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October 8, 2018
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Al Festival della musica italiana di New York tra futuro e tradizione

Al Master Theater di Brooklyn, dieci concorrenti si sono sfidati sotto gli occhi di una ricchissima giuria nell'esporre i loro concetti di musica italiana.

Angelo PennatibyAngelo Pennati
Al Festival della musica italiana di New York tra futuro e tradizione

Arisa

Time: 4 mins read
L’organizzatore del Festival, Tony Di Piazza.

Come è ormai consuetudine da undici anni a questa parte, in quel di Coney Island, anche questo Columbus Day weekend si è tenuto Il Festival della Canzone Italiana a New York. L’evento, organizzato ogni anno dall’Associazione Culturale Italiana di New York, si è tenuto all’interno dello storico Master Theater: un teatro che, all’interno della relativamente distante realtà peschereccia di Coney Island, da decenni ormai rappresenta un fondamentale punto di ritrovo per le massicce comunità russe ed italiane della zona. Non è un caso, dunque, che a questa celebrazione dell’italiano cantato, si registri il sold-out completo dei milletrecentoventisei posti a sedere che animano la sala principale.

Orchestrata dall’elegante conduzione di Monica Marangoni, conduttrice televisiva RAI, l’edizione del 2018 ricorda moltissimo l’omonima edizione di San Remo. Una selezione di giovani cantanti, italiani e non, portano alle orecchie di un’altissima giuria le melodie che sperano possano un giorno portarli alla gloria. Tra una performance competitiva e l’altra, però, si esibiscono sia i membri della somma giuria, che altri illustri ospiti, tutti fantastici esponenti del concetto di musica italiana. Dalle liriche di Jonathan Cilia Faro, cantante e produttore, alle dolci note della giovanissima Romina Ferri. Dalle perle cowboyesche di Bobby Solo, alle aguzze performance Adrianesche di Nick Celentano, alle riconoscibili, splendide melodie della voce di Arisa. Questa flotta di magnifici esponenti del concetto musicale italiana dà alla serata bellissime note familiari, e ai protagonisti partecipanti la spinta e la convinzione necessarie per rincorrere i propri sogni musicali.

L’interno del Masters Theater di Brooklyn.

Non è un caso, dunque, che i concorrenti, selezionati come finalisti tra un’immensa pila di applications, sappiano scaldare l’interno del Master Theater come se dentro ci bruciasse un fuoco, nonostante si cantino solo brani inediti. Anita Caso, esibitasi già a Sanremo, è la prima a salire sul palco ed esibirsi davanti all’illustre giuria dispostagli accanto. Assieme a lei, nel corso della serata si esibiscono dieci altre promesse della canzone italiana, provenienti dall’italia e non. Giuliano Baldassi, Nacca, Matteo Bonanno e Maria Carmen Mendolia si propongono alla giuria con bellissimi pezzi propri, nella loro lingua madre. Gli altri, dove figurano il famoso russo Alan, Maria De Stefano, ed Annalaura Spensierato, ci portano invece un bellissimo ritratto sonoro dell’immagine della musica italiana dalle prospettive estere. Ognuno di essi, all’interno del proprio ecosistema culturale, agisce da esponente e creatore di bellissime esperienze di musica tricolore. Come portano le loro canzoni al mondo, le portano allo stesso modo sotto gli occhi d’una giuria dedicata all’impossibile funzione di nominare un vincitore.

Nel finale di una serata puntellata dalle emozionanti performance di talenti cristallini come quella della bellissima Arisa, però, va dichiarato un vincitore. In questa undicesima edizione, è proprio Arisa a consegnare il premio alla prima classificata tra i concorrenti: Maria Carmen Mendolia. Nata nel vicinissimo 1995, la ragazza di Catanzaro riesce a catturare con un emozionante cantata scritta in proprio, l’onore più alto del festeggiamento. Espone, danzando tra dialetto e lingua madre, una forma meravigliosa della canzone italiana, rispettosa verso le tradizioni, ma pronta ad adattarsi alle forme più complesse della musica moderna.

Sembra essere proprio questo il tema generale dell’occasione: indugiare nell’estasiante tradizione della musica italiana, rimanendo coscienti dei cambiamenti (sia musicali che socio-culturali) che cambiano il presente a passato ed il passato a futuro. È un festival che, a 6,400 chilometri dall’Italia, sa portare con sé sia l’allegria che la profondità che caratterizzano la tradizione della musica italiana. Anche per questo, a questa bellissima festa organizzata dall’ormai mitico Tony Di Piazza, presidente dell’Associazione Culturale Italiana di New York, figurino in prima fila anche il console generale d’Italia a New York Francesco Genuardi, l’onorevole Fucsia Nissoli, ed il Direttore di Rai Italia, Marco Giudici.

La talentuosa e giovanissima Romina Ferri.

Tutto ciò diventa subito evidente tirando un’occhiata al pubblico. L’occasione attrae un pubblico assolutamente variegato. Tra anziani Italo-Americani, giovani musicisti americani, e rappresentanti italiani, è difficile comporre un’immagine singolare dell’audience. Come le proposte musicali al suo interno, il pubblico esiste in equilibrio tra la tradizione e l’innovazione, tra l’Italia e il resto del mondo. Non è una coincidenza, quindi, che ogni canzone sia riuscita a riscuotere l’ovazione della platea. La diversità del pubblico si trova controbilanciata dalla diversità della musica, e sprigiona una piacevole euforia nelle file del Master Theater. Vincono tutti, dunque, pubblico compreso. Questa soddisfazione è resa assolutamente evidente dalle piccole conversazioni che s’incontrano subito dopo. “Mi aspettavo una cosa più datata, invece tanto spazio ai giovani e a musica più moderna, mi sono davvero divertito”, ci dice Max Humpert, studente ventiduenne. Insomma, tra nostalgia e novità, la splendida natura del festival si riflette nel suo pubblico e viceversa, creando una fantastica conversazione a suon di canzone.

Il festival del 2018 fila dunque liscio per tutte e quante le ore di diretta, portando con sé un’aria di festa, più che di competizione. Si festeggia, in fatti, l’equilibrio di quest’arte lirica nel limbo tra tradizione e novità, con botti che lasciano echeggiare le loro dolcissime melodie fino ai grattacieli di Manhattan. “Cantare in italiano”, dice l’onorevole Nissoli, “stimola i giovani ad avvicinarsi alla nostra lingua e a scoprirne la musicalità e la bellezza, in questo senso questo festival è una manifestazione importante per la nostra diplomazia culturale e porta alto il nome dell’Italia in Usa”. Portando con sé questo bellissimo bagaglio, il Festival della Musica Italiana di New York del 2018, che verrà mandato in onda in due parti su Rai Italia, è un successo a trecentosessantagradi, orientato perfettamente tra passato e futuro.

 

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Angelo Pennati

Angelo Pennati

Di Milano, ma Milano Milano, vivo a New York. Laureato in Neuroscienze ed Economia alla NYU. Drogato di narrativa in casa, rispettoso lettore fuori. Terzinaccio smonta-caviglie sul campo, Milanista disperato in primo arancio. Scienziato pazzo in un laboratorio di parole. Transplanted from Milan’s heart to New York’s. NYU graduate in Neuroscience and Economics. Narrative druggy behind closed doors, respectful reader in public. Searching for science in words and for words in science.

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