Non è una task force bensì una mask force. Si tratta di un esercito di dipendenti dell’MTA — la rete di trasporti pubblici di New York — il cui compito è mettere a disposizione maschere gratuite a chiunque faccia uso di mezzi pubblici. Da aprile a tutt’oggi la mask force ha già distribuito oltre quindicimila maschere ai passeggeri senza copertura alla bocca o al naso.
È una delle misure introdotte dal Metropolitan Transit Authority per contenere l’epidemia del Covid. Ma i problemi del MTA sono precedenti al coronavirus e assai più gravi. È un’ente finanziariamente in crisi sprofondato in un abisso ancora più profondo con il numero di passeggeri precipitato a picco. Disoccupazione, lavoro da casa e in generale paura di essere a stretto contatto con altri passeggeri ha portato i newyorkesi a usare poco metropolitana, autobus e treni.
Sorprendentemente il futuro dei mezzi pubblici di New York passa per la Georgia. Millequattrocento chilometri di strada separano questo stato del sud da New York. Per arrivarci bisogno attraversare sette stati e ci vogliono quasi due ore per raggiungere in aereo Atlanta, la capitale di stato. Che cosa diavolo c’entra dunque la Georgia, uno stato per niente limitrofo a New York, con la sopravvivenza della sua rete dei trasporti?

Cosa c’entra, alla luce del fatto che in Georgia di mezzi pubblici ne sanno poco o niente? La maggior parte della popolazione si muove con auto privata. Perfino Atlanta, rispetto a New York, è un altro pianeta. La rete dei trasporti pubblici, conosciuta con l’abbreviazione MARTA, in tempi non di Covid sposta circa 420 mila pendolari al giorno. In confronto l’MTA di New York senza il coronavirus mette in movimento undici milioni di passeggeri al giorno. Dove sta dunque l’anello di collegamento fra queste due realtà agli antipodi? Il punto di contatto sta negli affascinanti intrecci della politica che anche negli Stati Uniti ha tentacoli chilometrici.
Il 3 novembre gli occhi del mondo intero erano sulle elezioni presidenziali. “Vincerà un secondo mandato o prevarrà lo sfidante democratico?” si domandavano tutti in ogni angolo del pianeta. Meno attenzione al fatto che quel giorno gli americani andavano a votare anche per la Camera e il Senato. Quest’ultimo era in bilico fra rimanere in mano ai repubblicani o finire sotto il controllo dei democratici. A due settimane dal voto la risposta ancora non è definita e non verrá determinata fino al 5 gennaio. In quella data in Georgia i candidati democratici e repubblicani al Senato si sfideranno per la seconda volta e dall’esito di quel voto si saprà se saranno i repubblicani a fare il bello e il cattivo tempo in Senato, oppure se il potere sarà passato all’altro partito.

L’MTA ha bisogno di 12 miliardi di dollari in aiuti a seguito del coronavirus. Sono fondi che solamente il Congresso ha il potere di sborsare. Se entro la fine del 2021 quel denaro non sarà nelle tasche dell’ente dei trasporti newyorkesi, l’unica soluzione sarà licenziare migliaia di dipendenti e tagliare i servizi fino al 40 per cento.
Benchè i vagoni della metropolitana non siano dipinti né di rosso repubblicano né di azzurro democratico i mezzi pubblici nella Grande Mela sono vittima della politica. Se in Georgia vinceranno Jon Ossoff e Raphael Warnock il Senato diventerà a maggioranza democratica e i fondi per autobus e metropolitana saranno accordati. Ma se dovessero prevalere David Perdue e Kelly Loeffler il Senato rimarrà sotto il controllo dei repubblicani che faranno di tutto per danneggiare la progressista e liberal New York.

Non sarà solamente vendetta politica. In parte sarà anche un modo per punire la pessima amministrazione del MTA. Sono anni che è in crisi e il Covid ha dato una mazzata a un’ente che già era in ginocchio. Non entro nel merito di chi sia la colpa. Il direttore del MTA? Il sindaco De Blasio? Il governatore Cuomo? I sindacati? Quello che importa al pubblico è che i mezzi funzionino. Basta pensare che nel 2017 in media solamente il 58 percento dei convogli viaggiava puntuale. Una performance cosí pessima che il numero di passeggeri era diminuito notevolmente. La soluzione? Ridurre il servizio per evitare congestione sui binari. Risultato: convogli pieni come sardine con passeggeri stipati uno contro l’altro anche fuori dagli orari di punta.
I newyorkesi, benché fieri di avere la più estesa rete di mezzi pubblici in tutti gli Stati Uniti, ne hanno fin sopra ai capelli di essere alla mercé di un servizio inaffidabile. Non importa da dove venga la soluzione — dalla Georgia, da Washington o da Albany, la capitale di New York State. Basta che venga, anche se lo sanno tutti che continuerà ad essere una soluzione provvisoria. Sarà una pezza, un cerotto tanto per tirare avanti ancora per un po’.