finora sono stati in gran parte dipendenti ospedalieri, residenti e lavoratori delle case di cura, e il personale di alcune cliniche sanitarie.
Il ritmo sta preoccupando alcuni esperti. Il dottor Wafaa El-Sadr, professore di epidemiologia alla Columbia University ha affermato che “La prima fase avrebbe dovuto essere la più semplice”, come riporta il NY Times, ma per ora, lo sforzo di vaccinazione non assomiglia al tipo di mobilitazione di massa che molti immaginavano: per esempio, New York City non ha ancora aperto nessun grande sito di vaccinazione, e come si può immaginare, il numero di vaccinazioni è rallentato e si è praticamente fermato per il giorno di Natale.
Il programma di vaccinazione è ora alla terza settimana. La quantità di dosi disponibili sta aumentando e finora ne sono state consegnate a New York City più di 340.000. Giovedì, il sindaco Bill de Blasio in una conferenza stampa ha dichiarato che la città prevede di somministrare dosi a un milione di persone entro la fine di gennaio, ma ha sottolineato che lo stato non ha ancora dato l’autorizzazione alla città di vaccinare un numero più ampio di persone: “Se ci viene data l’autorizzazione, possiamo muoverci molto rapidamente”.
Un altro grande problema è la distribuzione del vaccino: in molti si sono già lamentati che la somministrazione non è equa, e che l’affiliazione all’ospedale è diventato decisivo nel determinare chi ottiene i vaccini. Per esempio, i pediatri, che vengono a contatto quotidianamente con i pazienti Covid-19 e non lavorano per un ospedale, devono ancora essere vaccinati; mentre alcuni dipendenti ospedalieri che vedono meno pazienti con Covid-19 – come i radiologi – sono stati già vaccinati. “Ci sentiamo dimenticati”, ha detto il dottor Kerry Fierstein, come riporta il NY Times, pediatra e amministratore delegato di una società che gestisce uffici pediatri, principalmente a Long Island e a New York City.
Insomma, la Grande Mela deve sperare che la campagna di vaccinazione potrà iniziare ad accelerare, diventando disponibile a più persone con l’arrivo di nuove dosi e con la familiarizzazione con il processo da parte del personale sanitario che amministra il vaccino. Per ora, una buona notizia per NYC comunque c’è: rispetto a molte altre città, sia negli USA, sia nel mondo, il numero di ricoveri non è troppo alto, e gli ospedali non sono sopraffatti.