La 5th Avenue, la strada più famosa di New York, con 8 km di tragitto da Central Park al Washington Square Park.
Attraversando la cosiddetta “Museum Mile” passeggeremo accanto agli edifici maestosi che ospitano meravigliose opere, dal Museum of the City of New York, al Jewish Museum, uno sguardo al moderno Guggenheim Museum, per arrivare al Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum e ovviamente il Metropolitan Museum of Arts (MET).
Dalla 59th street iniziano i negozi più famosi al mondo per i quali questa Avenue è solita essere nota: Cartier, Apple, Tiffany & Co, Versace, Uniqlo, Michael Kors.
Ma la 5th non è tutta lì, non per me.
Uscendo dal mio laboratorio mi ritrovo nel Diamond District in un venerdì estivo.
Ora immaginate di unirvi a me imboccando la 5th Avenue con direzione Central Park, svoltiamo sulla 53th e ci troviamo davanti alla porta del Moma Museum, il mio preferito.
Musica nelle orecchie, per me probabilmente le note del piano di Einaudi, e dritti al 5° piano.
Ci facciamo strada tra l’armonia cromatica dei punti di colori scelti con cura da Seurat, il sonno profondo e il chiaro di luna di Rousseau, le larghe e piatte pennellate di Cézanne, la Tahiti di Gauguin e i suoi irrealistici colori, i vibranti cielo, terra, luna e stelle di Van Gogh, il profondo spirito astratto di Kandinsky, i colori vivaci e le forme scomposte di Chagall, giungendo così sulla mia panchina.
Ci sediamo ed eccola lì: Les Demoiselles d’Avignon, colori ad olio su tela di Pablo Picasso.

Pablo nel suo laboratorio lavora febbrilmente, s’affanna furioso a fantasticare freneticamente come se volesse fissare sulla tela tutte le nuove idee che s’affollano nella mente, non rendendosi conto dei momenti in cui il giorno cede alla notte e viceversa, fino a quando, inevitabilmente stanco di questa frenesia, decide di adagiarsi su una deludente realtà.
Ignaro dell’impatto che la corrente del cubismo avrà sull’arte, Picasso si muove nel tempo attorno al soggetto della sua pittura osservandolo da diverse prospettive, contemporaneamente. È la realtà dinanzi a lui che viene scomposta e ricomposta in un nuovo ordine.
Centinaia di schizzi e studi preparatori.
Picasso ora guarda la tela, insoddisfatto. Il quadro non rappresenta un risultato definitivo: ad un certo punto, semplicemente, smette di lavorarci.

L’opera rimarrà abbandonata nel suo laboratorio per molti anni, aspettando di vedere la luce 10 anni dopo e riconosciuta nella sua importanza solo nei primi anni ‘20.
Mi fa pensare alla vita, sempre soggetta al cambiamento, mai di una forma definitiva o di stallo, almeno non per me. Dopo averla studiato sui libri ora è proprio davanti a miei occhi, ogni volta che lo desidero, a un passo da me.
È qui che vengo quando ho bisogno di pensare o ho avuto una giornata difficile.
Inevitabile sentirmi dannatamente fortunata nell’avere questo lusso, affascinata dinanzi a questo gigantesco dipinto, una bozza mai terminata.
È ora di continuare nella nostra passeggiata; percorrendo la 5th Avenue ci troviamo di fronte ad una sfilata di negozi: scarpe, vestiti, borse, trucchi e lusso di ogni genere. Non entriamo, ma solo guardare le vetrine è un tripudio di colori e desideri.
A volte mi piace fermarmi a Barnes & Noble per leggere un libro o bere un caffè con un’amica, ma oggi decidiamo di continuare fino ad arrivare alla maestosa New York Public Library, la più grande degli States.

Riuscite ad immaginare che la lettera originale con cui Colombo annunciò la scoperta dell’America e la lettera Farewell Address di George Washington al popolo americano sono custodite proprio in questa biblioteca?
Ampia, ricca: lampadari meravigliosi e affreschi ci sovrastano, immensi e maestosi scaffali di libri ci circondano.
In passato la biblioteca veniva riscaldata dal carbone e così ai custodi fu affidato il compito di tenere accesi i fuochi per mantenerla calda. Si pensa che ogni biblioteca avesse il suo appartamento per ospitare il guardiano e la sua famiglia.
Sharon Washington, la figlia del guardiano, ci racconta di aver organizzato il suo compleanno in biblioteca e di come trascorre le sue giornate a curiosare negli scaffali, creando svariati mondi e vite alternativi per se stessa. Siamo tornati indietro di circa un secolo.
Risvegliandoci ora in questo presente, ci ritroviamo nel mio parco preferito.

Non sai mai cosa aspettarti da Bryan Park: giocoleria, picnic, blues brunch, broadway show, dance party, il gioco delle sedie, concerti di pianoforte, film d’epoca accovacciati su un asciugamano con l’Empire State Building a farci compagnia.

Sorridenti esperti di giocoleria ci insegnano i trucchi del mestiere, mostrandoci come passare le palline e le clavi da una mano all’altra o come mantenere il ritmo con l’hula hoop quando, solo per un momento, ci sembra di vedere le truppe di George Washington attraversare il parco mentre si ritirano dalla battaglia di Long Island, nel 1776.
La 5th Avenue, per la sua storia, è una strada più lunga di quanto in realtà misuri.
Ci dirigiamo nuovamente verso la biblioteca per rimboccare la 5th ma, prima di svoltare per continuare il nostro viaggio, volgiamo lo sguardo al bellissimo Chrysler Building con i suoi archi luminosi e le linee geometriche si sta ora colorando di tramonto.