
Cento donne. Due anni di accuse, scandali, indagini. Un predatore sessuale che sarebbe stato smascherato nell’ottobre del 2017, quando il New York Times e il New Yorker hanno gettato luce sulla sua vita di molestie, violenze, aggressioni e umiliazioni, dando coraggio ad altre sopravvissute per farsi avanti e rompere il silenzio.
Accusato quindi di essere un predatore sessuale che ha perso la moglie, la famiglia e un lavoro come il più importante produttore cinematografico di Hollywood; che è riuscito a scappare alla giustizia dei tribunali di New York perché i suoi crimini erano al di fuori della giurisdizione statale o oltre il termine di prescrizione o perché all’epoca dei fatti non costituivano reato.
Fino allo scorso lunedì, quando tra le proteste di decine di dimostranti, Harvey Weinstein è arrivato alla Corte Suprema, Sezione Penale, a Manhattan per il primo giorno del processo a suo carico.
Weinstein è accusato di “forcible rape” (stupro), “forcible oral copulation” (aver costretto a ricevere sesso orale), “sexual penetration by use of force” (penetrazione sessuale attraverso l’uso della forza) e “sexual battery by restraint” (aggressione sessuale, letteralmente percosse) contro due donne. Una, Mimi Haleyi, ha descritto in una conferenza stampa che Weinstein le avrebbe imposto sesso orale nel 2006; l’altra, ignota, lo accusa di uno stupro avvenuto nel 2013. Sono questi gli unici due casi per i quali i procuratori lo hanno finalmente potuto rinviare a giudizio.
E il verdetto non sarebbe affatto scontato, spiega il New York Times. I legali di Weinstein, che ha sempre dichiarato di aver avuto incontri consensuali, hanno prodotto la corrispondenza tra il loro assistito e Haleyi nel tentativo di dimostrare scambi “amichevoli” per mesi anche dopo l’episodio a processo.
Dopo New York, un altro fronte giudiziario si è aperto in quelle ore. Il district attorney della contea di Los Angeles ha comunicato lunedì che Weinstein sarà processato per reati sessuali commessi nel febbraio 2013 contro due donne, le cui identità non sono state resa note dagli inquirenti.
Nell’udienza di martedì per la selezione di dodici membri e sei sostituiti della giuria in oltre duemila convocazioni, quarantatré potenziali candidati su centoventi hanno chiesto e ottenuto dal giudice di essere dispensati, affermando di essere troppo a conoscenza delle vicende e non potendo perciò garantire imparzialità.
Il cosiddetto jury duty è un obbligo per tutti i cittadini americani e viene retribuito poche decine di dollari al giorno. Il datore di lavoro deve per legge riconoscere il congedo ma non è altrimenti costretto a corrispondere lo stipendio. Sostenere di essere schierati a favore o coinvolti con una delle parti è una delle note scusanti per farsi rilasciare dal servizio, giustificazione ancora più plausibile per un processo che si prevede “lungo” almeno due mesi.
Mentre la stampa italiana non sembra molto interessata a questo tipo di notizie giudiziarie d’oltreoceano, complice il maschilismo dilagante in società e istituzioni – lo stesso che ha spinto Asia Argento ad andarsene tra le polemiche – , gli Stati Uniti si preparano ad assistere a uno dei processi più importanti dai tempi di OJ Simpson.