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November 30, 2020
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L’albero di Natale al Rockefeller Center e i ricordi di New York prima del Covid

Mercoledì 2 dicembre verrà illuminato in totale assenza di pubblico e vengono in mente quelle meravigliose serate da privilegiati invitati negli uffici dell'ENIT

Andrea ViscontibyAndrea Visconti
L’albero di Natale al Rockefeller Center e i ricordi di New York prima del Covid

December 2020: Tree in Rockefeller Center before being decorated. Photo: Terry W. Sanders

Time: 3 mins read

Ogni anno il piú celebrato albero di Natale a New York e probabilmente in tutti gli Stati Uniti, é quello a Rockefeller Center. É l’ombelico di Manhattan, nel cuore del centro commerciale della città, ed è qui dove ogni anno all’inizio di dicembre si ripete la festosa cerimonia per l’illuminazione dell’albero, un abete che quest’anno è alto venticinque metri. “Caspita, che albero fenomenale”, verrebbe da dire, anche se in questo maledetto 2020 pure il pino destinato a Rockefeller Center è un po’ spelacchiato e venuto male. Come se il Covid non avesse risparmiato neppure questo simbolo di Natale, arrivato in camion il 14 novembre scorso da Oneanta, nello stato di New York.

Rokefeller Plaza e le persone rivolte verso l’albero di Natale sullo sfondo, dicembre 2012 (Foto di Terry W Sanders)

Qualcuno ha scritto che il gigantesco abete norvegese ha l’aspetto disordinato di chi si è tagliato da solo i capelli davanti allo specchio. Il risultato non è dei migliori. Ma altri hanno scritto che una volta coperto di cinquantamila lucine drappeggiate lungo sette chilometri di filo farà la sua bella figura.

Che sia per questo che mercoledì 2 dicembre verrà illuminato in totale assenza di pubblico? Ci dicono che la festosa cerimonia sia stata annullata a causa del Covid. Ma forse anche per non dare troppo nell’occhio che l’abete si è tagliato i rami da solo. É una battuta, naturalmente, perché in realtà le misure introdotte per evitare la diffusione dei contagi sono serie.

Dicembre 2020: Radio City a Manhattan (Foto di Terry W. Sanders)

Una volta passata la cerimonia “in privato” per l’illuminazione dell’albero, l’abete di Natale sarà visitabile solamente previo l’acquisto di un biglietto per evitare pericolosi assembramenti. Per chi fa fatica a immaginarsi quanta gente solitamente discenda su Rockefeller Center per respirare aria di Natale basti dire che in anni passati è stata necessaria la presenza massiccia di agenti del NYPD assistiti dal servizio di sicurezza privato ingaggiato da Rockefeller Center. Strade chiuse, transenne della polizia, barricate per evitare l’attraversamento caotico di Fifth Avenue, posti di blocco per tenere sotto controllo il fiume umano che si riversa in prossimità dell’albero.

Radio City Music Hall, New York, Natale, dicembre 2012 (Foto di Terry W Sanders)

Alle solite misure di sicurezza in questo dicembre 2020 si aggiunge il controllo delle presenze grazie all’emissione di biglietti gratuiti. Inoltre si potrà sostare in vicinanza dell’abete per un massimo di cinque minuti, in nuclei di non più di quattro persone, in postazione ben definita per essere sempre ad almeno due metri di distanza dagli altri gruppi. Inutile dire che l’uso della maschera sarà obbligatorio.

Mi vengono in mente con rammarico anni passati quando avevo il privilegio di vedere la cerimonia di illuminazione dell’albero dall’ENIT, l’Istituto per turismo. Avevano gli uffici proprio a Rockefeller Center con finestre che davano sulla pista di pattinaggio e dunque sull’albero di Natale. Ogni anno a metà novembre arrivava l’invito per la festa di Natale all’ENIT. E ogni anno rispondevo immediatamente per essere certo di rientrare nel numero di coloro ammessi al party.

Appena prima delle 20 dozzine di invitati si appollaiavano vicino alle finestre pronti per lo show di luci. Ammetto che allora facevo fatica a nascondere un sorrisino compiaciuto per essere presente all’evento principe della stagione natalizia newyorkese mentre quattordici o sedici piani sotto di me (non ricordo bene) migliaia di persone erano stipate in piedi e al freddo mentre io mi godevo albero, luci, Prosecco e stuzzichini.

Saks 5th Avenue, New York, Natale, dicembre 2014 (Foto di Terry W Sanders)

Ma non era solo l’albero di Natale a far accorrere la gente a Rockefeller Center. Una delle più grandi attrazioni erano le vetrine lungo Fifth Avenue addobbate per Natale, soprattutto quelle leggendarie dei grandi magazzini Saks. erano sempre allestite con grande creatività e senza badare a spese, con scenette animate che appartengono alla tradizione natalizia dei paesi del nord. Non quest’anno. Per evitare di contribuire ai contagi, Saks ha creato venti allestimenti in scala minore che saranno visibili su una piattaforma in streaming. Semplificato anche quel fantasmagorico show di luci sulla facciata principale di Saks che, a suon di musiche natalizie, solitamente paralizza il traffico e incanta il pubblico.

Dicembre 2020: Saks sulla Quinta Avenue (Foto di Terry W. Sanders)

Sono misure tanto indispensabili quanto difficili da calibrare. Come si fa a sopprimere in parte lo spirito natalizio allo stesso tempo stimolando la gente a visitare New York? Sa il cielo quanto la città abbia bisogno di turismo e l’economia abbia bisogno che lo shopping natalizio tiri. Sarà il pubblico stesso che contribuirà ad autoregolarsi? Probabilmente sì, a giudicare dalla scarsa affluenza di visitatori che avevo osservato sabato scorso fra Saks e Rockefeller Center. In un pomeriggio festivo e senza una nube in cielo il cuore pulsante della città era mezzo vuoto.  Paura del Covid? Pochi soldi da spendere? Testa più sui problemi personali che non sul Natale? Gli spensierati party natalizi dagli uffici dell’ENIT guidato da Eugenio Magnani sembrano lontani mille miglia.

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Andrea Visconti

Andrea Visconti

Andrea Visconti New York Stories è anche il nome della mia pagina Facebook. É una rubrica in cui cerco di cogliere spunti di riflessione sulla quotidianità nella più importante metropoli al mondo, al di là del suo glamour. Per oltre vent’anni sono stato corrispondente da New York per i giornali locali del Gruppo Espresso/Repubblica. Ho collaborato a La Repubblica e al settimanale L’Espresso, lavorando anche nel settore multimediale con video per Repubblica TV e un podcast per Repubblica Sera. Sono stato per anni collaboratore di Radio Capital con uno spazio settimanale fisso su New York. Andrea Visconti New York Stories is the name of my Facebook Page. In my online column I try to develop topics that make us reflect on life in the most important metropolis in the world. For over twenty years, I was the New York based correspondent for the chain of regional newspapers of La Repubblica/L’Espresso. I contributed to La Repubblica and to the newsweekly L’Espresso, with a special interest in their multimedia platforms, such as Republica TV and Repubblica Sera. For several years I contributed to Radio Capital with a weekly radio spot from New York.

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